Federbeton lancia la nuova strategia di decarbonizzazione del cemento

E’ stata presentata a Roma da Confindustria – Federbeton la strategia decarbonizzazione dell’industria del cemento e del calcestruzzo: innovazione, digitalizzazione, combustibili alternativi e tecnologie di cattura della CO₂ guideranno gli investimenti da 5 miliardi al 2050. Un percorso obbligatorio per raggiungere gli obiettivi al 2030 e la neutralità climatica del Vecchio Continente al 2050, che richiede la collaborazione di tutti gli attori della filiera, la semplificazione dei processi autorizzativi e investimenti importanti

Federbeton lancia la nuova strategia di decarbonizzazione del cemento

Il settore del cemento e del calcestruzzo italiano si impegna nel percorso verso la neutralità climatica: Federbeton, la Federazione di Confindustria che rappresenta la filiera, ha presentato alla Camera dei deputati la propria strategia di decarbonizzazione al 2050.

Un impegno che prevede investimenti complessivi pari a 5 miliardi di euro, un incremento dei costi operativi di circa 1 miliardo l’anno e una visione di lungo periodo che integra innovazione tecnologica, digitalizzazione ed efficientamento energetico. L’obiettivo è chiaro: ridurre drasticamente le emissioni, salvaguardare la competitività del comparto e contribuire agli obiettivi europei di neutralità climatica. 

Investimenti, innovazione e tecnologie per il net zero

La leva principale della strategia è rappresentata dallo sviluppo di sistemi di cattura e stoccaggio della CO₂ (CCS), considerati indispensabili per abbattere le emissioni residue del processo di produzione del cemento. Accanto a queste tecnologie breakthrough, Federbeton punta sulla sostituzione dei combustibili fossili con CSS – Combustibili Solidi Secondari e altre fonti alternative, sulla riduzione del rapporto clinker-cemento e sull’incremento dell’autoproduzione di energia rinnovabile.

La digitalizzazione e l’ottimizzazione dei processi produttivi ed energetici completano il quadro di azioni, con un impatto trasformativo che interesserà impianti e catene del valore.

«Il cemento è un materiale strategico per l’Italia, essenziale per infrastrutture, edifici sostenibili e strutture della transizione energetica. Con la nuova strategia di decarbonizzazione confermiamo la volontà di investire in innovazione e sostenibilità, ma chiediamo alle istituzioni un quadro normativo chiaro e stabile», ha dichiarato Stefano Gallini, Presidente di Federbeton.

Le richieste alle istituzioni e il ruolo del quadro normativo

Perché la strategia possa tradursi in azioni concrete e tempestive, Federbeton sottolinea la necessità di un quadro normativo ed economico favorevole. L’industria chiede di accelerare l’applicazione del CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism), includendo al 100% anche le emissioni indirette, e di rafforzare i controlli doganali per garantire una reale parità competitiva con le produzioni extra-UE.

Altre priorità riguardano la semplificazione degli iter autorizzativi per l’uso dei combustibili alternativi, tempi rapidi per l’autoconsumo da rinnovabili, indicazioni chiare per l’applicazione del DL Semplificazioni 77/2021 e l’introduzione di criteri premiali nei bandi pubblici per materiali a basse emissioni, coerenti con la tassonomia europea.

Durante l’evento, l’On. Massimo Milani ha confermato l’impegno del governo: «La semplificazione dell’utilizzo del CSS nel processo produttivo del cemento è un obiettivo importante che stiamo perseguendo».

FAQ – Decarbonizzazione del cemento e del calcestruzzo

Quali sono le principali leve per ridurre le emissioni del settore del cemento?

Le strategie comprendono la sostituzione dei combustibili fossili con combustibili alternativi come i CSS (Combustibili Solidi Secondari), la riduzione del rapporto clinker-cemento, l’adozione di tecnologie di cattura e stoccaggio della CO₂ (CCS), l’incremento dell’autoproduzione da fonti rinnovabili e la digitalizzazione dei processi produttivi ed energetici.

