Nuova sede Fater

E’ stata da poco ultimata a Pescara la nuova sede della Fater ad opera dell’architetto Massimiliano Fuksas.
Sorge in Via Italica, tra il vecchio molino De Cesco e l’attuale sede della Fater stessa.
L’intervento si inserisce in un ottica di riqualificazione architettonica e sociale di questa area della città, già messa in atto dall’amministrazione locale e destinata a proseguire nell’immediato futuro.
La ricerca delle grandi firme internazionali per questa operazione non è stata una operazione di visibilità politica, ma la ricerca del meglio che si potesse mettere in campo per migliorare l’aspetto del quartiere e in definitiva della città tutta.
Di più, «con questo edificio percorriamo un itinerario che conduce a un’emozione ed è la gente e la comunità a chiedere emozioni» ha avuto modo di spiegare Fuksas durante la cerimonia di presentazione del progetto.
Un intervento dunque che accomuna in un’unica mossa necessità urbane, estetico- architettoniche, sociali via via fino ad un elevato comfort abitativo per i lavoratori, interpretando egregiamente la filosofia Fater, da sempre attenta ai bisogni dei propri dipendenti, certa che in un ambiente di lavoro migliore si lavori meglio.
L’edificio è stato concepito come un sistema di due corpi di fabbrica, molto diversi tra loro e sovrapposti: un volume a «L», dalle linee semplici e definite, e un secondo più irregolare, dall’andamento curvilineo e avvolgente.
Proprio dalla loro relazione e dal modo in cui sono accostati e collegati deriva l’identità del progetto, la sua connotazione architettonica e funzionale.
Anche l’organizzazione degli ambienti e dei relativi percorsi è diversificata a marcare ulteriormente le due anime dell’insieme: se l’edificio a «L» segue uno sviluppo fatto di parallelismi orizzontali, quello circolare dispone i suoi spazi radialmente ad un anello centrale di distribuzione.
Il primo è un edificio alto circa 21 metri, con una superficie di oltre 9000 metri quadri, e risulta aperto, con soluzioni che consentono l’ingresso della luce e aumentano la trasparenza degli ambienti.
Anche all’interno le pareti in alluminio e vetro realizzate con il sistema Schüco FW 50+ enfatizzano la permeabilità degli spazi e ne facilitano l’organizzazione. Il risultato è anche un incrocio di scorci che rendono gli spazi di lavoro particolarmente suggestivi.
Il corpo sovrastante è segnato da una struttura reticolare e costituisce il vero protagonista del progetto, che fa anche da landmark per quest’area della città.
Il sistema di facciata continua, progettato ad hoc dall’ufficio tecnico di Schüco Italia, che risponde perfettamente al disegno del progettista, si sviluppa come una serie di triangoli in vetro (1000 triangoli!), contornati da profili che si muovono nello spazio dando vita ad una superficie concava di grande impatto.
Le sezioni architettoniche dei profili variano da 84, 120 sino a 140 mm
I profili orizzontali Schüco sono traversi che formano una linea spezzata irregolare posizionata a livello di calpestio facendo anche da marcapiano; una guarnizione continua interna in EPDM garantisce la tenuta all’acqua delle giunzioni.
I profili verticali sono posti tra i traversi, fissati con cavallotti in alluminio e alla struttura in acciaio con staffe Schüco in alluminio.
I montanti diagonali sono fissati ai verticali con cavallotti in acciaio inox e alla struttura con staffe Schüco anch’esse in alluminio.
Lo sviluppo progettuale di tali strutture di montaggio ha richiesto necessariamente di tener conto della complessità della sequenza e delle modalità di posa in opera.
Tutti i profili sono angolati oppure hanno le sedi per le guarnizioni cingivetro angolari, passaggio questo tecnicamente complesso dal momento che l’inclinazione degli elementi vetrati cambia continuamente.
Particolare è il fatto che i serramenti sono agganciati sia internamente che esternamente.
Il sistema di facciata appositamente studiato ha richiesto la verifica delle sue prestazioni di tenuta acqua aria e vento.
