Tecnologia e innovazione in edilizia: occorre aprirsi alla digitalizzazione e all’inclusione 21/07/2025
A cura di: Adele di Carlo Le compravendite immobiliari possono “nascondere” degli abusi edilizi, situazioni spiacevoli per l’acquirente che, in presenza specifiche circostanze, può fare causa al venditore per ottenere un risarcimento danni. Chi acquista o vende un immobile dovrebbe, come prima cosa, verificarne lo stato legittimo per accertare che non siano presenti abusi o irregolarità. Trascurare questa analisi può comportare conseguenze legali rilevanti nonché costi imprevisti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione – la n. 28765 del 7 novembre 2024 – chiarisce cosa si intende per “stato legittimo” e quali implicazioni comporta per le parti coinvolte nella compravendita. Cos’è lo “stato legittimo” di un immobile oggetto di compravendita Quando si parla di “stato legittimo” si deve intendere la conformità dell’immobile ai titoli edilizi. Ai sensi dell’art. 9-bis, comma 1-bis, del Testo Unico dell’Edilizia (d.P.R. n. 380/2001), lo stato legittimo corrisponde al progetto inizialmente approvato, con eventuali modifiche successive che rispettino le normative vigenti. La Cassazione sottolinea che bisogna distinguere gli immobili in base all’anno di costruzione. Se costruiti in un periodo in cui era obbligatorio un titolo abilitativo edilizio, lo stato legittimo è definito dal titolo che ha autorizzato la costruzione o da quello relativo all’ultimo intervento edilizio sull’immobile. Sono incluse nella valutazione eventuali sanatorie, fiscalizzazioni e tolleranze costruttive previste dal Testo Unico dell’Edilizia. Tale verifica ha un’importanza cruciale per accertare la corrispondenza tra lo stato di fatto dell’immobile e la sua conformità urbanistica ed edilizia, requisito indispensabile per finalizzare la compravendita e il rogito presso il notaio. Compravendita immobiliare e abusi edilizi: cosa ha stabilito la Cassazione Dalla mancata veridicità dello stato legittimo di un’unità immobiliare possono nascere contenziosi complessi da risolvere, lunghi e costosi. La Corte di Cassazione, in tal senso, ha emesso un’ordinanza (la n. 28765/2024) di grande rilievo. Nel caso in esame, il venditore è stato condannato per non aver dichiarato gli abusi edilizi durante le trattative di compravendita. Questa omissione ha causato gravi conseguenze legali ed economiche: in primo luogo il venditore è stato condannato a risarcire il compratore tenendo in considerazione il minor valore dell’immobile, in secondo luogo è stato condannato a risarcire le spese necessarie per rimuovere gli abusi non dichiarati a norma di legge. La rimozione degli abusi non va considerata come compensazione del deprezzamento dell’immobile La Cassazione ha respinto la posizione del venditore specificando che non sussiste alcuna duplicazione del risarcimento. Quindi le spese sostenute dall’acquirente per la rimozione degli abusi edilizi non possono essere considerate come compensazione per il deprezzamento dell’immobile. Le spese sostenute dall’acquirente, infatti, sono funzionali ad eliminare i manufatti abusivi, il cui valore era stato preso in considerazione nella determinazione del prezzo iniziale. La loro rimozione non ripristina il valore originario dell’immobile, che resta comunque svalutato (contrariamente a quanto sosteneva il venditore). FAQ Compravendita immobiliare, come funziona il risarcimento in caso di abusi edilizi Quali sono i termini per agire contro il venditore nel caso di abuso edilizio? Se, dopo l’acquisto di un immobile, si vengono a scoprire abusi e irregolarità è importante agire nei confronti del venditore entro i termini della prescrizione. Oltre questi termini sarà impossibile adire le vie legali e ottenere un congruo risarcimento. Per gli abusi edilizi la prescrizione scatta dopo 10 anni. È importante, però, sottolineare da quando inizia a decorrere il termine decennale. Secondo il Codice Civile e le interpretazioni della Cassazione, la prescrizione inizia a decorrere da quando si ha la possibilità