Quanto investirà l’industria italiana del cemento per raggiungere il net zero?

Da qui al 2050 sono previsti circa 5 miliardi di euro di investimenti, principalmente per adeguare gli impianti, introdurre tecnologie CCS, digitalizzare la filiera e migliorare l’efficienza energetica. I costi operativi cresceranno di circa 1 miliardo l’anno.

Quali sono le principali richieste delle imprese alle istituzioni?

Le aziende chiedono un quadro normativo chiaro e stabile, iter autorizzativi più rapidi per l’uso di combustibili alternativi e l’autoconsumo di rinnovabili, l’applicazione completa del CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism) e criteri premiali nei bandi pubblici per i materiali a basse emissioni.

Perché la decarbonizzazione del cemento è strategica per il Paese?

Il cemento è un materiale essenziale per infrastrutture, edifici sostenibili e impianti per la transizione energetica, come parchi eolici e fotovoltaici. La decarbonizzazione del settore non è solo una sfida tecnologica ed economica, ma anche un’opportunità per rafforzare la competitività dell’industria italiana e contribuire agli obiettivi europei di neutralità climatica. 


17/09/2021

L’industria del calcestruzzo protagonista della transizione ecologica

Indice degli argomenti:

La decarbonizzazione dell’industria del cemento è fondamentale se si vogliono raggiungere gli obiettivi climatici fissati dal Green Deal europeo: riduzione del 55% delle emissioni di CO2 al 2030 e la neutralità climatica al 2050.

Sì, ma come fare considerando che stiamo parlando di un settore particolarmente energivoro? E’ partita da qui la conferenza stampa di Confindustria-Federbeton (Federazione che rappresenta il comparto italiano del cemento e del calcestruzzo) durante la quale è stato presentato il percorso di decarbonizzazione della filiera elaborato da Federbeton in collaborazione con KPMG, Advisory sui temi della sostenibilità, con l’obiettivo di raggiungere la carbon neutrality nel 2050.

All’apertura dei lavori il Viceministro dello Sviluppo Economico Pichetto Fratin ha sottolineato che quello della transizione ecologica è un obiettivo da valutare nel lungo periodo e che vanno messe in atto azioni concrete in grado di conciliare la decarbonizzazione con la produzione delle imprese, che vanno salvaguardate. Dobbiamo inoltre avere uno sguardo globale, oltre il nostro paese o l’Europa.

Il settore del cemento rappresenta il 5% delle emissioni di CO2 rilasciate nel nostro paese, emissioni generate per circa due terzi dalla materia prima che compone il semilavorato clinker. Nel PNRR ci sono dei fondi dedicati a questo ambito che prevedono l’utilizzo dell’idrogeno e risorse per l’efficientamento energetico degli edifici.

Il percorso di decarbonizzazione dell’industria del cemento

A livello europeo le strategie della filiera del cemento tendono alla neutralità carbonica al 2050, in Italia ci sono alcune leve, ma siamo molto indietro. E’ necessario investire e potenziare l’economia circolare, utilizzare combustibili alternativi, come gli scarti contenuti nella biomassa e tecnologie di transizione a ridotto impatto CO2, sostituire i clinker con altri materiali e sviluppare tecnologie per la cattura delle emissioni di CO2 che non si possono evitare.

La produzione del cemento utilizza molta energia elettrica e termica perché i forni raggiungono temperature superiori ai 1.450 gradi centigradi. Per la loro alimentazione è necessario prevedere l’utilizzo di combustibili a ridotto impatto carbonico alternativi ai fossili (attualmente in Italia il più utilizzato è il pet-coke, di derivazione petrolifera, che viene importato con costi significativi anche di trasporto dal Golfo del Messico).

