Tecnologia e innovazione in edilizia: occorre aprirsi alla digitalizzazione e all’inclusione 21/07/2025
A cura di: Raffaella Capritti Indice degli argomenti Toggle Venticinque anni di manutenzioni a singhiozzoDivari territoriali e buone pratiche da replicareLe proposte di Legambiente per il futuro della scuola Il XXV Rapporto Ecosistema Scuola realizzato da Legambiente in collaborazione con Fassa Bortolo, racconta una storia fatta di progressi troppo lenti e fragilità ancora diffuse. Dati, analisi e confronti sugli ultimi venticinque anni restituiscono l’immagine di un patrimonio scolastico che arranca tra manutenzioni discontinue, risorse insufficienti e divari territoriali sempre più profondi. A disegnare questo quadro le informazioni raccolte in 97 comuni capoluogo, per un totale di oltre 7.000 edifici dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado, frequentati da 1,3 milioni di studenti. Nonostante episodi drammatici come il crollo al Liceo Darwin di Rivoli nel 2008 abbiano acceso i riflettori sull’urgenza della sicurezza scolastica, solo il 31,2% degli edifici ha beneficiato di indagini diagnostiche sui solai negli ultimi cinque anni e appena il 10,9% è stato oggetto di interventi di messa in sicurezza. Allo stesso modo, i fondi per la manutenzione straordinaria diminuiscono: 39.648 euro per edificio nel 2024, in calo rispetto alla media quinquennale. “Per garantire edifici sicuri, sostenibili e adeguati ai bisogni educativi – spiega Claudia Cappelletti, responsabile nazionale scuola di Legambiente – la scuola pubblica italiana ha bisogno di investimenti regolari e consistenti nella manutenzione straordinaria e in quella ordinaria. Non basta stanziare fondi frammentati: serve un piano nazionale stabile e trasparente”. Venticinque anni di manutenzioni a singhiozzo Il bilancio di un quarto di secolo di monitoraggio evidenzia come la scuola italiana non sia riuscita a consolidare risultati stabili. Gli edifici che hanno ricevuto manutenzione straordinaria oscillano tra il 40% e il 60%, ma senza mai raggiungere una copertura sistematica. Parallelamente, la quota di scuole che necessitano di interventi urgenti resta elevata: dal picco del 40% dei primi anni Duemila, la percentuale si è assestata intorno al 30-35% per poi risalire fino al 40% nel 2024. Anche sul fronte dei servizi si registrano arretramenti significativi. Il trasporto scolastico, fondamentale per garantire il diritto allo studio nelle aree periferiche, è passato dal 38% degli edifici serviti nei primi anni 2000 a poco più del 20% nel 2024. Non va meglio per le mense scolastiche, presenti nel 73,7% degli edifici ma con un drammatico 38,8% nelle Isole. C’è invece una lenta crescita delle rinnovabili: se nel 2000 nessuna scuola era dotata di impianti, nel 2024 la quota arriva al 21,3%. Ma con questo ritmo, avverte Legambiente, serviranno oltre 70 anni per raggiungere la piena copertura. Sul rischio amianto, dopo un minimo storico del 4% tra il 2018 e il 2020, si registra oggi una risalita al 10%, legata più a nuovi monitoraggi che a un reale peggioramento. Divari territoriali e buone pratiche da replicare Il Rapporto sottolinea con forza l’asimmetria tra aree geografiche. Al Nord il 63,6% degli edifici è dotato di certificato di agibilità, mentre nelle Isole il dato crolla al 23,5%. In zona sismica 1, concentrata soprattutto al Sud e nelle Isole, meno del 15% delle scuole è stato adeguato alle normative antisismiche. Gli investimenti seguono la stessa traiettoria: nel 2024 il Nord ha speso in media 41.699 euro per manutenzione straordinaria, contro i 5.234 euro delle Isole. Eppure non mancano esempi virtuosi. Bologna, Parma, Vicenza, Pordenone e altre città hanno avviato scuole NZEB, realizzato interventi di bioedilizia e sperimentato comunità energetiche rinnovabili capaci di trasformare gli