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Ph. Giacomo Bianco Indice degli argomenti Toggle SPAZIALE: Ognuno appartiene a tutti gli altriUn lavoro collettivo e collaborativoIl Padiglione Italia è spaziale Ha aperto ufficialmente i battenti la 18° Mostra Internazionale di Architettura: la Biennale trasforma Venezia in un luogo di sperimentazione e ricerca, una piattaforma per indagare il futuro dell’architettura. Per utilizzare le parole del Presidente Antonio Cicutto (la Biennale) “diventa luogo di osservazione globale toccando con un occhio al futuro tutti i problemi del presente”. E non è certamente un caso che la curatrice Lesley Lokko abbia chiamato questa edizione della Biennale “The Laboratory of the Future”, uno spazio in cui poter affrontare e riflettere sulle sfide dell’attualità. Parafrasando le dichiarazioni del Presidente della Biennale di Venezia, le aspettative attribuite alla Mostra e agli architetti sono altissime tanto da rendere questa professione più complessa e centrata sui temi di attualità. Al centro del dibattito vediamo dunque il tema del cambiamento climatico e quello della decolonizzazione: “Entrambi sono macrofenomeni che si osservano nella dimensione sociale, politica ed economica e vanno ben oltre la nostra comprensione o il nostro controllo, anche se si riflettono a livello microscopico negli aspetti più intimi della nostra vita quotidiana” ha sottolineato la curatrice Lesley Lokko. Ad assegnare il Leone d’Oro vediamo una giuria internazionale presieduta dall’architetto e curatore italiano Ippolito Pestellini Laparelli. La composizione della giuria, deliberata dal cda della Biennale su proposta di Lokko, si compone di nomi di rilievo nel panorama culturale come: Nora Akawi; dalla direttrice dello Studio Museum di Harlem, la statunitense Thelma Golden; dal direttore di Cityscape Magazine, il sudafricano Tau Tavengwa; dall’architetta e docente polacca Izabela Wieczorek. SPAZIALE: Ognuno appartiene a tutti gli altri Nel contesto culturale veneziano, il Padiglione Italia è riuscito a portare una prospettiva fresca e innovativa. Merito dei curatori Giacomo Ardesio, Alessandro Bonizzoni, Nicola Campri, Veronica Caprino e Claudia Mainardi del collettivo Fosbury Architecture. Per la prima volta un team composto da giovani curatori under 40 si è occupato della curatela del padiglione chiave della mostra mettendo in atto un processo collaborativo che coinvolge figure di eccellenza nel campo culturale in relazione con il territorio. Ph. Giacomo Bianco Il concept SPAZIALE: Ognuno appartiene a tutti gli altri si articola in tre distinti momenti che amplificano nel tempo e nello spazio la ricerca del collettivo di architetti italiani. Il team di Fosbury Architecture ha così concepito il Padiglione Italia in modo innovativo, superando il concetto dell’”esibizione”: il collettivo ha interpretato lo spirito della Biennale come occasione per realizzare nuovi progetti e azioni concrete sul territorio. Un lavoro collettivo e collaborativo Il primo “momento” sviluppato da Fosbury Architecture prende il nome di “Spaziale presenta”: nove interventi site-specific hanno preso vita sul territorio italiano da gennaio ad aprile 2023 con il coinvolgimento di nove pratiche di architettura under 40. Per favorire la trandisciplinarietà dei lavori, Fosbury Architecture ha affiancato agli studi un advisor proveniente da altri campi artistici che spaziano dalle arti visive all’intelligenza artificiale. La Terra delle Sirene_Baia di Leranto_Ph.Luca Campri Ed è proprio la narrazione transdisciplinare a permettere ai giovani progettisti di espandere i limiti dell’architettura concependo il lavoro come un mezzo per avviare un processo di dialogo con il territorio e le persone. Per la fase “Spaziale presenta” sono state individuate nove location rappresentative di condizioni di fragilità o trasformazione. Uccellaccio Ripa-Teatina Ph. Barbara Rossi I gruppi di lavoro hanno risposto alla call