Tetti verdi, cosa sono e che vantaggi offrono
di: La redazione
Il tetto verde è una soluzione efficace per ottenere benefici ambientali ed energetici sia a livello urbano, che di singolo edificio. Ecco di cosa si tratta, come si progettano, come si costruiscono e che vantaggi offrono.
Indice degli argomenti:
- Tetti verdi, cosa sono
- Tetto verde, le regole da rispettare
- Come si costruisce un tetto verde
- Tetti verdi, tipologia
- Green roof: vantaggi e benefici
Negli anni le città sono cresciute e la tendenza alla cementificazione ha causato la perdita di molti giardini e aree verdi, che però sono fondamentali per il benessere delle persone e del centro urbano stesso.
Per re-inserire il verde urbano in città, quindi, si sono trovate soluzioni alternative, come ad esempio pareti e tetti verdi. La stessa Commissione Europea, nella direttiva UE 2018/844 sottolinea l’importanza di soluzioni di tipo naturale, quali: “una vegetazione stradale ben progettata, i tetti verdi e i muri che garantiscano isolamento e ombreggiamento agli edifici, contribuiscono a ridurre la domanda di energia, limitando la necessità di riscaldamento e rinfrescamento e migliorando la prestazione energetica di un edificio”. In particolare, i tetti verdi offrono moltissimi vantaggi sia per il microclima locale, che per l’edificio su cui si installano- .
Ma cosa s’intende per tetti verdi? Sono tutti uguali? Come vengono realizzati? Si possono quantificare costi e benefici? Di seguito proveremo a rispondere a tutte queste domande, facendo riferimento anche al Manuale ANIT sulle prestazioni energetiche dei tetti verdi, realizzato con Isopan, azienda produttrice di soluzioni per l’isolamento termico.
Tetti verdi, cosa sono
Potrebbe sembrare uno studio molto recente, in realtà questa soluzione era stata pensata dagli etruschi e romani! Le abitazioni etrusche del 400 a.C riportano infatti il giardino sul tetto, come anche Villa Adriana e gli edifici dell’Impero Romano: tale tecnica è stata coltivata nel tempo e si possono studiare interessanti casi come Palazzo Piccolomini di Papa Pio II o Villa Aldobrandini a Frascati.
Il verde pensile consiste nella realizzazione di superficie a verde verticale e orizzontale sopra gli edifici. «I tetti verdi rientrano in quest’ultima categoria: si tratta di strutture artificiali che si integrano con l’edificio, potendo assicurare allo stabile diverse funzioni e vantaggi, ma anche oneri. Stiamo parlando di strutture che hanno costi non indifferenti, non solo per la realizzazione ma anche per la manutenzione», spiega Paolo Callioni, agronomo e responsabile Comunicazione Anab – Associazione Nazionale Architettura Bioecologica.
Un tetto giardino è composto da più strati, ciascuno con una propria funzione tecnica.
Partendo dal basso, si trova la struttura di copertura, ovvero il solaio portante sul quale si installano tutti gli elementi successivi, che deve essere adeguato sulla base del peso calcolato per questi strati.
Sopra il solaio è fondamentale eseguire uno strato di pendenza necessario ad evitare il ristagno dell’acqua, con un’inclinazione minima dello 0,5%, anche se è preferibile, se possibile, raggiungere almeno l’1,5%, senza superare il 5%. Dopo di che si installano una barriera al vapore per evitare la condensa interstiziale, l’isolamento termico (non obbligatorio), uno strato di tenuta all’acqua (membrana impermeabilizzante) e uno strato di protezione meccanica, detto anche “barriera anti radice”, che protegge i livelli inferiori. In commercio si trovano anche barriere di tenuta all’acqua unite in un’unica soluzione con le barriere anti radice.

Perliroof di Perlite è il sistema italiano brevettato per la realizzazione di coperture a verde pensile intensive ed estensive su superfici piane ed inclinate su pendenze anche oltre il 100%-
Oltre a questi strati, c’è un elemento drenante, uno strato filtrante, uno colturale e infine la vegetazione vera e propria. Sono, invece, elementi accessori l’impianto di irrigazione, l’impianto di illuminazione, gli elementi di ancoraggio, eccetera.
