Bonus edilizi per le imprese: misure imprescindibili per il settore

I benefici dei bonus edilizi sono stati diversi e concreti per imprese, professionisti e non solo. Per il futuro vanno reintegrati, rendendoli efficaci e sostenibili. Come? La parola agli addetti ai lavori

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Bonus edilizi per le imprese: misure imprescindibili per il settore

È bene riflettere sull’importanza dei bonus edilizi per le imprese, non solo perché l’edilizia, con il suo indotto vale il 4,5% del Pil (dato 2020), ma perché nel settore delle costruzioni, in Italia operano quasi mezzo milione di imprese: per la precisione sono 497.709, secondo i dati Istat riferiti all’anno 2020, rappresentando l’11,2% dell’intero sistema produttivo dell’industria e dei servizi. Si tratta di imprese dedicate in prevalenza a lavori di costruzione specializzati, imprese di costruzione edifici e attive nell’ingegneria civile.

Quanto sono stati utili i bonus per il futuro dell’edilizia e che peso specifico hanno per imprese e addetti ai lavori? Dopo aver ascoltato il parere delle Associazioni, oggi vi proponiamo la risposta di alcuni rappresentanti delle imprese.

Bonus edilizi e imprese: il parere degli esperti

Per Claudia Volontè, ingegnere edile-architetto e libera professionista, i bonus edilizi «sono stati determinanti, ma non tanto in sé in quanto esistono da decenni: penso al bonus casa (1986) o all’ecobonus (2007). La vera leva che ha innescato il processo virtuoso è stata la possibilità della cessione del credito o sconto in fattura».

Claudia Volontè, ingegnere edile-architetto

La stessa ingegnere edile ricorda la possibilità offerta a tante famiglie, anche meno abbienti, di accedere agli strumenti incentivanti che, nel caso del sismabonus e dell’ecobonus, hanno permesso di cogliere fino all’85% di detrazioni. «Ripeto, però: la forza di questa misura non era tanto legata alla quota percentuale della misura incentivante, comunque importante, quanto renderla accessibile a tutti tramite cessione del credito/sconto in fattura».

Secondo Giuseppe Masanotti, ingegnere edile specializzato in progettazione strutturale e in sicurezza nei cantieri e negli ambienti di lavoro, i bonus edilizi «sono una misura irrinunciabile per diversi motivi. Uno degli aspetti positivi, già notati con il bonus ristrutturazioni al 50% è stata rappresentata dalla possibilità di “far emergere il nero”, rendendolo il miglior deterrente per l’evasione fiscale.

Giuseppe Masanotti, ingegnere edile

Il Superbonus 110%, invece, è stato un autentico catalizzatore e di stimolo per il settore edile, avviando una stagione di apertura cantieri che si vedeva forse negli anni del boom economico degli anni Sessanta. È stato un motore, fin troppo potente magari, per la ripresa dell’edilizia e per l’economia». Dal suo punto di vista, «la stragrande maggioranza dei lavori avviati sono stati originati proprio grazie alla spinta del Superbonus e solo una minoranza hanno approfittato di questa misura incentivante per portare avanti lavori già meditati». In ogni caso – prosegue Masanotti – la leva occupazionale unita all’indotto generato sotto forma dei vari servizi collaterali ha avviato un circolo virtuoso decisamente importante. «Ovunque ci sia sviluppo, in Italia e nel mondo, c’è di mezzo il settore edilizio che funge da motore. Credo che l’errore più grave sia stato dare un orizzonte temporale troppo breve che ha causato diversi problemi e intoppi, oltre alla frenesia lavorativa che non è mai positiva. Serviva un piano decennale per dare il tempo giusto per ragionare, pianificare e lavorare in modo adeguato, con benefici per tutti».

Dal punto di vista di Cecilia Hugony, amministratore delegato di Teicos Group, specializzato in interventi di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, «in Italia abbiamo un’esperienza trentennale sulle detrazioni fiscali, ora chiamati bonus edilizi, che costituiscono una misura nata per la lotta all’evasione fiscale che ha dato buoni risultati. Possiamo contare su 30 anni di dati che confermano come le detrazioni al 50% si ripagano abbondantemente proprio grazie all’emersione di lavoro nero e di attività senza fattura. È importante ricordarlo perché era una misura nata con uno specifico obiettivo, peraltro raggiunto, e per questo è stata in pratica resa strutturale».

Cecilia Hugony, amministratore delegato di Teicos Group

L’Italia ha un’esperienza importante sulle detrazioni fiscali «che dovrebbe essere motivo d’orgoglio, contando su una tipologia di detrazioni perfettamente sostenibili. Dopo tutti questi anni in cui il sistema Paese ha investito in questo tipo di incentivazione, sarebbe irresponsabile cancellare tutto e ripartire da zero». Hugony mette in evidenza, per esempio, il valore della cessione del credito, nata per favorire l’utilizzo delle detrazioni fiscali da parte delle famiglie meno abbienti, dei condomini e delle onlus.

