Aldo Rossi: come pensa un architetto. Le opere più importanti

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Tra i nomi più importanti del panorama architettonico italiano c’è Aldo Rossi, il primo italiano a vincere il prestigioso premio Pritzker nel 1990. Ripercorriamo la sua storia attraverso le sue opere più importanti.

Quartier Schützenstraße, opera di Aldo Rossi
Quartier Schützenstraße. Img by Fondazione Aldo Rossi

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“Ho sempre visto l’architettura tra queste due grandi componenti o questi due confini: da una parte il suo modo di realizzarsi (nella rappresentazione e nella costruzione), che corrisponde grosso modo a quello che chiamiamo tecnica, e dall’altra il suo riferirsi alla città, come riferimento e fondamento dell’architettura”. Queste sono le parole di uno dei nomi più importanti del panorama architettonico italiano: Aldo Rossi, il primo italiano a vincere il prestigioso premio Pritzker nel 1990.

Le opere di Aldo Rossi hanno plasmato le menti di generazioni di giovani architetti: L’architettura della città (1966) è e rimane uno dei volumi chiave per quanto riguarda lo studio dei fenomeni urbani partendo da aspetti di tipo architettonico.

Una mente brillante che, con il suo pensiero, ha ridefinito il concetto stesso di architettura. Ripercorriamo la sua storia attraverso le sue opere più importanti.

Aldo Rossi: un architetto da Premio Pritzker

Aldo Rossi: un architetto da Premio PritzkerNasce nel 1931 a Milano uno dei nomi di riferimento per il mondo dell’architettura: Aldo Rossi, un geniale pensatore insignito del premio Pritzker. La sua formazione universitaria inizia nel 1949, quando Rossi iscrive alla facoltà di architettura: qui conoscerà Ernesto Nathan Rogers che lo inviterà a collaborare come redattore alla rivista Casabella.

Il percorso professionale lo vede impegnato come architetto nello studio di Ignazio Gardella nel 1956, mentre poco dopo inizierà la collaborazione come assistente di Ludovico Quaroni. Nel 1965 viene nominato professore al Politecnico e nel 1966 pubblica il testo “L’architettura della città”, uno dei punti di riferimento ancora oggi per i giovani architetti.

Il salto in avanti per la sua carriera avviene con il progetto del complesso Monte Amiata nel quartiere Gallaratese a Milano. Da lì in poi inizia la progettazione di alcune opere che hanno fatto la storia come l’ampliamento del cimitero San Cataldo a Modena (1971). Rossi parteciperà anche alla Biennale di Venezia firmando il progetto del Teatro del Mondo.

Rossi esprime la sua creatività anche per quanto riguarda il design: inizia una collaborazione con l’azienda Molteni e  con Alessi (celebre è la caffettiera La Conica).

Teatro del Mondo (Venezia – 1980)

Iniziamo questo viaggio alla scoperta del geniale Aldo Rossi dall’installazione artistica che lo ha consacrato come punto di riferimento nel panorama architettonico contemporaneo.

Il Teatro del Mondo è stato realizzato da Rossi nel 1980 commissionato dalla Biennale di Venezia: un’opera chiave nel suo percorso, densa di profondo significato. Una struttura destinata ad essere temporanea e trascinata dalle onde del mare: il Teatro del Mondo è un edificio galleggiante realizzato nel cantiere navale di Fusina e trasportato successivamente a Punta della Dogana.

Teatro del Mondo a Venezia
Teatro del Mondo. Foto realizzata a Genova in occasione della mostra dell’architettura, 1984. Img by Wikipedia

Un parallelepipedo a base quadrata dalle dimensioni di circa 9,5 metri di lato e alto 11 metri sulla cui sommità si trova una copertura a falde in zinco: questa struttura di piccole dimensioni poteva ospitare fino a 400 spettatori. Terminata la Biennale, questo singolare teatro galleggiante ha attraversato l’Adriatico per arrivare fino a Dubrovnik.

Teatro del Mondo, opera di Aldo Rossi
Img by Fondazione Aldo Rossi

La vita dell’opera è stata breve e fugace: il Teatro del Mondo è stato poi smontato nel 1981. Una struttura che è caratterizzata da “tre fatti”: l’avere uno spazio usabile preciso anche se non precisato, il collocarsi come volume secondo la forma dei monumenti veneziani, essere sull’acqua. 

