AI e ambiente costruito: l’intelligenza artificiale può aiutarci a decarbonizzare il settore edile? 26/06/2024
A Vicenza, lungo il fianco meridionale della Basilica dei Santissimi Felice e Fortunato, il Martyrion – o Sacello di Santa Maria Mater Domini – costituisce uno dei più importanti e noti esempi di arte paleocristiana giunti fino a noi. Nella tradizione della Chiesa delle origini, la testimonianza della fede attraverso il sacrificio della vita assumeva un’importanza esemplare: al culto martiriale – i due fratelli vicentini Felice e Fortunato furono decapitati ad Aquileia nel IV sec., durante le persecuzioni di Diocleziano – e alla conservazione delle reliquie erano perciò riservati specifici edifici, distinti dai templi principali. In questo caso, il sacello fu successivamente dedicato alla Vergine. Sito al di fuori della città romana, il complesso basilicale fu eretto in forme romaniche fra i secc. X e XII in sostituzione della preesistente chiesa di San Felice, distrutta nel 899 dagli Ungari. Si salvò il Martyrion – V sec – molto simile ad altri edifici a croce inscritta, come la Cappella arcivescovile di Sant’Andrea a Ravenna, quelli delle Santissime Teuteria e Tosca di Verona e di San Prosdocimo di Padova a Santa Giustina. Si tratta di un piccolo edificio composto da un corpo di fabbrica principale d’impronta quadrata, al cui interno è inscritta una pianta a croce greca: i corti bracci sono coperti da volte a botte; quello orientale è absidato. La porzione al centro della croce è quadrangolare ed è sormontata da una cupola emisferica, collegata alla base da pennacchi a quarto di sfera, contenuta entro un volume cubico centrale che, esternamente, sovrasta quello principale. A ovest, un atrio rettangolare coperto a botte e orientato in direzione nord-sud è annesso al corpo principale: a settentrione, collega il sacello alla basilica e, a meridione, alla sagrestia, già sala capitolare del limitrofo monastero. Le pareti interne sono in buona parte rivestite da lastre di marmo, mentre le porzioni superiori e le volte, originariamente celate da mosaici policromi, presentano oggi un nudo paramento in mattone faccia a vista; anche la cupola, in prevalenza ricoperta da intonaci scialbati a calce con tracce di decorazioni monocrome, era anticamente rivestita da mosaici figurati in pasta vitrea. I perimetrali sono articolati da paraste rettangolari, con l’unico aggetto rappresentato dall’abside poligonale. I laterizi impiegati nei paramenti esterni sono di modulo romano, mentre gran parte delle malte di stilatura dei giunti sono riconducibili agli interventi di restauro della metà del secolo scorso. Il progetto di restauro è stato redatto dall’arch. Marcella Michelotti, che ha anche diretto i lavori; sotto il controllo della dott.ssa Chiara Rigoni della Soprintendenza per i Beni Storici e Artistici, gli interventi di restauro sono stati condotti secondo severi principi conservativi e hanno interessato, oltre al Sacello, sacrestia, cripta e le adiacenze esterne, protraendosi per 10 mesi nell’anno 2007. Preceduta dal lievo delle manomissioni novecentesche – pavimento in ceramica, caloriferi di ferro e i falsi marmi decorati su compensato – un’attenta serie di analisi chimico-fisico-mineralogiche ha anticipato la pulitura delle volte mediante scialbatura e il restauro dei mosaici paleocristiani e dei marmi parientali proconnesi originali, provenienti dall’Asia Minore. In seguito, i lacerti degli apparati decorativi medievali e quattrocenteschi sono stati consolidati e ravvivati, riscoprendo piccoli reperti e decorazioni a cielo stellato di rara grazia. Nel Sacello, come nell’atrio e nella sacrestia, le pareti sono state riportate a intonaco a calce con l’impiego della finitura Tassullo TF01. Esternamente, analoghi interventi hanno interessato il manto di copertura – consolidato