Pur con gli episodi contraddittori generati dal Superbonus 110% e bonus facciate 90% a tutti noti, i bonus edilizi «andavano nella direzione della transizione energetica la cui finalità è incentivare l’efficienza energetica anche nel residenziale ed è un obiettivo fondamentale, pensando anche al percorso che sta compiendo anche il resto del mondo e quindi – volenti o nolenti – anche l’Italia». Quindi, posto questo, sarebbe il caso di analizzare quanto accaduto, facendone tesoro, eliminare le criticità e le contraddizioni che già si sta facendo negli ultimi due anni e che è stata motivo di sofferenza per l’intero settore edile. «Da qui è bene ripartire, dando un orizzonte temporale ragionevole, limitando l’accesso allo sconto in fattura ai soggetti che si impegnano a realizzare interventi ambiziosi di riqualificazione profonda per elevare in modo reale la classe energetica del proprio immobile, riducendo così il fabbisogno energetico e le emissioni». In ogni caso, «i benefici di questa stagione straordinaria di grande attività», apertasi proprio grazie al Superbonus 110 «li scopriremo pian piano nel tempo e sono importantissimi e numericamente molto importanti, di cui hanno beneficiato anche famiglie con problemi in difficoltà e in condizione di povertà energetica e non certo solo le classi più abbienti», sottolinea l’ad Teicos Group. 

Prolungare i bonus edilizi e renderli sostenibili per lo Stato è possibile, ecco come

Dal punto di vista dei professionisti, come abbiamo visto, il legame tra bonus edilizi e imprese è storico e offre molteplici benefici. Resta ora da comprendere: come garantire una loro stabilità, in modo da offrire più certezze al settore, e al contempo renderli sostenibili per lo Stato?

Secondo Cecilia Hugony «bisogna stabilire, innanzitutto, una durata degli incentivi almeno decennale, stabilendo un momento di revisione dopo cinque anni. Se vogliamo arrivare agli edifici più energivori, e più complessi, costituiti dai grandi condomini, gli interventi – dal momento dell’assemblea condominiale alla decisione di realizzarlo all’effettivo intervento – richiedono tempi lunghi. Inoltre, l’aliquota dei bonus edilizi deve essere ragionata e modulata sull’impatto degli interventi. Per esempio, per un intervento di riqualificazione profonda, essa deve essere maggiore del 50% e minore del 100%». Un terzo elemento da considerare, secondo l’ad di Teicos Group riguarda la possibilità di considerare sconti in fattura limitati agli interventi ambiziosi, con un obiettivo minimo stabilito in termini di avanzamento della classe energetica, legata agli obiettivi posti dalla nuova direttiva EPBD. «Lo sconto in fattura per le famiglie meno abbienti dovrà prevedere una detrazione in cinque anni. Per gli altri le detrazioni potrebbero esserci, su dieci anni, con opportuni accorgimenti dello Stato in termini di garanzie agli istituti bancari così da creare le condizioni per aprire una linea di credito. In questo modo si avrebbe un effetto moltiplicativo degli investimenti in edilizia sensibile e positivo anche in termini di ricadute sul territorio».

Un primo importante intervento, secondo Giuseppe Masanotti, è programmare i bonus edilizi su tempi lunghi che consentano di ridurre i costi per lo Stato. Concorda, quindi, con Hugony in una misura decennale, capace di consentire di ridurre il costo annuale per lo Stato e di lavorare, consentendo anche di calmierare l’inflazione, oltre a permettere alle imprese di dimensionarsi in modo adeguato. «Potrebbe essere sufficiente portare il Superbonus al 90% giusto per avere un minimo di spesa e consentire a tutti di avvicinarsi alla misura, evitando di essere appannaggio dei più abbienti. Servono poi degli strumenti tali da permettere alle banche di finanziare e diluire la spesa negli anni mentre la cessione del credito deve essere sbloccata in modo sostenibile in modo da confermarsi come strumento democratico che permette, indipendentemente dal reddito che hanno le persone, di riuscire a usufruire del beneficio fiscale. Altrimenti l’incapiente, che è colui che più ne ha bisogno, non potrà mai accedere. Un’alternativa potrebbe essere che lo Stato si faccia da garante per i finanziamenti. Il credito fiscale se lo tiene il cittadino, che può comunque può finanziarsi la spesa».

Tempi certi e a medio-lungo periodo sono essenziali anche per Claudia Volontè. «Se si parla di edilizia, l’orizzonte temporale deve avere un respiro quantomeno decennale e comunque non inferiore ai 5 anni. Non è possibile pensare a provvedimenti a corto raggio. Una misura a lungo termine permetterebbe di dare tranquillità al settore, evitando i problemi incorsi negli ultimi anni. Uno degli aspetti che ha causato maggiori difficoltà è stato ripartire, dopo un anno e mezzo scandito da diverse interruzioni lavori causa pandemia, dovendo accelerare tutto a causa di orizzonti temporali irragionevoli con tutte le criticità conseguenti a questo scenario.

Un altro punto per la sostenibilità è favorire la meritocrazia, adottando – per esempio – l’articolo 49 del DPR 380/2001: esso afferma che “le attività edilizie abusive comportano l’impossibilità di beneficiare degli incentivi fiscali”. Già fare selezione all’ingresso in maniera meritocratica, cambierebbe di molto e in meglio la situazione e renderebbe plausibile e corretto l’accesso al credito». Altra questione importante per l’ingegnere «è evitare di far viaggiare su binari paralleli ENEA, Agenzia delle Entrate e la legislazione, generando confusione e incertezza. Ci vorrebbe un “Testo unico dei bonus”, così da contare su una posizione di riferimento coerente».

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