edifici scolastici in presìdi civici sostenibili. Palermo, Roma e Pesaro hanno invece puntato su palestre rigenerate, spazi digitali e mobilità dolce con pedibus e bicibus. Queste buone pratiche, ricorda Legambiente, rappresentano la prova che cambiare è possibile, ma occorre una regia nazionale capace di renderle patrimonio diffuso. Elena Ferrario, presidente di Legambiente Scuola e Formazione, sintetizza così il messaggio del Rapporto: “La manutenzione straordinaria c’è, ma non basta a contenere le urgenze. Serve una programmazione di lungo periodo, che rafforzi anche la manutenzione ordinaria, pilastro della prevenzione. E soprattutto servono servizi scolastici, spazi verdi, palestre e mense accessibili per garantire davvero pari opportunità educative”. Le proposte di Legambiente per il futuro della scuola Dal Rapporto Ecosistema Scuola 2025 emerge chiaramente che senza una strategia nazionale il divario tra scuole sicure, sostenibili e inclusive e quelle che restano indietro non potrà che ampliarsi. Per questo Legambiente avanza otto proposte al Governo, pensate per trasformare il patrimonio scolastico in un vero presidio educativo e comunitario. Innanzitutto, occorre rafforzare l’Anagrafe dell’edilizia scolastica, rendendola uno strumento trasparente e accessibile a tutti i cittadini, capace di restituire dati aggiornati sullo stato degli edifici e sugli interventi in corso. Allo stesso tempo, è indispensabile avviare un piano strutturale per la riqualificazione del patrimonio scolastico pubblico, superando la frammentazione delle risorse e garantendo criteri di riparto equi ed efficaci. Legambiente chiede anche di definire nuovi Livelli Essenziali di Prestazione che assicurino, in ogni scuola, standard minimi di qualità e servizi fondamentali come mense, trasporti, palestre accessibili, spazi verdi e connessioni digitali, così da superare le disuguaglianze territoriali. Le scuole devono essere valorizzate come presìdi civici e comunitari, attraverso la rigenerazione degli spazi e l’apertura extrascolastica, in dialogo con le esigenze dei territori. Sul fronte della sicurezza, l’associazione indica come priorità nazionale il completamento delle indagini diagnostiche e la messa in sicurezza dei solai, insieme all’adeguamento sismico e alle verifiche di vulnerabilità strutturale, soprattutto negli edifici situati nelle aree a maggior rischio sismico. Parallelamente, è urgente un programma nazionale di riqualificazione energetica e comfort climatico, che integri fonti rinnovabili, coibentazione e soluzioni innovative di gestione degli spazi. Un altro nodo riguarda il dimensionamento scolastico: la riduzione della popolazione studentesca non può tradursi in chiusure o accorpamenti indiscriminati, ma deve essere gestita con una programmazione condivisa tra Ministero, Regioni e territori, investendo in classi meno affollate e spazi didattici di qualità. Infine, Legambiente sottolinea la necessità di sostenere piani di mobilità scolastica sostenibile e partecipata, rafforzando trasporto pubblico, pedibus e bicibus, piste ciclabili e percorsi sicuri, con la figura del mobility manager a coordinare le azioni locali. Solo un approccio integrato e stabile, conclude il Rapporto, può garantire una scuola pubblica sicura, equa e capace di formare le nuove generazioni in ambienti sani e inclusivi. 