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L’Italia sta facendo dei passi avanti in fatto di digitalizzazione nell’ambito della Pubblica Amministrazione (PA), e quindi anche nei processi legati all’edilizia di committenza pubblica. Del resto circa il 60% delle risorse del Piano sono destinate a PA centrali, locali o imprese pubbliche; tutte le risorse sono gestite e rendicontate da PA. Il PNRR ha messo a disposizione dell’Italia ingenti risorse legate alla trasformazione digitale: 47 miliardi di euro dal 2021 a giugno 2026, che equivalgono al 37% di tutte le risorse europee dedicate alla trasformazione digitale nel Next Generation EU. Il nostro Paese è quello che, in Europa, prevede la spesa maggiore in digitale: la Spagna ha un budget di 20 miliardi di euro, la Germania di 13, la Francia di 9. PNRR e PA: a che punto siamo L’Italia sta gestendo bene le risorse allocate: a oggi – come evidenzia una ricerca dell’Osservatorio Agenda Digitale della School of Management del Politecnico di Milano – ha raggiunto il 53% degli obiettivi fissati dall’Europa (151 su 290 previsti). Inizia ora una fase sfidante, che avrà ripercussioni concrete su economia e benessere collettivo, e che tocca da vicino anche il comparto delle costruzioni. Entro fine 2024, infatti, l’Italia deve confermare i target di fine 2023 sui tempi di aggiudicazione delle gare pubbliche, su quelli per realizzare quanto previsto e sulla gestione dei relativi pagamenti. Deve anche spedire circa 3 milioni di lettere di conformità che genereranno un gettito fiscale di almeno 2,7 miliardi di euro. Allo stesso tempo, deve ridurre del 65% le cause pendenti nei tribunali ordinari e far calare del 55% quelle nelle corti di appello civili. La digitalizzazione del Paese: un bilancio L’Osservatorio, analizzando i Digital Maturity Indexes, fotografa una situazione caratterizzata da luci e ombre. Sono migliorate le infrastrutture digitali del Paese: diffusione della banda larga, connettività a 1 Gbps, 5G… La maturità digitale delle imprese risulta soddisfacente: il 70% delle PMI italiane ha un’intensità digitale di base, cresce la percentuale di fatturato legato all’eCommerce e l’adozione del cloud. L’Italia è indietro nell’uso dei big data e dell’IA, ma in linea con gli altri Paesi EU. Andrebbero implementate le competenze digitali: solo il 46% degli italiani fra i 16 e i 74 anni ha competenze digitali di base, e solo l’1,5% dei nostri laureati è in ambito ICT. Da migliorare anche i servizi pubblici digitali e, in generale, la trasparenza dei servizi pubblici digitali. Il modello Government as a Platform L’Italia ha compiuto passi avanti anche sul modello di sviluppo ed erogazione di servizi pubblici digitali “Government as a Platform“. Tra le basi dati condivise, l’ANPR è una soluzione consolidata, con tutti i Comuni italiani aderenti e la possibilità di scaricare i certificati anagrafici. Il Fascicolo Sanitario Elettronico non è ancora completamente operativo e interoperabile, ma i referti digitalizzati sono accessibili e il PNRR ha allocato 1,3 miliardi di euro la soluzione. Il portale dati.gov.it conta più di 60.000 open data importati automaticamente dalle PA aderenti (897). La piattaforma PagoPA ha oltre 16.000 PA aderenti; circa 36 milioni di italiani hanno lo SPID e sono oltre 40 milioni le CIE, Carta di Identità Elettronica. Sono in corso diversi progetti per lo scambio automatico di dati tra PA e anche per l’integrazione e all’interoperabilità di servizi di trasporto pubblico e privato. La trasformazione coinvolge PA centrali, ASL e Aziende Ospedaliere, Comuni, Scuole e singoli cittadini. Le prospettive future e le sfide in edilizia: la digitalizzazione degli appalti Per il futuro, è fondamentale portare avanti il processo di digitalizzazione della PA guardando oltre il PNRR. Bisogna assicurare che le persone che lavorano all’interno delle Amministrazioni acquisiscano professionalità e competenze per gestire poi in autonomia i servizi pubblici. In particolare, nel procurement va completata la riforma del Codice dei contratti pubblici, accelerando la loro completa digitalizzazione. A oggi sono ancora necessari in media 4 mesi e mezzo per assegnare una gara pubblica, senza considerare i tempi per prepararla e quelli per gestire i ricorsi. Efficientare i processi di procurement pubblico consentirebbe una vera riforma strutturale. Infine, è importante mantenere un doppio focus di attuazione, sul PNRR e su interventi strategici complementari. Bisognerebbe raccordare il PNRR ad altri Piani strategici – come fondi strutturali o il programma quadro Horizon Europe – affiancando le Regioni italiane che, nella programmazione 2014–2020, hanno speso solo il 71% delle risorse disponibili per il digitale. Secondo la ricerca, è necessario potenziare i meccanismi di affiancamento e supporto agli enti locali che gestiranno gran parte delle risorse complementari al PNRR. Ed è quindi fondamentale un forte presidio e coordinamento: gli interventi sono tanti, complessi, coinvolgono una molteplicità di attori e bisogna realizzarli in pochissimo tempo. Serve quindi una “regia” forte. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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