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Una città sottoterra per 100mila abitanti, al centro del nulla nella Siberia sterminata, là dove fino a qualche anno fa i minatori estraevano diamanti dalle viscere. È questo il progetto di Eco-City 2020, un luogo che ancora non esiste ma che già fa parlare di sé. L’inizio dei lavori non è ancora deciso, per ora in Rete circolano solo modellini, foto, descrizioni tecniche: tutta verticale, sarà ricoperta da una enorme cupola di vetro per riparare dal clima rigido della zona e portare all’interno energia dalla luce. Sebbene si tratti solo di un progetto la cui realizzazione non ha certezza, i progettisti russi di Ab Elis hanno già pensato a tutto e hanno studiato la vita della comunità sotterranea su tre sezioni che si sviluppano in verticale. Ci saranno fattorie, foreste e coltivazioni costruite in altezza, spazi ricreativi per la socializzazione della comunità, aree con le abitazioni costruite su terrazzamenti, un po’ come avviene in terreni impervi anche in Italia, per esempio alle Cinque Terre. La città si potrà spingere fino a 525 metri sotto terra, tanto quanto è profonda oggi la miniera, e allargarsi per tutto il diametro della cava, oggi di 1.200 metri. E sarà ricoperta da una enorme cupola di cristallo, dotata di pannelli fotovoltaici per scaldare e dare energia al suo interno e permettere alla luce di filtrare all’interno. Lo spazio della miniera a cielo aperto di Mir, oggi in disuso e ufficialmente chiuso già nel 2001, è il secondo “buco” scavato nella terra più grande al mondo (il primo è una cava di rame nello Utah). Qui e nelle aree della repubblica siberiana di Jacuzia (o Repubblica di Sakha), dove l’inverno è così rigido da raggiungere i 25 gradi sotto lo zero, opera Alrosa, la società in mano al governo russo e oggi in fase di privatizzazione per via dei suoi debiti miliardari che detiene di fatto il monopolio per l’estrazione dei diamanti e che ne produce il 40 per cento a livello mondiale. Intorno all’estrazione mineraria (diamanti, ma anche oro) sono nati piccoli villaggi dove si sono insediati gli operai russi ucraini e nativi del luogo, soprattutto giovani, che sfidano il clima rigido e che oggi potrebbero divenire i primi abitanti della città del futuro. Fonte Corriere.it Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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