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Con la mostra di Leonardo Beglieri e Helmut Pizzinini la Centrale Idroelettrica di La Villa, in Alta Badia, si trasforma in spazio espositivo (12-22 agosto – ore 16.00 -19.00, inaugurazione mercoledì 12 agosto ore 17.00). L’edificio, costruito nel 2008 dall’architetto Tiziano Vudafieri, grazie alle sue linee essenziali bene si presta ad ospitare un’esposizione di arte e fotografia contemporanea. Le fotografie di Leonardo Beglieri documentano il caos imperante di un mondo che alterna minimalismo anonimo e declamata esagerazione. Così come gli opposti finiscono per assomigliarsi, anche temi eterogenei vengono ricondotti ad unità grazie a inquadrature che vanno alla ricerca di armonia e logica compositive. Beglieri, con un occhio clinico che gli deriva dagli studi in architettura e dalla professione di fotografo di moda, è affascinato dagli arredi delle abitazioni cubane di La Havana – così lontani dal gusto occidentale massificato – dagli interni polverosi e dai muri scrostati, ma lo è altrettanto dal ritmo assoluto e impeccabile delle facciate di un grattacielo o di uno scorcio metropolitano. E perché no, dal contrasto tra la perfezione delle linee del Palazzo dello Sport di Herzog & de Meuron della nuova Pechino e di un muro scrostato della vecchia città, quella pre Olimpiadi. Laddove ritrae elementi naturali li coglie senza interessarsi alla loro identificazione in quanto valgono per la loro bellezza in sé, a prescindere da ogni possibile contestualizzazione. Le fotografia realizzate su pellicola di 35 mm vengono poi ingrandite in formato 70×100 o 100 x160 in modo che la grana dia una resa pittorica che in parte trasfigura la realtà per farne emergere i suoi aspetti più riflessivi, quasi come volesse coglierne un’essenza tattile. Le sue fotografie hanno la capacità di far apparire come straordinario un particolare della vita comune che altrimenti si perderebbe entro la corsa del tempo, perché come ha affermato Henri Cartier-Bresson fotografare è trattenere il fiato quando tutte le nostre facoltà convergono per captare la realtà che fugge, è mettere sulla stessa linea di fuoco la testa, l’occhio e il cuore. E’ un modo di vivere. Helmut Pizzinini presenta una selezione di sculture che colgono le qualità essenziali dei materiali, tra cui l’acciaio, il legno e la pietra, questi ultimi ricollegabili alla sua terra di origine, le Dolomiti. Oltre ad una serie di opere in legno e metallo, sarà presentata una grande scultura che per la sua forma ricorda dei giganti pistilli floreali. Nell’opera di Pizzinini il legno rimanda alla quotidianità, dimensione puntualmente registrata e dunque cara all’universo artistico contemporaneo. Questo elemento “caldo” viene accostato ad un materiale algido, di origine industriale, come l’acciaio, dando vita opere che producono un saldo equilibrio formale sospeso. Da un lato esprime una naturale inclinazione per un senso dell’ordine di natura minimalista, dall’altro impiega segni e forme che procurano un senso di inquietudine. Proprio a questo fanno pensare le serie di steli affusolate o e le punte lanceolate, una delle cifre stilistiche che più identifica il suo lavoro. Tutte queste composizioni non sono assolutamente casuali, ma nascono da un’attenta analisi formale, senza che per questo esse perdano in impatto emotivo, risultato ottenuto grazie al colore, che gioca con la luce, producendo effetti squillanti e cangianti. Nella maggior parte dei casi Pizzinini impiega pigmenti “blu oltremare” e “blu di Prussia” fissandoli sul legno con una tecnica che ne valorizza la pura essenza. Essenzialità e sintesi sono gli elementi fondanti il suo metodo di lavoro, caratteristiche che gli permettono di giungere allo sfrondamento di tutto ciò che è superfluo. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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