Un progetto poetico ed effimero, proprio come le onde della laguna da cui è nato e in cui è stato cullato. Un frammento di vita che si interseca con quella della città di Venezia e che ne diviene un elemento fisso seppur allo stesso tempo destinato a svanire. Quest’opera di Aldo Rossi racconta l’architettura, il teatro e quasi ne sovverte le parti. È dal teatro sull’acqua che questa volta si guarda il “vero mondo”: la città, i suoi splendidi palazzi immutabili diventano a loro volta “teatro”.

“Vorrei notare – diceva Aldo Rossi – che il Teatro del Mondo mi ha colpito nella sua vita; cioè per la sua formazione e per il suo stare nella città e rispetto allo spettacolo. Mentre ascoltavo la sera dell’apertura del Teatro davanti alla Salute alcune musiche di Benedetto Marcello e vedevo la gente fluire sulle scale e assieparsi all’interno sulle balconate, ho colto un effetto che avevo solo genericamente previsto. Stando il Teatro sull’acqua si poteva vedere dalle finestre e fuori il passaggio dei vaporetti e delle navi come se si fosse stati su un’altra nave, e queste altre navi entravano nell’immagine del teatro costituendone la vera scena fissa e mobile”. 

Cimitero di San Cataldo

Un complesso dalle linee pulite ed essenziali, che richiama lo stile razional-metafisico: il cimitero di San Cataldo è stato inaugurato nel 1984 e si trova nell’omonimo sobborgo della città di Modena.

Cimitero di San Cataldo di Aldo Rossi
Cimitero di San Cataldo. Img by Massimo Alberici, Wikipedia

Dal punto di vista architettonico questo monumentale complesso è caratterizzato da tre parti: il cimitero storico, realizzato da Cesare Costa (1858-1976), il cimitero ebraico (1903) e la nuova sezione progettata da Aldo Rossi e Gianni Braghieri (1984) che rappresenta una parte ancora incompiuta del complesso.

Una struttura razionale in cui al centro del cortile si trova un edificio rosso di forma cubica. Questa è la “città dei morti”: una struttura senza piani e senza copertura, una casa incompiuta senza vita. L’architettura si fa analogia e invita lo spettatore a riflettere sul concetto di morte e del ricordo.

Quartier Schützenstraße

Dopo opere di grande pathos, vediamo uno dei progetti più interessanti realizzati all’estero dal grande architetto milanese. Si tratta del Quartier Schützenstraße realizzato a Berlino tra il 1995 e il 1997. Il caratteristico complesso si articola tra Schützenstraße, la Charlottenstraße, la Zimmerstraße e la Markgrafenstraße e occupa circa 70.000 mq. Il progetto di Aldo Rossi si inserisce in una zona particolare della città, proprio a pochi metri da Checkpoint Charlie.

Quartier Schützenstraße, opera di Aldo Rossi
Quartier Schützenstraße. Img by Fondazione Aldo Rossi

Questo progetto si snoda in una serie di dodici edifici di tipo residenziale e dedicati agli uffici. Al loro interno presentano delle corti pedonali che rievocano lo stile degli Hof di Berlino.

Dodici architetture dal punto di vista estetico molto diverse tra loro: l’intento del grande architetto è quello di rievocare diversi linguaggi architettonici attingendo sia dallo stile della città, sia riprendendo elementi che fanno riferimento ad altre cifre stilistiche europee.

Aldo Rossi si muove nel tempo, toccando il passato, il presente e presentandoci il futuro della città. La stratificazione degli stili e degli elementi architettonici è un esempio della genialità di Rossi: materiali, colori, ricordi si intrecciano in questa grande opera. Il progetto ha previsto di salvaguardare i pochi elementi rimasti intatti e integrarli nella struttura. L’opera nel complesso racconta l’evolversi di una città, tra echi della tradizione, immaginazione e stratificazione storica.

Una piccola curiosità: tra gli edifici troviamo un riferimento all’architettura di Palazzo Farnese, in puro stile rinascimentale italiano.

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