Pavimentazioni esterne in pietra a cubetti
di: Arch. Claudio Sangiorgi
Il cubetto di pietra, tipicamente in porfido, costituisce uno dei formati di più ricorrente impiego nella realizzazione di pavimentazioni lapidee per esterni, con un’antica e consolidata tradizione d’uso in molte piazze e strade dei nostri centri storici.
Facilità di approvvigionamento, di posa e di manutenzione, unitamente a ottime doti meccaniche, sono le caratteristiche che hanno determinato la fortuna di tale soluzione ancor oggi, largamente diffusa e praticata.
Di pezzature varie (usualmente ricondotte alle classi 4-6, 6-8, 8-10, 10-12 cm), a seconda che si tratti di risolvere percorrenze pedonali o passaggi carrabili, i cubetti presentano superfici a spacco, di maggior o minor ruvidità in ragione del peculiare materiale costitutivo (porfiroide di Cuasso al Monte, porfido del Trentino, serizzo, ecc.) e sezione approssimativamente trapezoidale, in modo da consentirne un più efficace accostamento in sede di posa.
La possibilità di dare luogo a configurazioni varie, sotto il profilo del disegno (ad archi contrastanti, a ventaglio, a cerchi concentrici,…), cui sono sottese anche ragioni di miglior resistenza meccanica dell’insieme, hanno decretato il successo di una pavimentazione che unisce a ottime caratteristiche di durata, anche indubbi valori ornamentali.
Non grande momento tiene per contro l’obiezione, che tante volte si sente ripetere nei dibattiti delle assemblee condominiali, allorché si debba decidere, per esempio, se dare luogo al rifacimento di una corte o di vialetti degli accessi interni, sulla sporcabilità e la facilità di impregnazione delle superfici così eventualmente risolte. E questo non perché si tratti di osservazioni infondate, quanto perché è nella bellezza della pietra il suo saper invecchiare “assorbendo” i segni del tempo, in un volto che resta comunque denso di significato e di atmosfera.
Didascalie
1. La fase di sbancamento generale
2. Gli scavi per il passaggio di predisposizioni impiantistiche
3. La “calotattura” di protezione degli impianti
4. La stesura dello strato di scorrimento in tessuto non tessuto
L’importanza delle fasi preparatorie e un caso concreto di applicazione
Ma ripercorriamo, attraverso la successione di attività di un recente cantiere del centro di Milano, le diverse fasi esecutive indispensabili per dare luogo a una pavimentazione lapidea di pregio in cubetti, nel caso specifico in serizzo.
1. La prima operazione da effettuare, allorché si interviene su manufatti esistenti, e dando per già eseguiti i sondaggi e i rilievi tecnici del sito (sempre indispensabili, per capire l’eventuale presenza o meno di sottoservizi interferenti, gli spessori dei sottofondi in gioco, le geometrie da realizzare,…), è quella dello sbancamento generalizzato della vecchia pavimentazione e dei relativi allettamenti e massetti.
Si tratta di una fase da condurre con gli opportuni mezzi meccanici e con le necessarie cautele, per evitare di danneggiare al momento della rimozione eventuali cavidotti o passaggi impiantistici non visibili, e tenuto conto che si opera in ambiti ristretti, comunque interessati dalla circolazione delle persone.
2. Una volta raggiunto il livello del terreno e scavato un “cassonetto” di profondità adeguata (20/25 cm, l’altezza totale del fondo scavo rispetto alla futura quota finita) ai successivi strati, si procede alla sua rullatura e costipamento, non prima, tuttavia, di avervi aperto gli indispensabili scavi per il passaggio di eventuali nuove dotazioni impiantistiche o anche solo di predisposizioni per futuri allacciamenti, sempre opportune per evitare “scassi” anche in tempi ravvicinati (per esempio per l’occorrenza di passare con impianti originariamente non previsti), con conseguenti onerosi ripristini degli strati di finitura.
3. Al fine di garantire una piena libertà di dilatazione al getto in conglomerato cementizio, armato con doppia rete elettrosaldata (doppia se si tratta di superfici carrabili come quella del caso studio in esame), sia al momento della presa, sia successivamente, per escursioni termiche, è meglio provvedere alla stesura di uno strato di scorrimento, da stendere sul fondo del cassonetto rullato, per esempio realizzabile con tessuto non tessuto di adeguata grammatura.
4. L’ulteriore fase è rappresentata dal getto di calcestruzzo, di cui si è detto, da effettuarsi con l’avvertenza di sollevare i fogli di rete elettrosaldata durante la sua esecuzione, sì da evitarne il contatto diretto con il terreno (ancorché qui protetto dallo strato di scorrimento in precedenza descritto) e per fare loro assumere una corretta giacitura nella sezione resistente della soletta armata.
E’ buona cura garantire un adeguato sormonto dei fogli di rete elettrosaldata contigui (almeno due maglie). La doppia rete è indispensabile solo nel sottofondo di pavimentazioni carrabili, per resistere alle sollecitazioni dei mezzi in transito. Poiché, tuttavia, non si può mai essere certi, anche in interni di corte, che in futuro non vi debbano accedere e fare manovra autoveicoli per ragioni di emergenza, trasporto o trasloco, è buona norma di cautela provvedere a tale accortezza sempre, non appena il profilo di budget a disposizione lo consenta.