affrontando i temi urgenti dell’attualità italiana. Non è un caso che il collettivo Post Disaster, insieme a Silvia Calderoni e Ilenia Caleo abbiano sviluppato un progetto sui tetti di Taranto per riflettere sulla convivenza con il disastro ambientale che ha trasformato il volto della città. Post Disaster Rooftops Taranto_Ph.Sara Scanderebech Monteferru (Sardegna) è il sito scelto per Sea Changes: Trasformazioni Possibili il progetto di attivazione che ha coinvolto la piattaforma per pratiche spaziali e relazionali Lemonot e l’advisor Roberto Fiore per discutere sul tema della transizione alimentare. Nel quartiere catanese di Librino Studio Ossidiana e l’advisor Adelita Husni-Bey hanno lavorato su La Casa Tappeto, un padiglione mobile presente nel parco “fantasma” del quartiere pensato per “immaginare una pedagogia alternativa e transgenerazionale”. A Trieste, città di confine, Giuditta Vendrame e Ana Shametaj analizzano il tema della coesistenza multiculturale nel progetto Sot Glas, un’installazione che riattiva i cinquecento metri di tunnel sotterranei del rifugio antiaereo Kleine Berlin. La Terra delle Sirene è il titolo dell’attivazione realizzata dall’atelier di progettazione BB (Alessandro Bava e Fabrizio Ballabio) sullo sfondo della Baia di Ieranto (Massa Lubrense, Napoli). BB, insieme all’incubatore FAI e al team di Terraforma festival lavoreranno per creare un dispositivo in grado di rivelare lo stato ambientale del fondo marino. Il collettivo di architetti HPO e l’advisor Claudia Durastanti hanno partecipato all’attivazione sul territorio di Ripa Teatina in provincia di Chieti. Il progetto site-specific Uccellaccio riflette sul tema del recupero del patrimonio incompiuto presentandosi come un’occasione per immaginare un nuovo processo di riattivazione. Concrete Jungle – attivazione eseguita dallo studio Parasite 2.0 sulla terraferma veneziana tra Mestre e Marghera – prende in esame il tema dell’inclusione sociale e della democratizzazione delle attività ricreative. Belmonte Calabro vede l’opera del collettivo Orizzontale che, insieme a Bruno Zamborlin, ha creato Tracce di BelMondo. Il lavoro ha come obiettivo quello di riattivare uno spazio ormai in disuso con il fine di promuovere un rinnovato dialogo tra gli abitanti e il luogo attraverso la sperimentazione di nuove tecnologie. La piana fra Prato e Pistoia è diventata la sede del lavoro di (ab)Normale e CAPTCHA in collaborazione con Emilio Vavrella. I progettisti e l’advisor hanno realizzato l’attivazione site-specific BELVEDERE dove si investigano i limiti della tutela del paesaggio e della sua riproducibilità. Il Padiglione Italia è spaziale Alla prima fase del progetto segue SPAZIALE: Ognuno appartiene a tutti gli altri che offrirà ai visitatori della Biennale una sintesi visiva del lavoro svolto nei nove territori legati alle attivazioni site-specific. Il Padiglione Italia diventa così un laboratorio “del futuro” in cui i progetti sono in dialogo tra loro per offrire nuovi spunti di riflessione all’utente. Fosbury Architecture riesce così a creare una potente visione d’insieme in cui il racconto collettivo di artisti e architetti restituisce una moltitudine di spunti di riflessione. I membri del collettivo hanno dichiarato che “Il Padiglione Italia rappresenta l’occasione per promuovere azioni pioniere relative a un orizzonte temporale che vada oltre la durata della Biennale Architettura 2023. In questo processo, tanto complesso quanto lirico, ci proponiamo come mediatori tra diverse costellazioni di agenti, locali e non, attori di un progetto collettivo”. Il lavoro di ricerca di Fosbury Architecture non è destinato ad esaurirsi con l’esposizione negli spazi della Biennale. “Spaziale”, il terzo momento del progetto, prenderà l’avvio al termine della Mostra e sarà un archivio che documenterà le attività locali e che diventerà successivamente una piattaforma permanente. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento