Diagnostica: l’opera, i materiali e il restauro

Un intervento di restauro che sia il più corretto possibile deve richiedere uno studio accurato dell’oggetto architettonico. Ormai nessun intervento prescinde dall’acquisizione di informazioni che definiscono tutte le “storie”, riferite ai materiali, alle tecniche costruttive, alle funzioni ed uso, al comportamento strutturale del manufatto.
Prima di affrontare un intervento di restauro, ogni progettista, ogni restauratore, sa che deve eseguire ricerche preliminari miranti alla conoscenza storico-artistica-architettonica e chimico-fisica dell’edificio, in modo tale da effettuare opportune valutazioni progettuali, scelte di materiali e preventivi di spesa. In passato questo tipo di ricerca veniva effettuato in modo approssimativo e superficiale, di solito erano sufficienti una semplice valutazione visiva basata sul cosiddetto “occhio esperto” o nel migliore dei casi qualche saggio chimico con allegate eventualmente fotografie al microscopio di solo effetto e nessuna utilità pratica. Solo in pochi casi, coincidenti solitamente con opere di particolare importanza, le indagini diagnostiche erano affidate ad istituti universitari o laboratori specializzati delle Soprintendenze o, a liberi professionisti specializzati nel settore restauro.
Attualmente le indagini applicate al restauro di tipo conservativo ma anche al semplice recupero e ristrutturazione di edifici hanno ricevuto notevole impulso soprattutto per la conoscenza di tecniche, materiali e metodologie di intervento estremamente utili agli operatori.
Il restauro di un edificio deve sempre prevedere la conoscenza sia dei materiali che lo compongono, compresi quelli che ne provocano o derivano dalla sua alterazione, sia delle condizioni ambientali in cui esso si trova. Sorge quindi il problema di come studiare il manufatto in quanto, pur avendo a disposizione numerose tecniche analitiche, queste spesso risultano distruttive. Ad esempio un’analisi chimica o un’analisi petrografica, non possono prescindere dal prelievo di campioni di materiale. Sarà quindi necessario che questi campioni siano in numero sufficiente, ma minimo, con asportazione mirata di frammenti microscopici che arrechino il minor danno possibile all’opera.Normalmente, in un’opera che necessita di un restauro è sempre possibile individuare punti in cui si abbia caduta di piccole porzioni di materiale o sollevamenti di pellicole pittoriche legati al degrado; tali frammenti di solito sono sufficienti per una accurata analisi del materiale. In generale gli elementi fondamentali da acquisire con le analisi scientifiche consentono la caratterizzazione dei materiali costitutivi, la valutazione dello stato di conservazione del manufatto con la determinazione delle cause di degrado per poter così intervenire direttamente al problema, l’individuazione delle tecniche esecutive o l’evidenziazione di eventuali interventi effettuati nel passato al fine di completare lo studio delle fasi di formazione e trasformazione del manufatto e la determinazione dei parametri scientifici ad integrazione dei criteri stilistici che consentiranno un’eventuale datazione ed autenticazione dell’opera.
L’altro obiettivo della diagnostica finalizzata al recupero riguarda la previsione del comportamento dei materiali alle sollecitazioni chimico-fisiche nel tempo mediante analisi di controllo e di verifica sui metodi conservativi utilizzati.
Non si creda però che con le analisi scientifiche si possano risolvere definitivamente tutti i problemi conservativi e di restauro: le prove di laboratorio possono determinare quali sono i migliori metodi di restauro, quali sono i materiali più compatibili con l’esistente e le tecniche più idonee per quel determinato intervento evitando quelli inutili o dannosi, ma non si possono evitare i molti dubbi che sempre sorgono sull’effettiva bontà di un intervento data la notevole difficoltà di correlare i molti parametri che possono influire sul risultato nel tempo.

Elisa Trani: architetto, opera nel settore della progettazione del restauro con materiali, tecniche e tecnologie sani. Consulente in tecniche specialistiche di restauro conservativo per Soprintendenze ai B.A.A.A.A.S, AA.PP., enti ecclesiastici, imprese del settore, studi professionali. Collaborazione alla didattica e di ricerca presso IUAV Venezia: Laboratorio di restauro architettonico, Dipartimento di Progettazione (DPA) e Dipartimento di Storia e Conservazione (DSA). Componente dei Comitati Tecnici, BioediliziaItalia “Restauro, malte, intonaci” e “Formazione”, tiene conferenze tecnico-scientifiche incentrate su metodologie di studio, analisi preliminare e tecniche di intervento in progetti di restauro conservativo di opere di interesse storico-architettonico, bioedilizia e restauro con materiali, tecniche e tecnologie
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