Sicurezza antincendio in edilizia: come la nuova normativa aiuterà progettisti e inquilini

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Ogni anno muoiono circa 100 persone causa incendi negli edifici. Cosa si può fare? Una nuova normativa che partirà a breve può migliorare la situazione. Ecco come e perché

Sicurezza antincendio in edilizia: come la nuova normativa aiuterà progettisti e inquilini

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Che bisogno c’è in Italia di sicurezza antincendio in edilizia lo chiariscono i dati: ogni anno, gli incendi negli edifici causano circa 100 vittime, quasi 400 feriti e danni per un valore pari a circa l’1% del PIL secondo i dati FIVRA. Abbiamo ancora sotto gli occhi le immagini del grattacielo di Milano di 18 piani, andato a fuoco in meno di un’ora. Per fortuna non ci sono state vittime né feriti, ma i residenti ancora oggi hanno perso la propria abitazione.

Servono provvedimenti. La nuova normativa che andrà in vigore a luglio 2022, risponde in modo concreto alle domande di progettazione e costruzione delle abitazioni civili e rappresenta un punto di riferimento per la normativa europea. È questa l’opinione emersa in occasione di un recente convegno tenutosi a Milano.

Sicurezza antincendio in edilizia: un tema di rilevanza internazionale

Il problema della sicurezza antincendio in edilizia non è solo italiano. Nel Regno Unito, l’organizzazione nazionale per la sicurezza antincendio FPA (Fire Protection Association) ha messo in luce come dal 1998 a oggi gli incendi che hanno coinvolto le facciate siano aumentati del 500%.

Sicurezza antincendio in edilizia: un tema di rilevanza internazionale

Lo ha riportato Filiberto Lembo, architetto e docente alla Università Roma tre, in occasione del convegno milanese “La nuova regola tecnica sulle facciate e le chiusure d’ambito”, organizzato dal Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile, con l’Ordine degli Ingegneri di Milano e il Collegio Ingegneri ed Architetti di Milano, con il patrocinio e la collaborazione del Comune di Milano.

Lo stesso Lembo ha ricordato l’incendio occorso alla Grenfeel Tower nel 2017 il grattacielo di 24 piani fu avvolto completamente dalle fiamme. Il rogo causò la morte di 72 persone. Dopo quel fatto si scoprì l’esistenza di centinaia di edifici simili in Gran Bretagna e nel resto del mondo. Errori progettuali, materiali non pensati per resistere al fuoco sono due delle cause che entrano in gioco e che si sommano a errori umani.

Gli elementi positivi della nuova normativa

Si può rimediare alla situazione? Sì. Per questo nasce la nuova “Regola tecnica di prevenzione incendi per le chiusure d’ambito degli edifici civili” che promette di fare molto per garantire sicurezza antincendio in edilizia. Essa «rappresenta un aiuto essenziale per i professionisti del settore, che hanno finalmente a disposizione un riferimento certo per la progettazione e costruzione delle facciate», ha affermato Davide Luraschi, ingegnere e presidente del Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano.

Gli elementi positivi della nuova normativa antincendio

La nuova regola apporta diversi elementi di novità significativi, spiega a Infobuild lo stesso Luraschi. «In primis si passa da una linea guida che poteva essere adottata in modo volontario, ma che costituiva in ogni caso un valido aiuto progettuale (la Circolare DCPST 5643 del 31 marzo 2010 e DCPST n.5043 del 15 aprile 2013), a una norma obbligatoria per alcune tipologie di edificio. In questa norma viene dettagliata inoltre la classificazione dei materiali che possono essere impiegati e le possibili soluzioni di applicazione per gli edifici. Inoltre, interviene specificatamente sugli impianti, sulla loro ubicazione, sulla loro relazione con camini ecc». Cita inoltre anche gli impianti fotovoltaici che rientrano nelle specifiche di progetto della norma.

Luraschi chiarisce un aspetto passato inosservato: le vecchie linee guida sulle facciate erano sì volontarie, ma la Regola Tecnica Orizzontale (RTO) le indicava come valido riferimento per le facciate. «Viene da sé che dal 2015 ogni qualvolta si faceva un progetto antincendio usando il codice si dovevano applicare le linee guida delle facciate. È importante precisarlo in quanto non significa che con l’introduzione di questa nuova norma si passa da un consiglio ad un obbligo».

La differenza introdotta «è comunque eclatante in quanto siamo alle prese con una vera e propria normativa tecnica dedicata alle facciate che “parla la stessa lingua del codice”». Infine prende in esame anche il tema impianti e fotovoltaico, dando delle specifiche diverse e il progettista, caso per caso, dovrà valutare se attenersi alle circolari del 2012 o a questa nuova regola tecnica.