Tetto verde, le regole da rispettare
Quando si progetta un tetto verde è necessario rispettare delle regole per raggiungere adeguate prestazioni in ambito di risparmio energetico e per ottenere i migliori risultati anche da un punto di vista ambientale.
Infatti, come spiega Callioni “Occorre puntare a massimizzare la sopravvivenza delle piante, tenendo conto che il green roof è un elemento artificiale che espone le piante a condizioni ambientali piuttosto sfavorevoli, con il rischio di un deperimento della vegetazione». Posto questo, è altrettanto importante massimizzare la biodiversità. A parità di condizioni, identificata una determinata soluzione, la più ricca biodiversità possibile permette un equilibrio ambientale migliore e una sopravvivenza del tetto più elevata. Anche in questo caso, però, in relazione al livello di manutenzione previsto.
Da un punto di vista energetico, invece, è necessario rispettare i requisiti minimi indicati dal DM 26/06/2015 “Adeguamento linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici”, valido per ogni genere di copertura per tetti. Come ogni altro tetto, infatti, un green roof deve assicurare il controllo della trasmittanza termica media e periodica, un’efficace prevenzione della formazione di condensa interstiziale e di muffa ed evitare il surriscaldamento- .
In sostanza, come spiega in modo approfondito il Manuale ANIT, la legge richiede che un tetto verde assicuri prestazioni soddisfacenti sia in estate che in inverno, attraverso un controllo termico ed igrometrico.
Come si costruisce un tetto verde
Il riferimento di base per la progettazione e l’esecuzione di un tetto verde è la norma UNI 11235:2015 “Istruzioni per la progettazione, l’esecuzione, il controllo e la manutenzione di coperture a verde”. In questa norma ci sono utili riferimenti per diversi aspetti tecnici della copertura verde, come la capacità agronomica e drenante, il controllo dell’aerazione dello strato colturale, la manutenzione della vegetazione, la resistenza agli attacchi biologici e di microorganismi e l’attitudine alla biodiversità di cui si è parlato nel paragrafo precedente. Per eseguire un progetto a regola d’arte, si dovrà quindi fare riferimento a questa norma, anche per il disegno della stratigrafia e della nomenclatura tecnica.
Al momento della costruzione, poi, si effettua una verifica statica, per comprendere se il solaio è idoneo per sorreggere il tetto verde. Il passo successivo è la posa degli strati precedentemente elencati e degli impianti, per poi effettuare la messa a dimora delle piante. Poiché si tratta di una attività assai specialistica, occorre fare affidamento ad aziende specializzate, in grado di assicurare competenza ed esperienza per giardini a norma UNI ISO 11235:2015. In Italia ce ne sono diverse- .
Occorre, invece, evitare del tutto il fai-da-te perché il rischio di andare incontro a un fallimento è molto elevato.
Tetti verdi, tipologia
Il tetto verde può essere di tipo estensivo o intensivo, una distinzione fatta sulla base della profondità del substrato per la crescita delle piante: il primo si caratterizza per un basso spessore dello strato colturale, minor costo, e manutenzione molto contenuta; il secondo è strutturato come un giardino di alto livello, in cui è possibile installare persino alberi.
Nelle coperture estensive l’inverdimento è applicabile a superfici di grandi estensioni (capannoni, garage, tetti inclinati). Tale soluzione prevede che lo spessore di substrato del terreno vada dagli 8 ai 12 cm ed è riservato a varie tipologie di erbe e a piante di piccole dimensioni. E’ richiesta poca manutenzione, in generale si parla di 1-2 interventi l’anno per questa tipologia di copertura. Il tetto verde estensivo purtroppo non è calpestabile se non in fase di sistemazione delle piante e di manutenzione. Il loro peso è contenuto e generalmente non supera i 150 kg/m2.
Nelle coperture di tipo intensivo lo strato colturale superiore può andare da 25 cm a un metro, gli interventi di manutenzione salgono a 4-5 all’anno e il peso è decisamente superiore a quello di un tetto verde estensivo, fattore da considerare attentamente quando si valuta l’idoneità della struttura su cui si posa.
