E’ il quadro disegnato dall’ufficio studi di Intesa Sanpaolo che avverte però anche che nel mercato italiano ci sono valutazioni contrastanti sull’entità della sopravvalutazione dei prezzi immobiliari. Secondo l’analisi, a fronte di un Pil in calo del 4,8% nel 2009 e in crescita dello 0,7% nel 2010, gli investimenti in costruzioni scenderanno quest’anno del 6,9% (-1,8% nel 2008) e dello 0,6% nel 2010, anche se dal secondo trimestre dovrebbero ricominciare a crescere. La correzione del settore risulterebbe comunque meno lunga di quella di inizio anni ’90, caratterizzata probabilmente da un eccesso di offerta di cui oggi non c’è chiaro riscontro in Italia, a differenza di quanto è accaduto in altri Paesi europei dove è scoppiata una vera e propria bolla speculativa nel settore residenziale. Rispetto a uffici e negozi, la crisi sta comunque colpendo più duramente il settore residenziale, con un calo significativo delle compravendite (il 2009 è il terzo anno consecutivo di contrazione) e con una flessione più contenuta dei prezzi. Lo studio cita i dati di The Economist, che indicano un calo nel secondo semestre 2009 del 3,5% su anno rispetto a una media dei principali Paesi di -8,1%. L’andamento dei tempi di vendita e degli sconti praticati – pur al di sopra dei minimi storici – non segnala un’immediata stabilizzazione del settore. In particolare, si legge, i prezzi potrebbero continuare a scendere moderatamente fino al secondo trimestre 2010. PRUDENZA SU PROSPETTIVE PREZZI, AIUTO DA SCUDO Diverse metodologie di ricerca, sottolinea lo studio, suggeriscono anche maggiore prudenza sulle prospettive di stabilizzazione dei prezzi. Il rischio di un’ulteriore correzione dei valori, infatti, emerge sia che si guardi alla variazione dei prezzi nell’ultimo decennio, come nel rapporto tra prezzo degli immobili e reddito disponibile o utilizzando un modello econometrico. Secondo gli operatori del settore, comunque, la fase più acuta di calo del numero di compravendite e dei prezzi dovrebbe essere alle spalle. Un impatto positivo potrebbe arrivare dal rientro dei capitali dello scudo fiscale per via di un possibile incremento della domanda di immobili: lo studio cita una stima di Scenari Immobiliari secondo cui fino al 20% dei capitali che rientrerebbero dall’estero potrebbero andare in immobili (nel 2001 fu il 25%). Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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