30 siti Unesco in pericolo. Gli studiosi riuniti a Venezia nei giorni scorsi non hanno dubbi: molte realizzazioni dichiarate patrimonio dell’umanità potrebbero essere, a breve, irrimediabilmente perdute. Nell’elenco rientrano anche alcune opere e località italiane come le Cinque Terre e l’area archeologica di Agrigento. Proprio le Cinque Terre, ad esempio, hanno il problema dei paesini che si svuotano e dell’abbandono delle colture, mentre l’area archeologica di Agrigento e’ assediata dall’urbanizzazione. Brillano invece Urbino e Ferrara, che traggono la loro forza dal costante collegamento con il territorio circostante. Su queste aree, come per le altre, l’ Unesco continua ad essere impegnato con opere di tutela, ma a rendere più difficile questo compito c’e’ anche la crescita della domanda di iscrizione di nuovi luoghi a fronte di una carenza di risorse della stessa organizzazione che rischia di non permettere ne’ la salvaguardia di quanto a rischio ne’ tanto meno l’allargamento della tutela. Durante il convegno la strada indicata per l’immediato futuro e’ quella del partenariato legando all’Unesco, agli Stati membri e alle loro autonomie locali anche l’opera di Fondazioni e di istituti terzi che contribuiscano ad uno sforzo economico che ora appare insostenibile. Un incontro tra pubblico e privato che avviene per la prima volta in ambito Unesco e volto ad individuare gli interessi comuni – e’ stato detto – per attrarre i possibili sostenitori di siti che oggi sono coperti finanziariamente da Stato ed enti locali e monitorati dall’Unesco che ha un budget di soli quattro milioni di dollari. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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