Palazzo dei Congressi di Rimini

Il nuovo Palacongressi di Rimini, costruzione eco-sostenibile firmata dal prestigioso Studio GMP di Amburgo e inaugurata il 15 ottobre scorso, è uno dei più grandi centri congressi d’Italia.
Sorge su un’area di 38.000 metri quadrati, fino al 2001 sede del vecchio quartiere fieristico, ed è dotato di uno spettacolare pavimento in legno realizzato in ciliegio americano (American black cherry).
Sul lato opposto di via della Fiera, su di una superficie all’incirca uguale sorgerà in futuro l’Auditorium della Musica. Il progetto del nuovo Palacongressi è firmato dall’architetto Volkwin Marg dello Studio GMP di Amburgo, già autore del progetto del nuovo Quartiere Fieristico di Rimini e annoverato tra le 15 maggiori firme dell’architettura contemporanea a livello mondiale.
Alla progettazione hanno inoltre collaborato importanti studi tecnici, tra cui: Mijic Architects per GMP (disegno esecutivo e il coordinamento architettonico del sito), lo Studio Favero e Milan (strutture), lo Studio TI (impianti) e lo Studio Land (verde).
Quarantadue sale e 9.300 posti La struttura si compone di due corpi principali collegati da un importante sistema di foyer con relativi servizi e da tre ingressi.
La superficie delle aree calpestabili è di circa 29.000 metri quadrati.
Il primo corpo ospita l’ingresso principale e si compone di due piani calpestabili con un’altezza massima di 23 metri. Al piano terra, il grande foyer di ingresso occupa una superficie di circa 4.000 metri quadrati.
È rivolto in direzione del mare e al suo interno è possibile organizzare eventi in totale autonomia.
Al primo piano si trova la grande conchiglia-anfiteatro da 1.600 posti con poltrone fisse, suddivisibile in due sale da 800 sedute.
Il secondo corpo è posizionato alle spalle del primo, collegato e integrato tramite il foyer, e contiene la sala principale da 4.700 posti – la conchiglia -, a sua volta suddivisibile attraverso pareti mobili e isolate acusticamente per ottenere fino a otto sale autonome e un certo numero di sale conferenze più piccole e altri spazi.
La filosofia architettonica A conferma dell’importanza delle tematiche ambientali nella filosofia dello Studio GMP, nell’ambito della riqualificazione è stato anche portato a termine un progetto complessivo riguardante il verde che collega la zona del Palacongressi al mare.
Ma la vera bellezza organica del Centro si trova all’interno della conchiglia: la pavimentazione in legno di ciliegio (American black cherry) proveniente da foreste nordamericane gestite in modo sostenibile.
Un pavimento industriale “cheap & chic” in ciliegio americano “L’idea iniziale di Volkwin Marg di utilizzare un parquet “industriale” da legno di recupero è successivamente mutata indirizzandosi ad un prodotto più chic e contemporaneo”, spiega Maurizio Bernardi della Adria Legno Service di San Clemente/Rimini, l’azienda che ha interpretato questo progetto organizzandolo, realizzandolo e, infine, posando i pavimenti. “Inizialmente – continua Bernardi – i progettisti cercavano un prodotto facilmente reperibile sul mercato ma che avesse delle caratteristiche in un certo senso uniche, in breve un qualcosa che il mercato non offriva. È a questo punto che siamo intervenuti noi, partendo dalla logica di reperire il miglior prodotto grezzo disponibile sul mercato (che però rispettasse i criteri di prezzo e qualità richiesti dal committente) per arrivare a un prodotto “pseudo-cheap” ma di grande qualità visiva. Tutto ciò in tempi ristrettissimi, secondo quanto richiesto dal committente. Uno dei passaggi fondamentali era il reperimento del materiale e la gestione logistica, e in questa fase è stato fondamentale il rapporto di lunga collaborazione con la Imola Legno di Imola (a oggi prima azienda in Italia nella distribuzione di legname) che ci ha fornito i dieci container di ciliegio americano necessari per produrre i circa 7.500 metri quadrati di pavimentazione finita necessari al progetto.
La scommessa era quella di trasferire nella pavimentazione finita sia le colorazioni calde e venate, sia le irregolarità delle sfumature dell’American black cherry. In breve, dovevamo cercare di trasformare un “semplice” pavimento in legno in un vero e proprio complemento architettonico essenziale al risultato finale del progetto, una lettura dove alla valorizzazione dell’American black cherry facesse da contraltare la valorizzazione dell’insieme dell’opera”.
Il risultato è un parquet “cheap & chic”, come è stato definito da Bernardi, composto da listoncini di 2x2x30 centimetri assemblati fra loro in mattonelle da 20×30 centimetri e installate a mano in tutto il complesso congressuale di oltre 40 sale, mentre nell’anfiteatro si è proceduto con lavorazioni molto più complesse, partendo dal pistoncino-base.

Il pavimento dell’anfiteatro
Le mattonelle sono state prima incollate su un supporto di multistrato fenolico ad alte prestazioni meccaniche, quindi sono stati creati tanti pannelli che, in seguito, sono stati lavorati da un centro di lavoro a controllo numerico generando tanti segmenti di cerchio destinati a comporre 19 gradonate di diverso diametro e sviluppo.
“Per giungere a questo risultato – continua Bernardi – si sono dovuti risolvere grossi problemi di non complanarità con le quote di progetto del manufatto prefabbricato che forma la struttura portante della “conchiglia”.
L’anfiteatro, infatti, non aveva le quote di progetto adeguate alla parete mobile che divide l’emisfero in due spicchi, quindi oltre alle lavorazioni ideate per rendere perfette le curvature del pavimento si doveva risolvere anche il problema, probabilmente il più complesso di tutti gli altri, di creare il punto di battuta sui quattro assi dello spazio.
La soluzione è stata trovata producendo delle lamiere, sagomate e saldate a controllo numerico da un artigiano metalmeccanico, che definiscono nello spazio le quote esatte delle varie gradonate.
Le lamiere sono state ancorate alla sottostruttura portante presente all’interno della conchiglia in modo da creare l’alloggiamento su cui sono stati montati gli elementi in piano e quelli in alzata.
Altra scommessa vinta sono stati i gradini (stiamo parlando di oltre 400 alzate intermedie), elaborati per essere perfettamente complanari con il resto dell’allestimento e sviluppati sempre con il processo CAD-CAM con cui era già stato realizzato il resto della pavimentazione.
Il risultato nell’anfiteatro è a mio avviso sorprendente – conclude Bernardi – abbiamo creato un mobile di oltre 2.000 metri quadrati che, per complessità architettonica e armonia estetica riflette perfettamente i “desiderata” del progettista, rappresentando una fedele trasposizione dal rendering di progetto alla realizzazione.
E qui il ciliegio americano si esprime al meglio spingendomi a dire che rappresenta la parte architettonica preponderante sull’insieme”.

Un’opera eco-sostenibile
Oltre all’impiego del legno di ciliegio proveniente da foreste statunitensi gestite in modo sostenibile il complesso vanta altre misure di costruzione “verde” mirate al risparmio di energia, fra cui: un impianto di recupero delle acque piovane per l’irrigazione delle aree verdi, caldaie a condensazione di ultima generazione, controllo dell’illuminazione e ampio uso di materiali da costruzione ecologici.

Allegati in pdf
Planimetria sala anfiteatro
Sezione sull’asse 13
Innesto pedata-alzata



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