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Nell’ambito del Piano Next Generetion EU trenta miliardi dovrebbero essere indirizzati alle infrastrutture. Paola Colaiacovo, Vicepresidente ATECAP ci racconta quali sono gli interventi più urgenti. Indice degli argomenti: Il ruolo della filiera del cemento e del calcestruzzo nelle infrastrutture del futuro Infrastrutture affidabili, efficienti, sostenibili e resilienti Quali contenuti innovativi apporta il settore del calcestruzzo alle costruzioni sostenibili Paola Colaiacovo, Vicepresidente ATECAP, ci racconta in questa intervista gli interventi più urgenti a cui destinare i fondi del Piano Next Generetion EU – a partire da investimenti nell’alta velocità ferroviaria, nella rigenerazione urbana e nella manutenzione delle infrastrutture esistenti ma è necessario anche migliorare il sistema logistico nazionale e prevenire i dissesti idrogeologici. E nella rivoluzione verde che ci aspetta, cemento e calcestruzzo possono svolgere un ruolo qualificante. Intervista a Paola Colaiacovo (Vicepresidente ATECAP) Qual è il ruolo della filiera del cemento e del calcestruzzo nelle infrastrutture del futuro, alla luce di quel Green Deal che ha reinterpretato in chiave sostenibile tutto il sistema economico-produttivo? Sono evidenti le trasformazioni epocali che stiamo vivendo. Il mondo deve fronteggiare i cambiamenti climatici determinati dai gas serra, attraverso azioni che sono ancora troppo deboli rispetto a quanto è necessario fare. Un ulteriore acceleratore delle evoluzioni è senza dubbio il “cigno nero” comparso poco più di un anno fa: la drammatica pandemia causata dal covid-19 che si è manifestata come crisi sanitaria, economica e sociale. Le risposte a questi enormi problemi devono essere rapide, coraggiose e ben coordinate tra di loro, investendo l’intera comunità internazionale, in un auspicabile sforzo globale così da produrre risultati positivi. In Europa abbiamo oggi uno strumento denominato Next Generation EU per affrontare la ripresa dalla pandemia, attraverso un nuovo sviluppo basato sulla sostenibilità e quindi anche sulla riduzione delle emissioni di CO2. Ci sono per l’Italia risorse ingenti, circa 200 miliardi di euro da qui al 2026, che se ben spese costruiranno il nostro futuro. È un’opportunità che non possiamo perdere. Trenta sono i miliardi che dovrebbero essere indirizzati alle infrastrutture, affidando al settore delle costruzioni un ruolo primario per assicurare il raggiungimento degli obiettivi europei di ripresa. Infrastrutture affidabili, efficienti, sostenibili e resilienti. Ma di quali l’Italia ha realmente bisogno? C’è necessità di: Completare importanti assi viari come l’alta velocità ferroviaria; Rafforzare l’intermodalità e in generale migliorare il sistema logistico nazionale; Prevenire i dissesti idrogeologici; Intervenire nella manutenzione delle infrastrutture esistenti; Investire nella rigenerazione urbana (ristrutturare edifici obsoleti, estendere reti metropolitane, ferrovie urbane e regionali, tranvie). Per conseguire questi risultati sarà necessario coinvolgere gli attori della filiera attraverso un cambiamento culturale in cui l’ambiente diventa l’obiettivo primario di tutti. Non solo. Il neo Ministro della transizione ecologica Cingolani ricorda, in un articolo apparso qualche giorno fa, che c’è “un’urgenza formidabile su snellimento e semplificazione di norme e regole, per consentire di operare in maniera efficace ed efficiente”. È indispensabile, sottolinea il Ministro, “una visione della transizione ecologica, ma serve anche una transizione burocratica”. Quindi, penso si debba lavorare a sviluppare una cultura collaborativa in un clima di fiducia che veda coinvolti: funzionari pubblici, per la definizione delle opere, definendo tempi, costi e procedure semplificate; architetti e ingegneri, per promuovere strutture innovative e tecnologicamente avanzate, prevedendo anche l’utilizzo delle nuove tecnologie; imprese, per offrire competenze e innovazione, realizzando opere sostenibili e compatibili con l’ambiente, che migliorano la qualità della vita delle persone; cittadini, disposti a cambiare il proprio stile di vita passando sempre più dal possesso alla condivisione, con particolare riferimento al sistema di mobilità condiviso. Il mondo delle costruzioni, nello specifico il settore del cemento e calcestruzzo, può svolgere un ruolo qualificante per questa rivoluzione verde, attraverso: investimenti finalizzati a diminuire le emissioni di anidride carbonica entro i tempi previsti dall’Unione Europea; passaggio ad un’economia sempre più circolare, per il riutilizzo dei materiali di scarto che diventano nuove materie prime. In questo ambito c’è ancora un forte ritardo normativo che deve essere velocemente colmato; investimenti nella logistica dell’intera filiera in una road map che veda la conversione dei mezzi di trasporto da gasolio a metano a elettrico e infine a idrogeno; utilizzo di materiali che garantiscano durabilità, diminuendo considerevolmente gli interventi di manutenzione. Atecap e l’intera filiera rappresentata da Federbeton dovranno fornire idee, progettualità e materiali per ridisegnare l’Italia del futuro. Garante nazionale di questa fase è senza dubbio il Primo Ministro Mario Draghi, che sta lavorando al difficile compito di definire le migliori condizioni per l’utilizzo delle risorse europee. Come ricordava lo scrittore John Gardner “Il rinnovamento delle società e delle organizzazioni può progredire solo se sta a cuore a qualcuno” e Draghi nel suo primo discorso ci ha ricordato quanto l’Italia stia a cuore a tutti. Quali contenuti innovativi è in grado di apportare il settore del calcestruzzo alle costruzioni sostenibili? Cemento e calcestruzzo sono materiali fondamentali per le opere pubbliche e private. Gli straordinari livelli di performance raggiunti sono il risultato del costante impegno dell’industria. Le imprese investono in ricerca e sviluppo per rispondere e adattarsi alle esigenze progettuali sempre più ambiziose. Alla sicurezza sismica e alla sostenibilità, si aggiunge l’attenzione all’efficienza energetica e al valore delle nuove estetiche. L’evoluzione nella tecnologia del calcestruzzo ha consentito di sfruttare potenzialità un tempo inimmaginabili. Esplorando campi di applicazione sempre nuovi si è arrivati a concepire calcestruzzi innovativi in grado di drenare l’acqua, autoripararsi, emettere luce, accelerare la decomposizione degli inquinanti. L’industria ha puntato anche a migliorare le prestazioni meccaniche coniugandole con un ridotto impatto ambientale. Le eccezionali caratteristiche di resistenza dei calcestruzzi odierni consentono di realizzare elementi strutturali particolarmente snelli, a parità di carico da sostenere, riducendo così le quantità di materia prima impiegata. Per un utilizzo corretto del prodotto è fondamentale la fase di progettazione dell’opera, che oggi può affidarsi ad interessanti strumenti innovativi a cominciare dal BIM, permettendo un controllo approfondito di tutte le fasi del ciclo di vita del costruito. Tutto quello che stiamo realizzando come produttori di materiali per l’edilizia, anche attraverso l’uso delle più avanzate tecnologie, avviene grazie ad una rinnovata centralità dell’uomo, dei suoi valori e della sua creatività. Questo le aziende di Federbeton e di Atecap lo sanno bene e continueranno ad investire in formazione, professionalità e ricerca. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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