5. Lasciato maturare il getto, per un adeguato periodo, può iniziare la fase di posa della pavimentazione, previo tracciamento con apposito battifilo delle geometrie di disegno desiderate. Nel caso specifico qui illustrato, si è deciso di dare luogo a una posa a cerchi concentrici a partire da una caditoia in pietra centrale, che fungesse da fulcro della composizione e su cui convergessero le diagonali in beola grigia del campo.
La posa, effettuata su un letto di sabbia e cemento è, ovviamente, affidata all’abilità manuale dell’artigiano che la realizza. In particolare, è importante di volta in volta selezionare quei cubetti, nella partita disponibile, che – per forma – meglio si adattino all’ “incastro” con gli elementi vicini, evitando antiestetiche e fragili fughe.
In questa fase, la figura della Direzione Lavori è fondamentale, per valutare la correttezza del disegno e il mantenimento della giusta qualità esecutiva di dettaglio, da cui sempre dipende quella dell’insieme.
6. Terminata la posa dei cubetti, e provveduto alla loro battitura con idonea piastra vibrante, con appositi spazzoni si procede alla loro imboiaccatura, in modo che la boiacca fluida di cemento riempia gli interstizi delle fughe, cementando il tutto in una superficie continua di facile manutenibilità e pulizia. Qui, solo, non si può non raccomandare la massima attenzione nel procedere immediatamente alla pulizia dei residui, non appena la boiacca abbia un minimo di consistenza, per evitare che solidificandosi essi abbiano a compromettere la presentazione finale della pavimentazione, risultando estremamente difficili e onerosi da essere puliti a posteriori.
7. Infine, ma non meno importante, a dispetto del legittimo desiderio delle utenze dello stabile ove si è operato, che – ovviamente – non vedono l’ora di tornare in pieno possesso dei loro spazi normali di vita, senza l’intralcio e la rumorosità propri di un cantiere, far valere le ragioni della regola dell’arte e ottenere un mese di tempo, per permettere la piena maturazione dell’opera, prima di riconsegnare le pavimentazioni rifatte al transito (non tanto dei pedoni, quanto e preminentemente dei veicoli, laddove ricorra questo caso).
Didascalie
5. La posa della rete elettrosaldata
6. Registro per verifica degli spessori e delle pendenze
7 e 8. Il getto di calcestruzzo armato con doppia rete elettrosaldata sovrapposta
9. La realizzazione delle parti in beola di cornice dei campi
Alcune ulteriori avvertenze
Tre suggerimenti, infine, da tenere in debito conto, allorquando si è chiamati a gestire un’opera siffatta:
1. Chiedere all’impresa impegnata nel cantiere di mantenere attiva un’alta soglia di sorveglianza e attenzione sull’ordine del cantiere e sulla perimetrazione di percorsi protetti a uso delle utenze dello stabile in cui si interviene. Persone anziane e bambini, infatti, possono sempre trovare occasioni di inciampo o comunque di infortunio in aree non correttamente gestite sotto questi aspetti.
2. Campionare debitamente i materiali lapidei, in fase di scelta da parte della propria committenza, non presentando solo manufatti con caratteristiche di omogeneità di tessitura fuori standard, ma restituendo correttamente l’immagine reale del materiale per come è molto probabile esso verrà effettivamente fornito. Questo evita l’ingenerarsi di eccessive attese da parte della committenza, che poi rischiano di rimanere deluse, con conseguente corollario di scarsa soddisfazione per il manufatto finito.
3. Accertarsi in ogni momento di svolgimento del cantiere, della possibilità di un corretto deflusso delle acque dalle aree che, essendo esterne, sono soggette alle precipitazioni atmosferiche. Vi sono, infatti, momenti in cui il regime di raccolta di queste potrebbe essere compromesso dalle lavorazioni in corso, con necessità di studiare vie alternative utili ad evitare, in caso di temporali, allagamenti e danni a parte private quali vani cantinati o seminterrati.
Didascalie
10. Le superfici in beola pronte per essere stuccate
11. Dettaglio di un chiusino “a vassoio” per non interrompere l’integrità del disegno in pietra
12. La posa dei cubetti
13, 14 e 15. Il campo di una corte in fase di completamento
Scheda intervento
Progettazione e Direzione lavori: Architetto Claudio Sangiorgi
Impresa: Facchinetti Gianluca (Trescore Balneario – Bergamo), in collaborazione con CO.RIM. EDIL SNC Locatelli
Materiali: Cubetti in serizzo e lastre in beola grigia
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Arch. Claudio Sangiorgi
Progettazione, Direzione Lavori, Coordinamenti per la sicurezza, per committenze pubbliche, private e amministrazioni condominiali
www.studiosangiorgi.it
www.archi-survey.com
Via Monte Suello 9, 20133, Milano, tel/fax 02.712532
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