Per questo motivo sono state condotte delle prove presso il laboratorio Schüco su un campione appositamente costruito.
Anche una bassa trasmittanza termica e un elevato isolamento acustico sono caratteristiche intrinseche dei profili.
A separare i due corpi, segnando il passaggio tra un volume e l’altro, è una terrazza panoramica che gira tutt’intorno alla struttura anulare.
Il contrasto tra l’orizzontalità del corpo a L e lo sviluppo verticale del volume sovrastante conferisce una particolare dinamicità all’intero complesso e risulta accentuato proprio dal leggero distacco creato dal vuoto della terrazza.
Questa ha una serie di percorsi e ampi spazi, lungo i quali è possibile intrattenersi nei momenti di relax e socializzazione.
Il sesto piano, a più di venti metri d’altezza, è occupato da una grande vasca d’acqua e attraversato da percorsi panoramici in legno.
Servizi, ascensori, vano scale e impianti sono alloggiati nel nucleo più interno, al centro dell’edificio, in modo da non compromettere la configurazione più esterna e visibile dell’intero complesso.
L’edificio è stato studiato per essere completamente autosufficiente, con servizi di accoglienza e per la ristorazione, e ha una gestione unica; vi lavorano, infatti, più di 300 persone.
Per stabilire un rapporto con l’esterno e il paesaggio marino, il complesso è stato progettato per essere completamente percorribile lungo tutti i lati, ed è rivestito, a tratti, con materiali naturali come il legno e la pietra.
Una città nella città dunque, che però non rimane chiusa in se stessa, declinando in questo modo le diverse scale dalla più grande, quella urbana via via fino a ricondurre il tutto alla scala umana, troppo spesso dimenticata e che il maestro ha saputo magistralmente recuperare senza rinunciare alle dimensioni del moderno.

Con Stahlbau Pichler l’eclettismo di Fuksas entra in simbiosi con il mare
La mano e la mente di Massimiliano Fuksas nella progettazione, l’affidabilità e l’abilità di Stahlbau Pichler nella realizzazione: ecco le solide basi della nuova sede dell’azienda Fater s.p.a. di Pescara.
Parliamo di un’opera straordinaria, dall’indubbio eclettismo e dall’inaspettata levità che si propone quale primo seme di una rinascita, quella dell’area Portanuova, destinata a passare da zona dismessa a quartiere “grandi firme” della città abruzzese.
L’edificio, che all’occhio dell’osservatore unisce grandi gocce di luce che richiamano i cristallini effetti del vicino mare ad un sovrastante anello all’apparenza fluttuante, si divide in realtà in tre diversi solidi corpi.
Il corpo A, edificato in calcestruzzo armato con elementi verticali, quali muri e pilastri, incastrati nella platea di fondazione, presenta colonne d’acciaio realizzate in continuità con i pilastri dell’edificio sovrastante. Si tratta di un corpo interrato, esteso su una superficie di 9070 metri quadrati. Al di sopra della fondazione sono collocati dissipatori sismici che sorreggono l’edificio, isolandolo dalla struttura circostante.
Il corpo B, che presenta una struttura ad “elle”, è l’entità inferiore e si sviluppa sino al sesto piano. E’ sorretto da un telaio formato da pilastri in calcestruzzo, rivestiti in acciaio e da colonne cruciformi in acciaio.
Il corpo C, infine, che costituisce l’elemento visivamente più spettacolare, ha una struttura anulare ed è realizzato sostanzialmente in acciaio. Esso è sorretto da tripodi in tubi d’acciaio che staccano quest’ultima struttura dal sottostante corpo B ed è costituito da 4 piani.
Il volume complessivo dell’opera è di 76.000 metri quadrati con un’altezza fuori terra di 41 metri.
L’edificio ha richiesto l’utilizzo di 650 tonnellate di acciaio.
Stahlbau Pichler ha realizzato la progettazione esecutiva di tutto il corpo C, il quale ha richiesto una perizia assolutamente straordinaria rispetto ai normali standard costruttivi: la struttura reticolare, posta esternamente all’edificio per il sostegno delle parti vetrate, è composta infatti da nodi geometricamente tutti differenti tra loro.
