Off-site per la riqualificazione: una visione condivisa per rinnovare l’edilizia

Occorre ristrutturare 35 milioni di unità immobiliari in Europa entro il 2030, garantendo prestazioni elevate e attenzione alla sostenibilità e alla circolarità. Come riuscire? Con l’off-site per la riqualificazione: un approccio vantaggioso che ha bisogno di essere compreso e condiviso

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Off-site per la riqualificazione: una visione condivisa per rinnovare l’edilizia

La necessità dell’approccio off-site per la riqualificazione edilizia è evidente se si considera che occorre ristrutturare in maniera profonda 35 milioni di unità immobiliari entro il 2030. C’è bisogno di farlo per contemperare agli obiettivi fissati dalla Energy Performance of Buildings Directive, che riprende la Renovation Wave, ma anche per ridurre sensibilmente la povertà energetica, che affligge circa 42 milioni di persone nell’UE.

La Direttiva “Case Green”, che l’Italia dovrà recepire entro fine maggio 2026, richiede a ogni Stato membro la predisposizione di un piano nazionale di ristrutturazione degli edifici, con una tabella di marcia che quantifichi la riduzione di consumi, emissioni e evidenzi il tasso annuo di ristrutturazioni. Per l’Italia è un obiettivo sfidante, dato che il tasso di rinnovamento edilizio è pari allo 0,85% annuo in Italia (contro l’1,7% di Francia e Germania), in un Paese che detiene uno dei consumi di suolo tra i più alti d’Europa.

Ecco, allora, che l’approccio off-site assume un valore strategico per cambiare l’inerzia e puntare a migliorare il patrimonio esistente.

Dall’on-site all’off-site: materiali e metodi per la prefabbricazione esistente”, convegno organizzato da Prospecta Formazione – Infoweb

Tecniche, prassi ed esempi non mancano in Italia, come hanno evidenziato i relatori presenti al convegno tematico “Dall’on-site all’off-site: materiali e metodi per la prefabbricazione esistente”, organizzato da Prospecta Formazione – Infoweb.

Off-site per la riqualificazione: prospettiva circolare attiva in Europa

L’adozione di pratiche off-site per la riqualificazione si rende necessaria anche in Europa, che conta 24 miliardi di metri quadri di edifici, tre quarti dei quali residenziali, ha rilevato Guido Callegari, docente di Progettazione tecnologica e ambientale dell’architettura e coordinatore del corso di progettazione off-site al Politecnico di Torino.

Intervento di Guido Callegari al convegno organizzato da Prospecta Formazione – Infoweb Dall’on-site all’off-site: materiali e metodi per la prefabbricazione esistente”,

Dalle pratiche e metodologie diffuse, dai Modern Methods of Construction, che hanno molte analogie con l’off-site, alle buone pratiche circolari diffuse in particolare in Danimarca e nei Paesi del Nord, sono svariati gli esempi circolari e sostenibili mirati a rinnovare al meglio gli edifici. Oltre alle necessità ambientali, le tecniche di costruzioni industrializzate evidenziano un altro importante vantaggio: la sicurezza in cantiere, tema delicato specie in Italia, dove gli incidenti sul lavoro nelle costruzioni sono quasi 40mila e 176 i morti (fonte: Inail).

Callegari ha evidenziato la componente hardware delle costruzioni che possono assimilarla all’automotive e ha delineato le possibilità di riuso e riciclo di molti materiali e parti di edifici per uno sviluppo virtuoso di pratiche circolari. Perché la pratica off-site per la riqualificazione prenda piede in modo diffuso anche in Italia serve stimolare «sinergie tra il mondo dell’impresa, della ricerca e degli investitori immobiliari. Questo confronto permetterebbe di accelerare alcuni processi già in corso in alcuni territori, che si pongono come hub di innovazione e delle vere e proprie reti di sostegno» cui guardare e su cui investire per espandere e rendere diffuse pratiche virtuose.

Da container a casa efficiente: l’esempio di cHOMgenius

I motivi utili per adottare l’off-site per la riqualificazione sono stati esemplificati da Elisabetta Ginelli, professoressa di Tecnologia dell’Architettura al Politecnico di Milano e referente cHOMgenius, progetto di economia circolare che trasforma container marittimi in disuso in case ad altissime prestazioni.

Intervento di Elisabetta Ginelli, professoressa di Tecnologia dell'Architettura al Politecnico di Milano al convegno organizzato da Prospecta Formazione – Infoweb Dall’on-site all’off-site: materiali e metodi per la prefabbricazione esistente”,

Come ha spiegato la docente, per realizzare questo progetto ci è voluto tempo (sono state un centinaio le riunioni preliminari), ma cHOMgenius ha permesso di riunire esperti della ricerca e dell’industria per generare una visione condivisa che ha portato a un modello non solo sperimentale, ma perfettamente replicabile. La stessa Ginelli ha sottolineato il valore della sostenibilità e della circolarità e, in particolare di due concetti: ri-progettare e ri-fabbricare, arrivando a una visione capace di unire l’uso consapevole delle risorse e delle tecniche e tecnologie per un modello abitativo capace di garantire sicurezza, flessibilità, gestione in uso e a fine vita. I risultati sono stati notevoli: il valore del riuso ha comportato una riduzione delle emissioni di CO2 del 51% e del 37% di energia incorporata.

In più c’è un altro elemento considerevole: la reversibilità dello stato del suolo, potendo contare anche su una riduzione dell’impatto dell’edificio, unito a tempi di realizzazione e montaggio ridotti e una precisione esecutiva «a scala di millimetri», ha evidenziato Ginelli.

Off-site in Italia: alla ricerca di una filiera

Per lo sviluppo dell’off-site c’è bisogno di un modello condiviso e di una filiera. Lo ha evidenziato Carlos Herce, ricercatore ENEA e membro del team di OFFICIO (Ottimizzazione Filiere oFf-site per la rIqualifiCazione dell’ambIente cOstruito). Si tratta di un progetto finalizzato alla caratterizzazione della filiera di produzione e fornitura delle soluzioni di Off-Site Construction per l’isolamento termico degli edifici, realizzazione di strumenti ad hoc per il suo sviluppo e per la sua integrazione e ottimizzazione energetica.

Intervento di Carlos Herce, ricercatore ENEA al convegno organizzato da Prospecta Formazione – Infoweb Dall’on-site all’off-site: materiali e metodi per la prefabbricazione esistente”,

Il lavoro è stato complesso, poiché «la filiera della riqualificazione edilizia italiana vede una molteplicità di attori coinvolti, dai progettisti ai costruttori – ha spiegato Herce –. L’aumento della richiesta di riqualificazione edilizia degli ultimi anni e il rapido processo di sviluppo hanno portato a problematiche relative alle forniture di materia prima e soluzioni e a una notevole frammentazione del mercato».

La prima mappatura ha previsto un intenso lavoro e contatti con cinque associazioni coinvolti nella filieria OSC e alla relativa identificazione di 116 aziende operanti sul territorio italiano coinvolte nella produzione e commercializzazione di sistemi e componenti per l’isolamento e il retrofitting degli edifici.

L’adozione di un approccio off-site per la riqualificazione richiede un cambio di paradigma, che include molti aspetti e priorità, elencate dallo stesso team OFFICIO in otto punti programmatici.

Ma i vantaggi offerti da questa metodologia sono così evidenti e importanti, in termini di sostenibilità, rapidità di esecuzione e di elevate prestazioni tecniche, che ne fanno un asse portante del futuro dell’edilizia nazionale. «Per rendere queste tecnologie una scelta comune, è necessario adottare un approccio integrato che implichi formazione e sviluppo delle competenze, aspetti normativi e di regolazione, politiche industriali e la creazione di un mercato stabile e orientato all’innovazione». Il ricercatore ENEA ha rilevato che lo sviluppo di una filiera OSC efficiente e sostenibile è fondamentale per accelerare la transizione ecologica, aumentare la qualità e l’efficienza energetica degli edifici e garantire il successo a lungo termine di soluzioni edilizie innovative.

Off-site italiano in bella mostra: le aziende che l’impiegano nel mondo

Ci sono diverse aziende che in Italia stanno portando avanti da tempo con successo un approccio off-site nella riqualificazione. Tecnostrutture ha messo a punto un procedimento che combina acciaio e calcestruzzo, efficienza e digitalizzazione, ottenendo rispetto di costi e tempi e anche un’attenzione alla sostenibilità (uso di travi d’acciaio all’84% riciclato, meno materie prime), garantendo elevati criteri di sicurezza ed efficienza strutturale. Il sistema brevettato è NPS (New performance Slim-System) e ha conosciuto uno sviluppo notevole, testimoniato da molti esempi, di cui anche quello italiano del Villaggio Olimpico di Milano, realizzato per essere Nearly Zero Energy Building e che verrà riconvertito in studentato, ha spiegato Luca Gennero, consulente tecnico-commerciale di Tecnostrutture.

Luca Gennero, consulente tecnico-commerciale di Tecnostrutture

In Danimarca con il sistema NPS è stato realizzato l’Odense University Hospital, ospedale più grande della Danimarca meridionale, un cantiere da 250mila metri quadrati. In particolare l’edificio centrale, di 30mila mq distribuiti su cinque livelli. Un team di tre operai monta in media 400 mq al giorno, composti da travi, pilastri e solaio e in dieci mesi ne sono stati montati 120mila mq.

Un altro caso esemplare è quello di Cellia, il sistema integrato di facciata realizzato da Focchi Group, ad alto contenuto tecnologico che si adatta agli edifici esistenti e alle nuove costruzioni, soluzione off-site per la riqualificazione edilizia e per il nuovo, vincitrice del Compasso d’Oro 2024.

È una delle soluzioni concepite da Focchi, come ha spiegato Gianluca Valenti, responsabile commerciale Italia di Focchi Group, mettendo in luce gli esempi anche molto famosi di progetti che spaziano dalla Torre Faro (sede di A2A) alla Allianz Iozaki Tower all’avveniristica City Wave Milano fino alla sede della Columbia University a New York disegnata da Renzo Piano.

La necessità di una visione comune: la parola alle imprese protagoniste

Nella tavola rotonda, sono stati messi in evidenza alcuni dei punti su cui porre attenzione per un pieno sviluppo dell’off-site per la riqualificazione e per le nuove costruzioni.

C’è la «necessità di andare oltre a barriere normative e culturali» che ancora gravano sullo sviluppo, ha messo in evidenza Anna Costa, project manager InnovaLight X Saint-Gobain. Nel frattempo c’è un mercato «che sta emergendo, anche se resta ancora molto frammentato e cauto, che si differenzia molto dal contesto francese, dove siamo presenti e dove ci sono realtà più consolidate», ha spiegato Elena Perlotti, prescription manager Alpac. Per accelerare la diffusione servono casi di successo da mettere in evidenza, ma «servono anche competenze tecniche più diffuse e una collaborazione più fattiva tra i personaggi della filiera».

Secondo Andrea Riva, responsabile tecnico Gruppo Bacchi EKORU, col tempo emergerà il valore aggiunto dell’industrializzazione dell’edilizia: «la crescente complessità del costruito, sotto forma di aspetti progettuali, strutturali, impiantistici sembra stia portando a un crescente interesse verso l’off-site come strumento per anticipare il più possibile la risoluzione di problematiche in produzione per contare su un cantiere che si muove più spedito e lineare. C’è bisogno di stimoli, e la normativa (dall’EPBD al PNRR) credo potrà fornirli».

Come ha testimoniato Vanni Bottaro, direttore commerciale Wolf Haus Italia, realtà da sempre specializzata nella prefabbricazione, «lavoro da 12 anni nel settore e debbo dire che l’evoluzione è stata incredibile, specie nelle nuove costruzioni. L’off-site è la strada più importante per accorciare i tempi, garantire i costi, ma c’è da comprendere che il valore dell’ingegnerizzazione a monte, che richiede il tempo maggiore, consente poi di avere i vantaggi citati». La vera innovazione, aggiunge Bottaro, consiste nell’approccio diverso tra committente e progettisti. Investire nella progettazione 3D, che con la prefabbricazione si fa da diversi anni, impone maggiore tempo iniziale, ma permette di andare a risolvere molti nodi e dettagli, che influiscono su un flusso più rapido ed efficiente in cantiere, evitando quanto più possibile modifiche in loco, riducendo anche emissioni e garantendo maggiore sicurezza.

 Solo con una progettazione condivisa – hanno concordato i relatori – è possibile arrivare a ottenere significativi risultati e attuare l’off-site in edilizia.

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