BMI propone soluzioni complete e personalizzate per il pacchetto tetto, in grado di influenzare il comfort e il benessere abitativo, assicurando la libertà espressiva dei progettisti. La ricerca di BMI per capire qual è il nuovo ruolo dell’architetto nelle odierne dinamiche progettuali BMI azienda specializzata nel mondo del tetto a 360°, fa parte del americano Standard Industries e nasce dall’unione di alcuni dei gruppi storici del settore delle coperture. L’azienda propone soluzioni in grado di risolvere ogni esigenza per realizzare un tetto a regola d’arte, capaci di assicurare ottime performance e libertà progettuale, mantenendo inalterate le caratteristiche estetiche nel tempo e rispettando eventuali vincoli urbanistici: tegole in coppo, cemento e laterizio, disponibili in un ampio ventaglio di forme e colori, accessori e membrane bituminose, pezzi speciali e soluzioni integrate di coperture con pannelli fotovoltaici. E’ indubbio che le coperture a falda e piane stiano cambiando il proprio ruolo, lo spazio abitativo – sempre più inteso come estensione fuori dalle proprie mura, verso l’esterno – diventa sempre più importante e molti studi di progettazione stanno ripensando alla funzione del tetto, soprattutto piano, come spazio da vivere, in grado di valorizzare l’edificio e migliorare il comfort abitativo, trasformandolo per esempio in un tetto verde o anche in un orto, con tutti i benefici che può garantire per l’ambiente e il benessere abitativo, contrastando per esempio l’effetto isola di calore. La progettazione di un tetto piano regala una grande libertà espressiva agli architetti e professionisti ma richiede una grande attenzione nella scelta dei materiali, che devono garantire ottime performance e resistenza e nella realizzazione della struttura. Come cambia il ruolo dell’architetto nel panorama edilizio? BMI ha realizzato la ricerca “The Architect Effect”, per indagare il ruolo dei progettisti, le nuove opportunità nel panorama edilizio e il rapporto tra innovazione e sostenibilità. I 1.850 professionisti coinvolti in Europa e Asia hanno individuato tre aree principali in cui sarebbe importante intervenire: c’è ancora un gap collaborativo con la committenza, una carenza di informazioni e non si fa ancora uso su larga scala, come si dovrebbe, degli strumenti digitali disponibili. Pochi gli architetti, meno di un quarto, parlano di “totale libertà” rispetto alla committenza nella scelta di nuovi materiali, tecnologie e soluzioni, di contro uno su cinque lamenta assoluta mancanza di autonomia, con ripercussioni su tutto il processo progettuale. La mancanza di referenze di qualità è considerata da un terzo degli architetti la maggior barriera nell’individuare e proporre nuovi materiali nei propri progetti. Segue per un terzo del panel, la “mancanza di accesso a informazioni dettagliate sui prodotti”. Infine è ancora significativo il “gap di innovazione”, gli strumenti digitali sono utilizzati troppo poco: il 51% degli architetti intervistati non utilizza ancora processi innovativi come la stampa 3D o la modellazione BIM. Per fortuna cresce l’attenzione degli architetti e dei committenti verso i temi della sostenibilità e dell’ambiente, che sta diventando sempre di più una metrica del successo di un progetto. Interessante che il ruolo delle soluzioni di copertura sia considerato centrale sia per risolvere i problemi degli edifici contemporanei che nel processo di transizione sostenibile: 1 architetto su 4 è interessato ai tetti che aumentano la biodiversità e lo spazio verde. Consiglia questo comunicato ai tuoi amici
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