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Indice degli argomenti Toggle Cosa sono e come funzionano le comunità energetiche rinnovabiliCos’è la povertà energetica?Comunità energetiche rinnovabili, cosa prevede la raccomandazione Ue Può la condivisione dell’energia prodotta da fonti rinnovabili contrastare la povertà energetica delle fasce di popolazione in difficoltà economica? Questa è la sfida delle Comunità energetiche rinnovabili, comunità sociali in cui la produzione dell’energia avviene sfruttando fonti green (eolico, geotermico, solare e altre fonti pulite) a beneficio della comunità e non del singolo. Una condivisione win-win, in cui ne guadagnano l’ambiente e le famiglie a basso reddito, specie nelle zone in cui l’accesso alle fonti rinnovabili è ostacolato da costi elevati e lunghi procedimenti burocratici. A offrire una riflessione sul tema è la raccomandazione della Commissione Ue 2023/2407/Ue “Raccomandazione agli Stati membri sulla povertà energetica – Comunità energetiche rinnovabili – Sistemi di autoconsumo collettivo” in cui vengono elencati i benefici di questo sistema e il ruolo fondamentale delle amministrazioni locali per la realizzazione di queste realtà. Gli elementi imprescindibili delle comunità energetiche rinnovabili sono due: lo sfruttamento delle fonti pulite, che contribuiscono a ridurre le emissioni di gas serra e l’impatto ambientale la condivisione delle risorse Ecco come funziona e quali sono i vantaggi dell’ambizioso progetto dell’Unione europea per contrastare la povertà energetica. Cosa sono e come funzionano le comunità energetiche rinnovabili Prima di approfondire il contenuto dell’ultima raccomandazione della Commissione europea, è opportuno approfondire significato e funzionamento delle comunità energetiche rinnovabili. Con questa espressione si indica l’associazione tra cittadini, pubbliche amministrazioni o attività commerciali che decidono di investire nelle fonti green e di “sfruttare” insieme l’energia prodotta. L’obiettivo delle comunità energetiche è produrre, scambiare e consumare energia ricavata da fonti rinnovabili (ad esempio dai pannelli solari installati sui tetti) su scala locale. Così si va a creare una rete decentralizzata a cui partecipano i diversi membri della comunità promuovendo e gestendo le risorse a disposizione. I vantaggi sono molteplici: riduzione delle emissioni di carbonio indipendenza energetica risparmio economico sicurezza e diversificazione delle fonti energetiche creazione di posti di lavoro locali promozione dell’efficienza energetica Cos’è la povertà energetica? Fino a qualche anno fa soltanto una ristretta cerchia di esperti del settore parlava di povertà energetica, oggi invece è un tema dibattuto e molto sentito. Secondo le stime sono più di 50 milioni le famiglie che si trovano in difficoltà economica e che non riescono a sostenere le spese dei servizi energetici, con gravi ripercussioni sulla qualità della vita e sull’inclusione sociale. Sebbene ad oggi non esista una definizione comunemente riconosciuta di “povertà energetica” possiamo dire che, a grandi linee, si riferisce alla difficoltà o impossibilità di sostenere le spese per il riscaldamento/raffrescamento della casa, illuminazione, gas e transizione green. Difatti, nonostante i bonus e gli incentivi in vigore, sono ancora poche le persone che investono nelle fonti di energia alternativa per efficientare la propria casa. Ciò è dovuto sia ad un fattore economico – cioè alla mancanza di risorse per affrontare la spesa iniziale – sia alla non sufficiente conoscenza dei vantaggi delle fonti di energia pulita. Comunità energetiche rinnovabili, cosa prevede la raccomandazione Ue Il tema delle comunità energetiche è stato affrontato dalla raccomandazione 2023/2407/Ue, un argomento su cui l’Unione europea ha intenzione di investire per livellare le discrepanze sociali in ambito energetico. Adottare questo modello su scala locale nei singoli Paesi membri permetterebbe di ampliare l’accesso alle fonti di energia green e di diventare “prosumer”, cioè produttori di energia rinnovabile. I “pro” di questo sistema sono diversi: sviluppare nuove competenze e posti di lavoro, promuovere la cultura delle fonti di energia pulita, responsabilizzare i cittadini e, non da ultimo, abbattere i costi dell’energia nel medio e lungo termine. Non sono poi da trascurare i risvolti sociali, da intendersi come la maggiore cooperazione tra vicini, il senso di condivisione e della collettività. Tale sistema potrebbe essere reso accessibile alle famiglie a basso reddito in condizioni di povertà energetica poiché non prevede oneri fiscali o lunghi procedimenti amministrativi. La raccomandazione Ue sottolinea il ruolo fondamentale che avranno gli enti locali nei prossimi anni per portare a termine questa “sfida”, ovvero promuovere la cultura delle rinnovabili e dell’autoconsumo collettivo oltre che fornire il supporto necessario a realizzare le comunità energetiche. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento