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Per l’Ance è doveroso un ristoro per le imprese se l’oscillazione dei prezzi supera l’8%. Nel contesto rientra anche il superbonus, che andrebbe prorogato almeno fino al 2023 per garantire la fine dei lavori, e che ha superato i 18mila interventi e 2,5 miliardi di investimenti. Una fase di recupero quella del settore che preferisce parlare non di sblocco dei licenziamenti ma di assunzioni, e che prevede un rimbalzo dell’8,6% per quest’anno a cura di Tommaso Tetro img by pixabay I materiali per le costruzioni costano troppo. I prezzi stanno salendo vertiginosamente, con l’ombra della speculazione che offusca l’intero settore, la ripresa e il rischio che ci siano impatti sulle opere previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Un allarme quello lanciato dai costruttori dell’Ance (l’Associazione nazionale costruttori edili) che è ormai da tempo condiviso anche da altre associazioni e che rientra nel più ampio scenario globale di carenza di materie prime (che tocca anche colossi dell’industria automobilistica europea). In questo contesto il superbonus svolge certo un ruolo, pur non essendo preponderante, ma resta inteso che senza proroga almeno al 2023 non sarà possibile portare a termine molte delle richieste di intervento. “È urgente una norma sul ‘caro materiali’, da fare adesso – osserva il presidente dell’Ance Gabriele Buia – altrimenti questi rincari eccezionali possono mettere a rischio gli interventi previsti dal Recovery. Abbiamo chiesto al governo di intervenire – rileva Buia parlando anche dei contratti in essere – con una forma in grado di dare ristoro nel caso ci siano oscillazioni superiori all’8% dei prezzi, e se queste dovessero essere in negativo sarà l’impresa a restituire la differenza. E’ doveroso che il governo metta un occhio, vigili, e stia attento a quanto accade”. Secondo l’analisi del centro studi dell’Ance, in base agli ultimi dati disponibili, gli interventi legati al superbonus risultano 18.560 per un ammontare di 2,5 miliardi; rispetto al 17 maggio c’è stato un aumento del 28,4% per numero di interventi (erano 14.450) e del 35,5% per gli importi (erano 1,8 miliardi). Gli edifici condominiali in termini di importo rappresentano il 40% del totale. In testa alla mappa della distribuzione geografica si posizionano Lombardia, Veneto, Lazio. Vanno bene anche quattro regioni meridionali che si piazzano nelle prime 10 posizioni: Sicilia, Puglia, Campania e Calabria. Ma – avvertono i costruttori – per consentire al superbonus di essere pienamente efficace occorre necessariamente prevedere un provvedimento di proroga immediata almeno fino al 2023. In caso contrario, viene messo in evidenza, “a breve cominceranno a bloccarsi le nuove iniziative perché non si potrà garantire, in alcun modo, la conclusione degli interventi. E quella di una proroga, secondo Buia, potrebbe anche “avere un’azione ‘calmierante’, perché oggi c’è la corsa al superbonus, e si crea un collo di bottiglia. Senza una proroga è infatti difficile che si metta in moto anche un altro pezzo importante della misura; e cioè prevedere un efficace coinvolgimento del settore bancario nel ruolo di acquirente dei crediti fiscali, e soggetto finanziatore delle iniziative”. Per questo “un tempo più lungo, agevolerebbe i produttori ad aumentare la propria offerta e sarebbe sufficiente ad ammortizzare gli investimenti necessari per l’incremento produttivo”. La ripresa del settore In base all’analisi del centro studi dell’Ance gli investimenti in costruzioni nel primo trimestre 2021 sono cresciuti del 16,6% rispetto ai primi tre mesi del 2020. In particolare i dati sono il risultato di sintesi tra un più 14,9% per investimenti in abitazioni e un più 18,3% per investimenti in fabbricati non residenziali e altre opere. Per il 2021 la previsione dei costruttori è di un rimbalzo del più 8,6%. Un’effervescenza che lascia ben sperare, e che apre le porte a nuovi investimenti sul capitale umano. Quanto alla scelta dello sblocco dei licenziamenti, e il via libera a quelli selettivi che dovrebbero cadere proprio sul settore dell’edilizia, Buia è chiaro: “Oggi per noi nell’edilizia non c’è un problema di licenziamenti ma di assunzioni; è necessario passare da una politica dei sussidi, finora con forti incentivi, alle politiche attive del lavoro. E’ questo il momento di farlo. Ci sono segnali positivi che mostrano come le costruzioni si stiano avviando verso una graduale ripresa, per recuperare la decrescita subita l’anno scorso”. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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