Una normativa italiana di respiro europeo

La stessa regola italiana di prossima attuazione ha elementi di grande novità e capace di rappresentare un riferimento persino in Europa. Rappresenta «la prima tappa di un percorso che ha permesso di adottare i provvedimenti normativi necessari per definire un quadro chiaro delle misure di sicurezza dei sistemi di facciata alla luce dei criteri di prova adottati dagli altri Stati membri della UE», ha affermato Sergio Schiaroli, architetto e Dirigente del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco

Davide Luraschi specifica in cosa si rende particolarmente interessante anche dal punto di vista del contesto normativo europeo: «viene definitamente abbandonata la normativa e la classificazione italiana precedentemente in vigore, per passare a quella europea. Le vecchie classi italiane, spesso fonte di errate interpretazioni, dubbi e incertezza classe 0 1 ecc.- scompaiono a favore delle classi europee standardizzate ed uniche. In altri ambiti (interni) rimane per fortuna la classe 1IM per gli imbottiti, unico virtuoso esempio europeo, il nostro, di classificazione di materiali imbottiti (materiassi cuscini, divani ecc.). Dal punto di vista europeo si ribadiscono le norme EN richiamate già anche nella RTO, ma la strada per una visione unica del tema sicurezza sulle facciate dal punto di vista europeo è ancora lunga».

Sicurezza antincendio in edilizia: il “rischio EPS e Superbonus”

Durante il convegno si è posto l’accento sul pericolo legato a un uso di materiali edili non conformi o che possono essere fonte di pericolo. Il massiccio ricorso al cappotto in EPS – trainato dal Superbonus in particolare – può comportare un fattore di rischio più alto d’incendio? «Certi tipi di EPS (polistirene espanso sinterizzato), ma in generale l’uso di molti materiali non classificati o con una bassa classe di reazione al fuoco, possono costituire un problema concreto», sottolinea ancora il presidente del Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano.

Sicurezza antincendio in edilizia: il “rischio EPS e Superbonus”

Il Superbonus 110%, che ha certamente dato una spinta al settore dell’edilizia e della progettazione, «dall’altra parte non ha posto la dovuta attenzione sull’uso dei materiali che si possono utilizzare». Il rischio concreto come sottolinea lo stesso Luraschi e confermato da molti dei partecipanti alla tavola rotonda del convegno a Milano – è che in taluni contesti la scelta di ricorrere a materiali economici rispetto ai più costosi materiali classificati ha contribuito a creare un ambiente costruito più “risparmioso”, ma certamente meno sicuro.

«Oggi tutti dicono quello che in sostanza stiamo dicendo da anni, sia nei vari convegni, sia nella Commissione Antincendio dell’Ordine degli Ingegneri, sia al Politecnico, dove sensibilizziamo i miei studenti alla ricerca sì di performances termiche acustiche, ma tenendo prioritariamente in considerazione quelle antincendio. È impensabile oggi pensare di progettare e costruire edifici non sicuri. La sicurezza deve essere una priorità».

Facciate ventilate: alcune considerazioni per la sicurezza antincendio

A proposito delle facciate ventilate: da dove partire per realizzarle in modo che possano essere sicure dal punto di vista antincendio? «Come per tutto quanto concerne la sicurezza antincendio, dal nostro punto di vista si deve partire da una approfondita conoscenza degli effetti dell’incendio, da come questo si sviluppa, dalla chimica e fisica dell’incendio stesso e della conoscenza dell’uso dei materiali. In sostanza dalla cultura della sicurezza antincendio», risponde ancora Luraschi a Infobuild. «Certamente questa norma, così come già la linea guida del 2010 e 2013, è un aiuto essenziale. La norma specifica, infatti, definisce come ci si deve comportare rispetto a questo tipo di facciate e il metodo progettuale da utilizzare».

Facciate ventilate: alcune considerazioni per la sicurezza antincendio

Evidentemente – spiega lo stesso ingegnere – la facciata ventilata è uno degli elementi più critici nei nuovi edifici, in quanto sfrutta l’effetto camino per aumentare l’efficienza energetica appunto. «Ma proprio questo effetto camino, in caso di incendio, può certamente aumentare la propagazione dell’incendio stesso ed il suo sviluppo così come la sua magnitudo».

L’effetto camino o il “trench effect” non sono fenomeni nuovi, sono noti a tutti e sono studiati da moltissimi anni (un esempio è l’incendio della metropolitana di Londra –  King’s Cross del 1987, che provocò 31 morti e 100 feriti). «È opportuno però che vengano conosciuti, studiati e contestualizzati quando si parla degli effetti che possono avere su edifici, facciate ventilate o ancora facciate architettonicamente complesse», rileva l’esperto.

«Le facciate ventilate sono state equiparate a quelle “a doppia pelle”, con cui nel gergo tecnico si intendono tipologie di facciate tecnologicamente differenti. Ciò comporta sicuramente un’attenzione maggiore su tipologie di facciate che erano dal punto di vista della sicurezza sottovalutate e che ora necessitano di accorgimenti molto restrittivi. Sicuramente tale introduzione porterà dei vantaggi in termini di sicurezza, ma i tempi per permettere al settore di allinearsi ci sembrano alquanto stretti».

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