Piante per tetti verdi
La scelta delle specie vegetali è un elemento determinante nella realizzazione di tetti verdi. Nel tipo estensivo si potranno insediare solo specie erbacee, rustiche quali il sedum, genere di piante succulente appartenenti alla famiglia delle crassulaceae, spesso utilizzata per questo scopo- .
Per l’intensivo, invece, la scelta spazia dalle specie erbacee cui si possono aggiungere arbusti e alberi. In questo secondo caso, più si vuole rendere ricco, tanto più la scelta si amplia. Quindi si passa da tetti monospecifici sino a strutture più complesse e polispecifiche.
Green roof: vantaggi e benefici
I green roof apportano i vantaggi tipici del verde urbano, in quanto:
- intercettano sostanze inquinanti quali polveri sottili pm10 e pm2,5;
- provvedono ad assorbire CO2, monossido di carbonio, ossidi di azoto e di zolfo, solfuri, VOC;
- producono ossigeno;
- contribuiscono ad abbattere molte sostanze chimiche presenti nell’aria.

I mix vulcanici di Europomice sono particolarmente indicati per ottimizzare le caratteristiche chimico-fisiche del terreno anche nella realizzazione di tetti verdi
I tetti verdi contribuiscono all’arricchimento della biodiversità urbana, favoriscono la purificazione dell’aria in città e contribuiscono alla riduzione del fenomeno delle isole di calore. I tetti verdi aiutano a ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici che si manifestano in città sempre più frequentemente: parliamo delle ondate di calore, ma anche dei nubrifragi. Anzi a quest’ultimo riguardo ENEA ha confermato che i green roof sono in grado di assorbire fino al 50% di acqua piovana e ne regolano il deflusso nel sistema idrico della città.
I vantaggi di un tetto verde, però, riguardano anche il singolo edificio e il benessere dei suoi abitanti. Rispetto ad un tetto tradizionale, infatti, un green roof assicura migliori prestazioni energetiche, grazie al controllo dell’assorbimento solare, termoigrometrico e all’isolamento termico. Il risparmio energetico, quindi, è assicurato.
La presenza della vegetazione mitiga l’oscillazione delle temperature (limitando molto il surriscaldamento estivo), ma favorisce una migliore gestione dell’umidità accumulata e rilasciata. A dimostrazione di ciò, nel Manuale ANIT sono riportati studi che hanno simulato il comportamento termoigrometrico il livello di isolamento termico di una copertura con tetto verde e di una tradizionale, dimostrando i vantaggi della prima. Favorire il risparmio energetico, inoltre, significa anche assicurare risparmio economico, poiché usare meno energia significa spendere meno per la climatizzazione della casa, soprattutto in estate.
Un ulteriore beneficio è legato alla regimazione idrica perché il verde in città favorisce una regolazione degli afflussi meteorici, aumentati notevolmente di intensità negli ultimi anni.

Il tetto verde della Chicago City Hall
Ci sono dei vantaggi peculiari garantiti dai tetti verdi: sia il suolo che le piante intercettano la radiazione solare, la temperatura e quindi permettono una regolazione termica dell’edificio sottostante molto elevata, d’estate e d’inverno. Infine garantiscono la filtrazione dell’acqua e una sua depurazione naturale. «L’acqua piovana, così filtrata, debitamente raccolta è decisamente meno inquinata e con una minore presenza di metalli pesanti: una ricerca dell’Università di Karlsruhe ha evidenziato che la presenza rame, zinco, cadmio e piombo, grazie alla presenza di coperture verdi si riduce del 92-99% la loro presenza d’estate e del 84-91% d’inverno», specifica l’agronomo.
Quanto costa un tetto verde
È davvero difficile fare stime sui costi di un operazione di questo genere. Le variabili in gioco sono talmente tante che non ci sono parametri fissi o comunque indicativi per fare stime.
A partire dalla peculiarità di ciascun progetto, alle specie adottate, alle aziende cui ci si rivolge, le componenti sono molteplici. Se i costi sono difficili da quantificare, è però possibile contare su incentivi fiscali per la sua realizzazione. Infatti, questo tipo di interventi rientra tra le voci incentivate col “bonus verde”, ossia la detrazione Irpef del 36% sulle spese sostenute nel 2020, che dalle prime bozze dovrebbe essere confermata anche dalla Legge di Bilancio per il 2021.
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