I nuovi contesti della governance urbana

I nuovi contesti della governance urbana

Con gli anni sessanta gli studiosi di città di tutto il mondo si trovano di fronte ad una crescente ondata di conflitti sociali sui temi urbani, mentre le scienze sociali avviano un nuovo sviluppo derivante sia dalla sociologia nordamericana sia dalla loro naturale evoluzione. Un’evoluzione che cerca un rapporto più diretto con l’urbanistica. Una contaminazione reciproca (tra sociologia e urbanistica) che lega settori sì diversi ma solidali negli obiettivi e nei loro “mandati sociali”, vale a dire qualità della vita e qualità urbana.
Dai primi fondamenti di una teoria sociologica della città fino alle teorie psicologiche del comportamento sociale nelle aree urbane, sono stati prodotti diversi punti di vista in merito alla crisi della città e ai desiderata. I pensieri scientifici hanno rappresentato lo stimolo per affrontare con consapevolezza democratica le questioni riguardanti le nuove aspettative di città, per avviare confronti e discussioni declinandone l’utilizzo anche in funzione di un’idea di costruzione partecipata della città futura.
Le ultime riflessioni sono state oggetto di “attenzioni” meditate nelle arene di focus group, nelle audizioni popolari, nei forum online e in tutte le modalità di e-democracy che oggi la tecnologia ci consente di usare avvicinando virtualmente gli attori, i protagonisti delle trasformazioni – volute o subìte – delle nostre città e dei territori. Attori – nuovi e più attenti creatori dell’effetto città –, smart citizen ed end users della complessità del terzo millennio.
Per realizzare un “luogo” funzionale e dei diritti urbani occorrono spazi urbani adeguati e localizzati in modo ottimale, occorre tradurre in termini concreti volontà politico-amministrative legate al diritto all’equità, occorre assicurare l’equilibrio fra diverse e contraddittorie esigenze, e di questo l’urbanistica deve farsi carico. L’urbanistica non è solo una disciplina riservata agli esperti. Occorre coinvolgere la collettività in tutti i processi di trasformazione della città e del territorio con azioni di comunicazione, animazione, consultazione ed empowerment: graduando e differenziando le modalità e il portato delle azioni partecipative, e degli esiti. La “costruzione” partecipata della città e del territorio si attua, infatti, con modalità e con esiti diversi in relazione ai contesti della governance in cui viene praticata, e porta comunque con sé gli effetti positivi derivanti dall’argomentazione pubblica delle scelte tecniche e politiche, grazie (anche) alle quali i luoghi in cui viviamo si trasformano, avvicinandosi o allontanandosi da una certa idealizzazione di città.