30/01/2024 Ecosistema scuola in Italia: ancora non ci siamo Sicurezza antisismica, efficienza energetica, qualità: il patrimonio edilizio scolastico italiano è indietro su più fronti, come emerge dal rapporto di Legambiente. La speranza è il PNRR e il suo impatto A cura di: Andrea Ballocchi L’ecosistema scuola in Italia è messo male. Oltre che essere “aperta a tutti”, come prevede la Costituzione, dovrebbe essere anche sicura e di qualità. Invece stiamo parlando di un patrimonio edilizio nazionale, costituito da 40mila edifici, che è ampiamente datato: per buona parte è stato edificato prima del 1974, ovvero prima delle prime norme antisismiche. In un Paese che è tra quelli a maggior rischio sismico del Mediterraneo, come ricorda la Protezione Civile, è un paradosso. Lo è ancora di più se si pensa che la verifica di vulnerabilità sismica non è ancora stata effettuata in più del 65,2%. Inoltre negli ultimi cinque anni gli edifici in cui sono stati realizzati interventi di adeguamento sismico sono solo il 3,4%. Oltre che carenti sotto l’aspetto della verifica della tenuta sismica, gli edifici scolastici lo sono anche considerando l’efficienza energetica: solo il 5,4 % si trova in classe A, mentre ben il 73% stagna nelle classi più infime E, F e G. Questi dati emergono dall’ultima edizione di Ecosistema Scuola, il rapporto nazionale sulla qualità degli edifici e dei servizi scolastici curato da Legambiente. Ecosistema scuola in Italia: cosa emerge dal report sull’edilizia scolastica Proprio il report sull’Ecosistema scuola in Italia analizza molteplici aspetti. Ma la sintesi è già una sentenza: “In Sicilia e Calabria una scuola su tre necessita di interventi urgenti di manutenzione. Nel centro Italia colpito dal sisma del 2016 l’obiettivo messa in sicurezza delle scuole è ancora lontano.” Se consideriamo la scuola sotto la lente dell’edilizia, ci sono molti aspetti che destano sconforto. La messa in sicurezza delle scuole rimane una grande sfida; negli ultimi cinque anni gli edifici dove si sono svolti interventi di adeguamento sismico sono solo il 3,4%. Gli edifici scolastici costruiti con criteri di bioedilizia rappresentano l’1,3% del totale nazionale e solo lo 0,6% risulta edificato nell’ultimo quinquennio. Se, quindi, sono davvero poche le strutture pensate con criteri qualitativi e attenti all’ecologia, sono invece tantissime quelle che abbisognano di interventi sostanziali per la loro stabilità. Un esempio: le indagini diagnostiche dei solai, tra gli interventi di manutenzione degli edifici scolastici – che dovrebbero risultare prioritarie dato il pericolo connaturato a un loro potenziale crollo. Negli ultimi 5 anni gli edifici in cui risultano eseguite tali indagini sono solo il 30,5%. Ancora meno risultano gli interventi per la loro messa in sicurezza: appena il 12,7%. A proposito di interventi di manutenzione straordinaria, nell’ultimo quinquennio ne ha beneficiato poco più della metà (54%) degli edifici; almeno un terzo (33,2%) esprime l’esigenza di interventi urgenti. Fondi e PNRR, tra ritardi e tempi lunghi A questo punto viene da pensare che sia un problema di fondi quello che pone l’ecosistema scuola in Italia così indietro. Eppure così non sembra, almeno non del tutto. Nel rapporto si legge che nell’agosto 2019 sono stati stanziati 55,9 milioni di euro a favore dei Comuni, di cui 40 milioni a seguito di indagini diagnostiche su solai e controsoffitti di edifici pubblici adibiti ad uso scolastico e 25,9 per la realizzazione degli interventi di messa in sicurezza, resisi necessari a seguito dell’avvenuta esecuzione delle indagini diagnostiche, di importo maggiore a 20mila euro. “Ai fondi destinati ai Comuni per gli interventi di messa in sicurezza, nell’agosto 2021, sono stati aggiunti ulteriori 17,1 milioni di euro a beneficio delle province e città metropolitane. La scadenza per la conclusione dei lavori e rendicontazione è stata inizialmente fissata al 31 dicembre 2022 tuttavia, come oramai accade ripetutamente per tutte le misure afferenti a fondi per l’edilizia scolastica, tale scadenza è stata prima spostata a dicembre 2023 e attualmente al 31 dicembre 2024”. I soldi, quindi, ci sarebbero: quanto riportato fa pensare a un problema di gestione burocratica, di lentezza complessiva nell’impiegare soldi pubblici per sistemare