concreta di far valere il proprio diritto, cioè dal momento in cui si scopre l’esistenza dell’abuso edilizio (e non dalla data dell’acquisto). Quando l’abuso edilizio va in prescrizione? A seconda della loro gravità, gli abusi edilizi possono essere classificati: veri e propri reati, in caso di violazioni rilevanti delle normative urbanistiche ed edilizie, come costruzioni realizzate senza autorizzazione o in aree sottoposte a vincoli illeciti amministrativi, ipotesi di minore gravità che si verificano, ad esempio, in caso modifiche non autorizzate apportate a edifici esistenti Quando l’abuso edilizio configura un reato si applica la prescrizione “breve” di 4 anni, in assenza di atti interruttivi, oppure di 5 anni qualora siano stati compiuti atti interruttivi, rientrando nella “prescrizione ordinaria.” Invece la sanzione amministrativa che impone la demolizione e il ripristino dello stato dei luoghi non è soggetta a prescrizione. Vuol dire che la Pubblica Amministrazione può agire in qualsiasi momento, indipendentemente dal tempo trascorso. Quali sono gli abusi edilizi non sanabili? Non tutti gli abusi sono sanabili. Quelli più gravi e di maggiore entità non possono essere regolarizzati attraverso il pagamento di sanzioni amministrative. Questi abusi violano il principio della “doppia conformità urbanistica”, che implica il rispetto sia delle normative attuali che di quelle in vigore al momento dell’esecuzione dell’opera e restano irregolari. Si tratta di comportamenti gravi, ad esempio costruzioni in zone protette, abusi su edifici vincolati di valore storico, artistico o architettonico, edificazioni in aree a rischio idrogeologico, abusi in zone agricole o verdi. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
03/12/2025 Spese condominiali, ai morosi si può sospendere l’acqua. Anche se il contatore è in casa A cura di: Pierpaolo Molinengo Ai soggetti che non pagano le spese condominiali da più di sei mesi si può sospendere ...
24/11/2025 In quali casi la prima casa è confiscabile. I chiarimenti della Cassazione A cura di: Pierpaolo Molinengo Al contrario di quanto si possa immaginare anche la prima casa è confiscabile in caso di ...
18/11/2025 Parcheggio nel cortile condominiale, diritti e doveri dei singoli proprietari A cura di: Pierpaolo Molinengo Si può fare un parcheggio nel cortile condominiale purché sia garantita la sua funzione di permettere ...
17/11/2025 Nuove UNI EN 13877: materiali e requisiti aggiornati per le pavimentazioni in calcestruzzo Le nuove UNI EN 13877 aggiornano materiali, requisiti e prestazioni delle pavimentazioni in calcestruzzo. Ecco cosa ...
13/11/2025 Diritti di servitù e imposte: dal 2024 le indennità diventano redditi imponibili L’Agenzia delle Entrate chiarisce: l’indennità di servitù rientra tra i redditi diversi ai sensi dell’art. 67 ...
12/11/2025 Agevolazioni prima casa su immobili in costruzione, lo stop della Cassazione dopo tre anni A cura di: Adele di Carlo Le agevolazioni prima casa valgono anche sugli immobili in costruzione, ma non a tempo indeterminato. La ...
10/11/2025 Bonus edilizi, quando i crediti presenti nel cassetto fiscale si possono cedere A cura di: Pierpaolo Molinengo I crediti fiscali scaturiti dai bonus edilizi, quando sono già presenti nel cassetto fiscale, possono essere ...
31/10/2025 Decreto infrastrutture idriche 2025: oltre 957 milioni di euro per 75 interventi strategici A cura di: Stefania Manfrin Approvato il primo stralcio attuativo del Piano nazionale per la sicurezza infrastrutture idriche: 957 milioni di ...
30/10/2025 Interventi su immobili abusivi in sanatoria: il Consiglio di Stato chiarisce i limiti operativi A cura di: Adele di Carlo Si possono eseguire lavori di completamento o manutenzione durante la pendenza della sanatoria? Regole e limiti ...
29/10/2025 Bonus ristrutturazioni 2025 e residenti all’estero: Risposta n. 273/2025 dell'AdE, la detrazione resta al 36% A cura di: Stefania Manfrin La Risposta n. 273/2025 dell’Agenzia delle Entrate chiarisce che, nel 2025, il residente all’estero che ristruttura ...