Per essi si è reso necessario un processo di lavorazione e di montaggio ad hoc con una conseguente ricercatezza artistica di notevole levatura.
Allo stesso tempo tali elementi hanno richiesto numerosi e sofisticati studi e calcoli sulla stabilità dell’opera presentando un andamento sorprendentemente contrario alla forza di gravità.
L’edificio infatti si deforma seguendo le tre dimensioni orizzontale, verticale ed obliqua e creando un effetto visivo decisamente singolare.
La parte superiore è sostenuta da dieci tripodi a tre, due o un braccio che rappresentano gli elementi più critici dell’intero edificio in quanto tutto il corpo C poggia ed è vincolato al corpo B attraverso questi sistemi tubolari all’apparenza esili ma nella realtà estremamente resistenti e verificati contro il sistema ondulatorio.
Una particolarità assoluta di questo edificio sta nella collocazione della facciata vetrata che non è esterna bensì interna al reticolo d’acciaio, con i vetri montati anch’essi dall’interno e non dall’esterno come accade solitamente.
Stahlbau Pichler si è occupata della cantierizzazione dell’opera attraverso la fornitura ed il montaggio sia delle strutture in acciaio che delle facciate vetrate dei corpi B e C ed ha messo in atto un controllo del flusso dei materiali in cantiere estremamente rigoroso.
Sono difatti circa 1000 gli elementi triangolari vetrati, uno diverso dall’altro, e circa 3000 gli elementi costituenti il reticolo di facciata del corpo C che hanno richiesto un montaggio perfetto, millimetrico.
Tutto l’acciaio impiegato per la realizzazione è stato ovviamente prodotto in Stahlbau Pichler.
Architettonicamente ci troviamo dinnanzi ad un edificio a strati dove un corpo dalle forme squadrate e sicure, ma dalla struttura forata e leggera, funge da sostegno ad un secondo elemento emergente, caratterizzato da una morbida struttura ad anello.
Gli stessi ambienti ed i percorsi interni all’edificio ricalcano la differente struttura dei due corpi: da un lato le linee corrono parallele affiancandosi in un andamento orizzontale, dall’altro invece gli spazi si dispongono assecondando i raggi dell’anello superiore.
Protagonista assoluta dell’edificio inferiore è la luce che s’irradia negli ambienti interni facendone spazi di lavoro estremamente gradevoli ed insolitamente vari.
Fra i due corpi si frappone, quasi a formare un immaginario cuscinetto d’acqua, la terrazza panoramica. Questo piano asseconda la fluidità e la rotondità dell’edificio superiore e offre un paesaggio caratterizzato dal richiamo agli elementi propri dell’ambiente circostante: aria ed acqua. Li ritroviamo difatti uniti nei piacevoli giochi delle vasche e nei percorsi panoramici in legno che contraddistinguono questo piano.
L’edificio è studiato per mantenere la più totale autonomia ed indipendenza con un’unica gestione. E’ pertanto dotato di propri servizi sia per l’accoglienza che per la ristorazione e di un parcheggio interrato con una capacità di 200 posti auto.
Ovunque, nella trasparenza delle forature del corpo inferiore, nella rotondità dell’edificio sovrastante, nei giochi delle vasche del sesto piano che rievocano direttamente l’elemento acquatico e nella luminosità dell’acciaio, materiale che, grazie all’abilità di Stahlbau Pichler, ha permesso di concretizzare i grandi effetti luce progettati dall’Architetto Fuksas, si può percepire il desiderio di creare un edificio in piena sintonia con il paesaggio circostante.
Pescara, città che unisce l’orizzontalità del mare alla verticalità del Gran Sasso posto alle sue spalle, ritrova la sue forme nell’architettura della sede Fater, nel disegno tracciato dai volumi di quest’opera che accosta la linea marcatamente orizzontale di un corpo alla verticalità sinuosa di un altro per mezzo di un piano acquatico.
Acqua e luce, riflessi d’acciaio e creatività: con Stahlbau Pichler l’eclettismo di Fuksas entra in simbiosi con il mare.

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