infrastrutture prioritarie in un Paese che – in termini di ricchezza media per adulto – si posiziona tra i venti più ricchi al mondo (fonte: Global Wealth Report 2023). Sempre in termini di fondi e stanziamenti, il PNRR è la voce di riferimento. Nel considerare lo stato di avanzamento del Piano Nazionale, si deve valutare il suo impatto potenzialmente positivo su voci quali: asili nido, messa in sicurezza e riqualificazione dell’edilizia scolastica, estensione del tempo pieno – mense, infrastrutture per lo sport, costruzione di nuove scuole, nell’iter che va dal progetto, alla gara e all’aggiudicazione. Se si considera lo stato dei cantieri nelle diverse regioni italiane la prima evidenza è la grande differenza che sussiste tra Nord e Sud Italia. Si passa dal 73,8% di fondi aggiudicati in Trentino-Alto Adige (regione in assoluto più avanti delle altre, tutte si attestano sotto il 60%), al 24,2% in Campania. Quest’ultima regione è la seconda per numero di progetti (807) sulle cinque misure considerate dietro alla Lombardia, con 854. Malgrado il numero sia analogo, la differenza di avanzamento è evidente: in Lombardia i progetti aggiudicati sono quasi la metà (48,5%), in Campania solo uno su quattro. I tempi si dilatano, a fronte di un’emergenza di intervento sugli edifici scolastici che nella media nazionale del campione oggetto dell’indagine di Legambiente è presente per circa una scuola su tre, “ma i tempi di messa a terra delle risorse del PNRR vedono un andamento di più del 40% degli interventi ancora bloccato nella fase iniziale del progetto”. Efficienza energetica, spazi verdi, palestre: una situazione da migliorare Dall’indagine realizzata dall’associazione ambientalista sui dati forniti dai Comuni capoluogo di provincia, andiamo ora a considerare alcuni aspetti che riguardano l’ecosistema scuola in Italia. Torniamo sull’efficientamento energetico. Anche in questo caso il quadro viene definito “poco confortante”. Se i Comuni capoluogo che hanno realizzato interventi relativi all’efficienza energetica delle scuole, negli ultimi cinque anni, sono stati a livello nazionale il 79,2%, con uno scarto che va dal 92,9% delle amministrazioni del Centro al 45,5% del Sud, a beneficiare di tali interventi sono stati solo il 12,7% degli edifici italiani. Su 6.343 edifici oggetto dell’indagine, solo il 30,7% risulta disporre di certificazione energetica. Tra questi un esiguo 5,4% risulta essere in classe A, mentre un terzo è fermo in classe G; se poi si considerano le ultime tre classi energetiche si arriva a uno sconfortante 73%. Stentano a decollare gli edifici scolastici con impianti di energia rinnovabile: solo il 18,2% ne è provvisto. Si parla però di un dato parziale, riferito alle 71 amministrazioni che hanno risposto. Sul totale degli edifici provvisti, il 78,6% dispone di fotovoltaico, il 38% di solare termico. A proposito di palestre e spazi verdi, l’investimento complessivo del PNRR per la costruzione o la ristrutturazione di edifici nuovi o adattati, adibiti a palestre o impianti sportivi, è di circa 350 milioni per 445 progetti. Potrà giovare parecchio a migliorare la situazione di un Paese le cui scuole che non hanno la palestra sono la metà e dove c’è, un impianto su tre richiede la necessità di manutenzione urgente. Sugli spazi verdi e giardini, anche in questo caso gli edifici scolastici che contano sulla loro presenza sono il 68,7%. Un buon dato, verrebbe da dire, specie a fronte della situazione complessiva. Tuttavia, ancora una volta si evidenzia la forbice tra Nord e Sud. Nel settentrione gli edifici con giardini o aree fruibili sono l’81,8% di cui il 62,6% utilizzati per la didattica all’aperto; al Sud si passa al 45%, mentre nelle Isole si scende al 38,1%. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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