L’industria dei combustibili derivanti dai rifiuti che non si possono riciclare né riutilizzare è pronta, ma ci sono enormi complessità autorizzative. L’utilizzo di tali combustibili porterebbe a una diminuzione del 12% delle emissioni CO2.

La transizione al gas naturale – ovvero il combustibile fossile a minor impatto carbonico e all’idrogeno verde, che deve provenire da processi green, garantirà una diminuzione del 3% delle emissioni di CO2.

E’ poi necessario aumentare l’uso di energia proveniente da fonti rinnovabili ed efficientare gli impianti esistenti (-5% emissioni CO2).

Sviluppare cementi innovativi che contengano meno clinker, senza rinunciare alla qualità e sicurezza del prodotto finito, incide su un ulteriore -10% emissioni di CO2.

Fondamentale per la decarbonizzazione della filiera del calcestruzzo è poi lo sviluppo di sistemi di cattura della CO2 (Carbon Capture),  che da una parte richiedono importanti investimenti e lo sviluppo di infrastrutture di trasporto e stoccaggio, ma potrebbero garantire una riduzione del 43% di emissioni di CO2

Da un sistema di traporto delle materie prime più efficiente deriva una diminuzione del -16% emissioni CO2.
Infine scegliere calcestruzzo di qualità permette di ridurne le quantità senza rinunciare alla sicurezza e risparmiando il 5% di emissioni CO2.

3 le sfide da vincere per la decarbonizzazione

Durante la tavola rotonda cui hanno partecipato Roberto Callieri, Presidente di Federbeton e il Vicepresidente Antonio Buzzi, Edo Ronchi, Presidente Fondazione Sviluppo Sostenibile, e i rappresentati di Mise, Mite e Enea, è emersa l’importanza della collaborazione tra tutti gli attori della filiera e il necessario supporto delle istituzioni.

Perché ci possa essere la decarbonizzazione dell’industria del cemento sono tre le sfide che il settore deve vincere:

  • i processi autorizzativi devono essere semplificati per facilitare l’utilizzo dei combustibili alternativi
  • bisogna realizzare le infrastrutture necessarie per la transizione verso la rete gas, l’utilizzo di idrogeno, il trasporto e lo stoccaggio di CO2
  • bisogna considerare che i costi per la decarbonizzazione del cemento sono molto alti.

Nel 2019 ci sono stati 16,4 milioni di tonnellate di CO2 legate al settore, senza fare nulla entro il 2050 si arriverà a 19,8 milioni, grazie al percorso di decarbonizzazione si può viceversa raggiungere lo 0.

Ma saranno necessari 4,2 miliardi di euro di investimenti entro il 2050 e 1,4 milioni di extra-costi operativi annuali, ha spiegato Roberto Callieri, Presidente di Federbeton. Ogni soluzione possibile richiede importanti investimenti con un notevole aumento dei costi e dunque sono indispensabili adeguati strumenti di supporto. “In questo caso il ritorno dell’investimento va ragionato in termini ambientali e non economici”.

La Federazione auspica che ci sia un supporto alle imprese per lo sviluppo e l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia e che il settore del cemento sia inserito fra quelli energivori elencati nelle nuove Linee guida per gli aiuti di Stato per il clima, l’ambiente e l’energia, in modo da beneficiare delle agevolazioni per gli oneri indiretti della CO2 legati ai costi dell’energia.

Infine è necessario preservare a livello normativo la competitività dell’industria nazionale, se questo non accadrà molti stabilimenti potrebbero scegliere di delocalizzare in paesi extra UE con norme ambientali meno rigide, con il conseguente aumento di importazioni e un forte impatto sull’ambiente.

E’ dunque necessaria la rapida introduzione del meccanismo di tassazione del carbonio CBAM – Carbon Border Adjustment, in modo da combattere ad armi pari con tutti i paesi, proteggendo la competitività delle nostre imprese.

Articolo aggiornato – Prima pubblicazione settembre 2021

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