e manutenuto mediante l’inserimento di nuovi pluviali e grondaie – e, previa rimozione delle risarciture novecentesche in cemento, i paramenti murari; i giunti sono stati ristilati con malta di allettamento per mattoni faccia a vista Tassullo T20V e con malta per intonaco tradizionale Tassullo T25V, entrambe di calce idraulica naturale. A conclusione dei lavori, nel Sacello, è stato posato un sistema di riscaldamento a pavimento, coperto con la posa di un tappeto alla veneziana disegnato secondo la composizione ritrovata in sacrestia. Nelle due grandi finestre novecentesche in stile medievale sono state inserite vetrate artistiche disegnate e realizzate da Piero Modolo sui temi del Martirio e del Battesimo, rispettivamente nei colori rosso e blu. La collocazione del fonte battesimale, recuperato da un reperto barocco, e di un ara-altare che presenta le reliquie dei Martiri alla devozione e alla preghiera hanno completato l’allestimento liturgico di questo suggestivo spazio di culto. All’esterno, il ridisegno del prato circostante ha permesso l’installazione di un nuovo sistema di illuminazione e il riassemblaggio di un sarcofago ritrovato durante gli ultimi scavi archeologici, eseguiti nel 2005. Prodotti Tassullo per il restauro conservativo Per il restauro del Sacello di Santa Maria Mater Domini e degli spazi attigui nella Basilica dei Santissimi Felice e Fortunato, a Vicenza, i progettisti hanno individuato in alcuni prodotti Tassullo di calce idraulica naturale i più adatti per specifiche tipologie di intervento. In particolare, le malte Tassullo impiegate sono costituite dal legante di calce idraulica naturale FEN-X/A, prodotto mediante macinazione e cottura a basse temperature di calcari argillosi selezionati, inerti dolomitici selezionati (granulometria da 0 a 4 mm) e cellulose. L’assoluta assenza di cemento, il basso tenore di calce libera e il minimo contenuto di sali solubili rendono FEN-X/A un composto mineralogicamente puro, dotato di alta traspirabilità, facile lavorabilità, durabilità nel tempo e soprattutto assoluta compatibilità col costruito. Malta di allettamento T20V – Questa malta per l’allettamento e la risarcitura dei giunti nelle murature in mattone pieno contiene inerti selezionati con granulometria massima di 2 mm, è conforme alle norme UNI 998-2 e dispone di marcatura CE. Particolarmente indicata per gli interventi di restauro conservativo, presenta specifiche capacità preventive della formazione di efflorescenze saline: è stata impiegata per il ripristino dei giunti fra i laterizi dei paramenti murari faccia a vista. Malta per intonaco tradizionale T25V – È una malta ad alta elasticità e a basso ritiro, con inerti selezionati del diametro massimo di 3 mm, particolarmente adatta alle superfici idonee a ricevere l’intonaco: presenta elevate caratteristiche meccaniche, assenza di reattività in presenza di sali e un’alta adesione al supporto. Conforme alle norme UNI 998-1 e soggetta a marcatura CE secondo la normativa vigente, può essere impiegata per ristilare i giunti come anche per la realizzazione degli intonaci su murature interne ed esterne. Malta di finitura TF01 – Si tratta di un prodotto per interni ed esterni, caratterizzato da granulometria massima di 0,8 mm, elevata traspirabilità, alta resistenza e durabilità agli agenti atmosferici; è ideale in interventi conservativi per il suo rispetto nei confronti delle finiture con legami debolmente idraulici. Estremamente versatile, è utilizzabile su intonaci a base di calci aeree, leganti idraulici, calcestruzzo, solai a lastra, pannelli calcio-silicei o legno-magnesiaci e cartongesso. Il basso contenuto di sali idrosolubili favorisce, ad avvenuta asciugatura, una cromia uniforme delle superfici. Consiglia questo comunicato ai tuoi amici
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