Superbonus, impatti sull’economia per 195 miliardi

L’analisi di Nomisma mette in evidenza le ricadute della misura di riqualificazione edilizia. Tra gli altri sul fronte ambientale un taglio di 1,42 milioni di tonnellate di CO2, e sul versante del bilancio famigliare un risparmio annuale di oltre 900 euro per le bollette energetiche. Il costo sostenuto dallo Stato è pari a 71,8 miliardi di euro. I cantieri che dovrebbero essere stati chiusi sono 232mila pari a meno del 2% degli edifici residenziali in Italia. Ci sono ancora 10,3 milioni di famiglie interessate, ma sarà “imprescindibile il meccanismo della cessione dei crediti”.

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Superbonus, impatti sull’economia per 195 miliardi

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Gli impatti del superbonus si fanno sentire sull’economia per 195 miliardi, sul fronte ambientale con un taglio di 1,42 milioni di tonnellate di CO2, sul versante del bilancio famigliare con un risparmio annuale di oltre 900 euro per le bollette energetiche.

Sono alcuni dei dati che emergono dall’analisi ‘110% Monitor‘ sul superbonus messa a punto da Nomisma che, in un momento in cui il dibattito si concentra sulla cessione dei crediti per via dello stop deciso da un decreto del governo, porta in rilievo come a gennaio il totale complessivo dei lavori avviati per l’efficientamento energetico nel nostro Paese – in base alla rilevazione dell’Enea sulle detrazioni fiscali – risultava pari a 65,3 miliardi di euro, con un investimento medio di 175.234 euro.

Il costo complessivamente sostenuto dallo Stato per il superbonus è pari a 71,8 miliardi euro.

“Il superbonus ha avuto l’indubbio merito di contribuire al rilancio della nostra economia in una situazione drammatica come quella pandemica – osserva l’amministratore delegato di Nomisma Luca Dondi – la misura emergenziale andava, tuttavia, corretta per attenuarne l’eccessiva onerosità, oltre agli evidenti tratti di iniquità e alle conseguenze distorsive che ha generato sul costo dei fattori di produzione. La strategia dei bonus, e con essa la possibilità di cessione dei crediti, non va archiviata ma solo ripensata e per farlo occorrono competenze ed equilibrio”.

Con il superbonus – prosegue Nomisma – gli edifici hanno registrato una riduzione del 50% delle emissioni di CO2, e un risparmio in bolletta compreso tra il 30,9% e il 46,4%. Per questo secondo Nomisma “per far fronte alla direttiva Ue sulle case green – che prevede una classe minima in D entro il 2033 – agli impegni sulla neutralità carbonica al 2050, e per sostenere la domanda di 10,3 milioni di famiglie sarà imprescindibile il meccanismo della cessione dei crediti”.  

Il quadro degli interventi

Il 47% del totale pari a 30,5 miliardi di euro (con un investimento medio di 594.892 euro) ha riguardato interventi pianificati nei condomini, contro 24,5 miliardi degli edifici unifamiliari (113.846 euro di media) e 10,3 miliardi relativi a edifici funzionalmente indipendenti (96.878 euro di media).

Superbonus, il quadro degli interventi

Le asseverazioni depositate nel 2022 sono state 372.297 a fronte di un valore degli interventi completati pari a 49,7 miliardi di euro. Sul totale delle asseverazioni, solamente 51.247 hanno riguardato condomini, ovvero la tipologia di abitazioni che maggiormente avrebbero dovuto beneficiare dal provvedimento, contro le 215.105 degli edifici unifamiliari e le 105.945 delle unità funzionalmente indipendenti.

La distribuzione geografica

In base ai dati dell’Enea sono state 58.355 le asseverazioni presentate in Lombardia (il 15,3% del totale), contro circa 46.500 del Veneto (12,3%); poi 31.500 nel Lazio (8,6%), 30.700 in Emilia Romagna (8%), 29.600 in Toscana (7,8%) e quasi 27mila in Piemonte (7,2%).

I cantieri chiusi, 2% degli edifici del Paese

Secondo le stime di Nomisma i cantieri che dovrebbero essere stati conclusi sono circa 232mila e coprirebbero meno del 2% del parco edifici residenziali in Italia.

L’impatto economico

L’impatto economico complessivo del superbonus 110% sull’economia nazionale è stato pari a 195,2 miliardi di euro, con un effetto diretto di 87,7 miliardi, 39,6 miliardi di effetti indiretti e 67,8 miliardi di indotto. Complessivamente l’incremento del valore degli immobili oggetto di riqualificazione, nell’ipotesi che tutte le unità immobiliari riqualificate rientrino nelle classi energetiche inferiori, supererebbe i 7 miliardi di euro.

L'impatto economico e ambientale del superbonus

L’impatto ambientale

In uno scenario legato a una valutazione dell’impatto ambientale, emerge una riduzione totale delle emissioni di CO2 in atmosfera – responsabile mediamente del 40% del totale con punte fino al 70% nelle grandi città – stimata in 1,42 milioni di tonnellate. Al riguardo, l’investimento per la transizione ecologica attraverso il superbonus è di 59 euro per tonnellata CO2, contro 52 euro per Trasporti e 95 per Industria.

L’impatto sui costi

L’analisi si sofferma anche sugli effetti legati ai costi, e al bilancio delle famiglie, con risparmi pari a circa 29 miliardi di euro. In particolare, per chi ha beneficiato della misura, il risparmio medio in bolletta – considerando anche il periodo straordinario di aumento dei costi dell’energia – è stato pari a 964 euro all’anno. Lo studio evidenzia anche una riduzione del 15,5% per un solo salto di classe energetica, 30,9% per un salto di 2 classi energetiche, e del 46,4% per un salto di 3 classi.

Superbonus, l'impatto sui costi e quello sociale

L’impatto sociale

C’è poi la valutazione dell’impatto sociale della misura. C’è stato infatti un incremento di 641mila occupati nel settore delle costruzioni e di 351mila occupati nei settori collegati.

I beneficiari

Sarebbero 10,3 milioni le famiglie ancora interessate a un intervento di efficientamento energetico. Di queste, 4,6 milioni di famiglie avevano già deciso o hanno deciso di usufruire del superbonus.

Il 25% di coloro che hanno già usufruito della misura hanno un reddito familiare più elevato della media (oltre i 3mila euro al mese) e nel 23% dei casi è proprietario di una seconda casa.

Sono stati 1,7 milioni gli italiani con reddito medio-basso ad aver beneficiato del provvedimento.

Il profilo dei beneficiari è prevalentemente rappresentato da impiegati (28%), residenti in comuni con un numero di abitanti compreso tra 40mila e 100mila abitanti (15%), e proprietario di un appartamento in condominio composto al massimo da 8 unità abitative (25%).

Nel 64% dei casi le famiglie hanno preferito rivolgersi direttamente a una impresa di costruzioni, contro il 9% di grandi player e l’8% di utility.

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