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Indice degli argomenti Toggle Dissesto idrogeologico, il costo annuo delle riparazioniRischio alluvioni: oltre il 15% del territorio con pericolosità medio altaReti colabrodo: aumentano sempre di più le perdite di acqua potabileCon la revisione del PNRR la spesa è stata tagliata di un miliardo Negli ultimi 13 anni, la spesa destinata alla riparazione dei danni causati dalle alluvioni è cresciuta notevolmente, triplicando rispetto al periodo precedente. Dal 1944 a luglio 2023, si stima che i danni causati da terremoti e dissesti idrogeologici abbiano raggiunto l’ammontare complessivo di 358 miliardi di euro, considerando i valori dell’anno 2023. Questi dati emergono dal secondo Rapporto Ance-Cresme sullo stato di rischio idrogeologico del territorio italiano, presentato presso la sede dell’Ance, 10 anni dopo la prima edizione. Dissesto idrogeologico, il costo annuo delle riparazioni Durante il periodo compreso tra il 1944 e il 2009, la media annua di spesa per tali riparazioni è stata di 4,2 miliardi di euro. Tuttavia, a partire dal 2010 e fino ad oggi, questa cifra è salita a 6 miliardi di euro all’anno. È interessante notare che la spesa destinata alla riparazione dei danni causati da eventi sismici è rimasta stabile, mantenendosi sui livelli storici di circa 3 miliardi di euro all’anno. Al contrario, la spesa per affrontare i danni causati dal dissesto idrogeologico è triplicata, passando da una media di 1 miliardo di euro all’anno a 3,3 miliardi di euro. Rischio alluvioni: oltre il 15% del territorio con pericolosità medio alta Il 5,4% del territorio nazionale è classificato come ad alta pericolosità idraulica, mentre il 10% è a media pericolosità. Le aree con bassa pericolosità, ma suscettibili di allagamenti in situazioni rare o estreme, costituiscono il 14% del territorio nazionale. L’Emilia-Romagna emerge come la regione più vulnerabile al rischio di allagamento, con oltre il 56% della sua superficie a pericolosità medio-alta. Altre regioni con livelli significativi di pericolosità includono la Lombardia (18%), la Calabria (17%), il Veneto (13%) e la Toscana (12%). A livello provinciale, Ferrara è la provincia italiana con la più alta percentuale di territorio esposto a elevato rischio di alluvione, rappresentando un quarto della sua estensione. Altre province con livelli elevati di rischio includono Crotone (23,6%), Venezia (23,3%), Ravenna (22,2%) e Gorizia (22%). Complessivamente in Italia, 2,4 milioni di persone, 632 mila edifici e 226 mila imprese sono a rischio elevato di alluvione. Considerando anche le aree a pericolosità media, il numero di persone esposte supera gli 8 milioni. Venezia risulta essere la provincia con il maggior numero di residenti a rischio elevato (153.432), seguita da Padova (128.900), Bologna (92.300), Ferrara (91.000), Genova (87.300) e Rimini (85.800). A sud, le province di Cosenza (77.300) e Reggio Calabria (77.000) presentano notevole esposizione al rischio. Roma emerge come una delle città più colpite, con quasi 42.000 abitanti a rischio elevato di alluvione. Curiosamente, nonostante la crescente esposizione al rischio, l’Italia è stata la principale beneficiaria del Fondo di solidarietà dell’UE per l’emergenza idrogeologica negli ultimi 20 anni, ricevendo oltre 3 miliardi di euro, rappresentanti circa il 37% dell’importo totale erogato a 28 Paesi europei (8,2 miliardi di euro). In più, nei recenti 5 anni, la spesa dei comuni per la sistemazione del suolo e le infrastrutture idrauliche è più che raddoppiata. Reti colabrodo: aumentano sempre di più le perdite di acqua potabile Ogni anno, nelle reti idriche, si verificano perdite di 4,2 miliardi di metri cubi di acqua potabile, corrispondenti al 42% dell’acqua prelevata. Questo dato rappresenta un peggioramento rispetto agli inizi degli anni duemila, quando la perdita era stimata intorno al 32,6%. Attualmente, il 60% della rete idrica risale a oltre 30 anni fa, e una quota significativa del 25% ha superato i limiti di resistenza strutturali, essendo datata tra i 70 e gli 80 anni fa. Le necessità infrastrutturali sono considerevoli e includono la rigenerazione, riparazione o rottamazione di almeno 200.000 km di rete esistente, oltre alla costruzione di 50.000 km di nuove reti, di cui 30.000 dedicati all’acqua e 20.000 alle fognature. La situazione evidenzia l’urgenza di interventi mirati per affrontare il problema delle perdite idriche e garantire un sistema idrico sostenibile nel tempo. Negli ultimi 20 anni l’Italia è il maggior beneficiario del Fondo di solidarietà dell’UE, con oltre 3 miliardi di euro ricevuti, pari a circa il 37% dell’importo totale erogato a 28 Paesi europei (8,2 mld). Negli ultimi 5 anni la spesa dei comuni per la sistemazione del suolo e per le infrastrutture idrauliche è più che raddoppiata. Con la revisione del PNRR la spesa è stata tagliata di un miliardo Prima della revisione, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) prevedeva l’allocazione di 2,5 miliardi di euro per contrastare il dissesto idrogeologico. Dopo la revisione attuata dal Governo Meloni, tale cifra è stata ridotta a 1,53 miliardi di euro. Tra questi, 1,2 miliardi sono stati destinati alle recenti alluvioni che hanno colpito le regioni dell’Emilia-Romagna, Toscana e Marche. Secondo quanto evidenziato da Ance e Cresme, è fondamentale adottare le seguenti misure: Riorientare la governance, centralizzando il coordinamento delle varie istituzioni coinvolte sotto un unico soggetto a livello centrale. Accelerare al massimo il processo di trasferimento delle risorse verso i cantieri. Implementare un sistema informativo unificato che consenta agli enti coinvolti di avere informazioni precise sulle scadenze e sulle modalità di accesso ai finanziamenti. Durante la presentazione del rapporto, il Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, ha annunciato che il Consiglio dei ministri avrebbe presto esaminato un disegno di legge finalizzato alla ricostruzione. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento