Solaio in legno: opere di consolidamento
di: Arch. Claudio Sangiorgi
L’edilizia corrente della fine ‘800, primi del ‘900, faceva usuale ricorso al legno, quale materiale da costruzione per la realizzazione dei solai, impostati alle opportune quote su muri portanti in mattoni pieni. La tipica stratigrafia di questi orizzontamenti, per luci di circa 5 metri (larghezza tipica del “corpo” di fabbrica di edifici di civile abitazione di quegli anni), prevedeva travi in castagno, larice o abete di sezione ca.10x20cm, immaschiate a muro e poste a un interasse di 40/45 cm tra loro, con un sovrastante assito in tavole inchiodate – sempre di legno – di spessore di ca. 3 cm.All’intradosso del solaio, così costituito nei suoi elementi portanti, un incannucciato di canne palustri, tra loro legate a stuoia, e stese sotto le travi, garantiva l’ideale supporto di ancoraggio per lo strato di finitura, previsto in civile e gesso scagliola ad alto spessore (3 o 4 cm), successivamente da imbiancare.
Al di sopra dell’assito, invece, era posto in opera, per spessori difficilmente superiori ai 6 cm, un impasto di malta, detto “cretonato”, con pozzolana a grana grossa e pomice o calcinacci, usato per formare il sottofondo delle pavimentazioni di finitura. Queste ultime erano per lo più realizzate con medoni di cotto o marmette, entrambi di spessore di ca. 3 cm.

Un solaio in legno, liberato dei suoi strati di finitura all’intradosso e con l’inserimento di putrelle in acciaio per appendimento, a mezzo tirantature, del solaio di calpestio sottostante in fase di getto
Un siffatto “pacchetto”, tuttavia, col tempo, inevitabilmente va incontro al seguente complesso di fondamentali problemi:
- flessione delle travi, per fenomeni di rilassamento delle fibre del legno (fluage), in ragione del lavoro “a fatica” dei carichi (in primis quelli propri) sulle membrature del solaio. Il risultato è il manifestarsi di una freccia di deformazione dell’orizzontamento più o meno marcata;
- antiestetica fratturazione delle piastrelle di rivestimento a pavimento, in conseguenza di tali movimenti;
- pari aprirsi di crepe sugli strati di gesso all’intradosso, soprattutto in corrispondenza delle gusce di raccordo con le pareti verticali, nonché formarsi di tipiche “ragnatele” di cavillature sull’intera estensione del plafone, a causa del progressivo distacco “per gravità” degli strati in gesso in forte spessore.
Alle suddette problematiche, poi, deve anche aggiungersi l’effetto psicologico di insicurezza generato dalla marcata vibrazione dei serramenti e dei vetri dei complementi di arredo ospitati nelle singole stanze, non appena vi si entri e si assoggetti il solaio a un nomale calpestio.
La tecnica di intervento con connettori
Obblighi normativi (di portanza dei solai) e opportunità di preservare le nuove finiture a pavimento e a soffitto, in interventi di recupero e ristrutturazione condotti su simili manufatti, impongono un loro radicale consolidamento, che ben si realizza con tecniche che prevedano l’utilizzo di connettori in acciaio (per esempio, come nelle foto che illustrano questo contributo, quelli della Tecnaria spa), a rendere solidali le vecchie strutture in legno con una soletta armata sovrastante, di rinforzo, in calcestruzzo.

L’assito di calpestio, una volta rimossi pavimenti e sottofondi
Queste in sintesi le fasi (qui delineate sinteticamente nei loro passaggi essenziali), ipotizzando di lavorare all’interno di un’unità residenziale tipica, da recuperare, e ovviamente da rendere oggetto di puntuale verifica e calcolo nella concretezza dei singoli casi di volta in volta affrontati. In primo luogo si procede alla rimozione dell’incannicciato a plafone e dei relativi strati di gesso, in modo da portare in luce l’orditura del solaio sovrastante e da inferire, dall’analisi di quello, dati utili per il consolidamento del solaio di calpestio.
Secondariamente, si procede alla demolizione dei vecchi pavimenti (ipotizzando di non trovarsi in un immobile vincolato, nel quale si debba procedere alla loro conservazione), anche solo a pala e piccone, senza l’utilizzo di martelletti demolitori, considerata la scarsa consistenza dei materiali in gioco e al fine di non perturbare eccessivamente un sistema comunque fragile.
Una volta raggiunto l’assito e pulitane la superficie, dopo averne valutato la coerenza con quello sovrastante prima analizzato, nonché lo stato di mantenimento e la eventuale necessità di sostituzione di qualche tavola, o di ricostruire l’appoggio a muro delle teste di travi “sfliatesi” dalla loro sede o qui marcite, si realizza uno scasso a muro (di circa 4/5 cm di profondità), a filo dell’intavolato, laddove presenti murature in mattoni portanti e avendo scrupolosamente verificato l’assenza di canne fumarie nella loro sezione. Tale traccia sarà utilizzata in seguito per ammorsare all’apparecchiatura muraria la soletta in calcestruzzo di nuova costituzione.

Il solaio di calpestio pronto per il getto, dopo avvenuta stesura guaina Tyvek® e infissione connettori. Si noti le strisce di polistirolo per alleggerimento del getto
Si provvede, quindi, alla stesura sull’assito di polietilene pesante in rotoli o di apposita guaina tipo Tyvek® della DuPont, avendo l’accortezza di sovrapporre per almeno 10 cm le strisce contigue, nastrandole. Un accorgimento indispensabile per evitare eventuali percolazioni d’acqua, sugli alloggi sottostanti, nelle successive fasi di getto dell’impasto di conglomerato cementizio strutturale.
L’esame compiuto del solaio, privato dei suoi strati di finitura e quindi meglio analizzabile, ci avrà in precedenza già “detto”, sulla scorta delle luci e delle sezioni resistenti in gioco, oltre ovviamente all’essenza impiegata e allo stato di effettiva conservazione dei manufatti, quale sia il passo dei connettori in acciaio da infiggere dall’alto sulla testa delle travi e se, in fase di getto della soletta di rinforzo in calcestruzzo, sia necessario in qualche misura presidiare il solaio in legno, inevitabilmente caricato – sino a maturazione del getto avvenuta – di ulteriore peso. Frangente, quest’ultimo, che, se occorrente e in caso di intervento interno a una singola unità, con ulteriori vani sottostanti abitati o comunque fruiti, pone immediatamente l’obbligo di trovare soluzioni non banalmente riconducibili a semplici prescrizioni manualistiche (vedi foto), per garantire il sostegno dell’orizzontamento in fase esecutiva, gravando su di esso con il minor peso possibile, compatibilmente con le esigenze di rinforzo e con l’impossibilità di procedere a una normale puntellazione.
Terminata la posa dei connettori, il passaggio successivo consiste nella stesura di fogli di rete elettrosaldata in acciaio (maglia 10/15/20 cm, filo 8), con almeno due maglie di sovrapposizione tra ciascuno di essi, da legare ai connettori stessi e con compiti di ripartizione di carichi eventualmente concentrati, oltre che di assorbimento delle coazioni interne al getto di calcestruzzo durante la presa e l’indurimento di questo.

Leca Cls 1400 della Laterlite, calcestruzzo leggero strutturale premiscelato per getti di rinforzo e solette collaboranti
Il successivo getto in conglomerato cementizio strutturale alleggerito (confezionato con premiscelati a base di argilla espansa, quali Leca CLS 1400 o 1600 della Laterlite) andrà a generare una soletta collaborante con le travi originarie in legno del solaio, in grado di conferire le giuste caratteristiche di resistenza e di mantenimento nei limiti di norma della relativa freccia e pronta per ricevere gli ulteriori strati di massetto, di passaggio impianti e di finitura previsti dal progetto.
Inevitabilmente, la presenza di questa nuova caldana (5/6 cm di spessore) e la maggior altezza degli strati di sottofondo sotto pavimento oggigiorno necessari, per permettere un adeguato passaggio delle crescenti dotazioni impiantistiche, al servizio anche di una semplice destinazione residenziale, andranno opportunamente gestiti in termini di dislivelli di quota, nei punti di affaccio sull’esterno (tipo porte-finestre) o su parti condominiali (ingresso da sbarco vano scale). L’irrinunciabile gradino, qui occorrente, andrà, infatti, studiato nella sua sezione e nella sua collocazione, in relazione anche alla normativa sull’accessibilità degli ambienti interni. Per quanto attiene il soffitto dei locali oggetto di ristrutturazione, la modalità più semplice di ripristino è quella che prevede il ricorso a sistemi a secco, come il cartongesso, su sottostruttura in profili metallici e con pendinatura antivibrazione, se del caso opportunamente integrati da soluzioni di opportuna efficacia sotto il profilo acustico.
Scheda intervento
Direzione lavori: Arch. Claudio Sangiorgi
Direzione tecnica: Geom. Carlo Sironi
Impresa: Pro.Ma.R. srl
Materiali: Connettori Tecnaria spa, calcestruzzo premiscelato strutturale alleggerito Leca CLS 1400/1600 Laterlite, guaina Tyvek® DuPont.
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Arch. Claudio Sangiorgi
Progettazione, Direzione Lavori, Coordinamenti per la sicurezza, per committenze pubbliche, private e amministrazioni condominiali
www.studiosangiorgi.it
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Via Monte Suello 9, 20133, Milano, tel/fax 02.712532
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