Il progetto del futuro museo d’impresa della Henraux: la storia viva del marmo

Henraux, nel campo della escavazione e lavorazione dei blocchi di marmo, è un nome di antico prestigio, che evoca una storia a un tempo di forte radicamento locale, strettamente interconnessa con la vita e il lavoro delle genti della Versilia, e di apertura e orizzonte internazionale, ricca come è di collaborazioni in progetti di architettura di risonanza mondiale e del dialogo serrato e proficuo con i grandi nomi della scultura dello scorso secolo: Henry Moore, Hans Arp, Joan Mirò, Henri Georges Adam, Isamu Noguchi, solo per citarne alcuni.Marmo Henraux per Taikoo PlaceIndice:

In pieno rilancio dopo aver attraversato anni di crisi, grazie all’intelligente dinamismo strategico del suo nuovo management,la società della Versilia ha saputo ritrovare proprio nella sua storia il corretto indirizzo per interpretare il difficile scenario presente dei mercati e per gettare un ponte verso un futuro, ove nuovi soggetti e nuovi protagonisti, provenienti dalle aree in via di sviluppo, si affacceranno, ancor più prepotentemente di oggi, sul palcoscenico della competizione globale.

Un museo “laboratorio” per una cultura viva del marmo

“Non vogliamo essere imprenditori puri. (…) Un’impresa non è fatta solo di edifici, macchine, addetti, uffici e documenti commerciali; un’impresa è anche la sua storia e se ha la fortuna di averne una lunga il suo patrimonio si allarga ed acquista valore aggiunto”.Vista da altra angolazione del modello dell’interventoIn queste poche parole di Paolo Carli, l’attuale presidente della Henraux, contenute nel bel testo di presentazione dell’iniziativa (“Henraux dal 1821: progetto e materiali per un museo d’impresa”, Bandecchi e Vivaldi Editori), si trova delineata, tutta e intera, la filosofia imprenditoriale che ha condotto l’attuale dirigenza a immaginare la creazione di un museo “laboratorio” sul marmo, progettando la trasformazione in tal senso dell’antico sito aziendale di Querceta.

Una trasformazione, dunque, voluta nel solco di una continuità con la propria tradizione, e di una presentazione dei migliori frutti di questa, nonché di riattivazione di un circuito virtuoso, di coinvolgimento emotivo e professionale, di progettisti, scultori e designer chiamati a collaborare alla definizione degli sviluppi futuri della società e, più in generale,delle tecniche di lavorazione del marmo.Assonometria concettuale dell’interventoIn tal senso, infatti, il museo d’impresa dell’Henraux, così come elaborato nel progetto già presentato a stampa e autorità locali, è inteso piuttosto quale laboratorio che non come mera esposizione di una collezione pur significativa di pezzi; autentico e vivo centro di formazione e interscambio, dunque, tra il mondo della professione e dell’arte e quello dell’impresa e del “saper fare” artigiano.

Il sito: da archeologia industriale a incubatrice d’innovazione

Il nuovo museo sorgerà, come si è detto, sul sito dell’antico stabilimento di Querceta della società, concorrendo per tal verso anche la riqualificazione urbana e viabilistica di un’area centrale nel tessuto edificato del contesto.

Quattro gli elementi fondanti l’idea progettuale, sulla scorta di linee guida d’impianto generale e di dettaglio elaborate dagli Architetti Bedini e Carli con il supporto dall’architetto americano Craig G.Copeland (Senior Associate del celeberrimo studio Cesar Pelli di New York):

  • Il ridisegno dell’area adiacente alla stazione ferroviaria di Querceta, sì da riordinare il polo infrastrutturale evitando le attuali interferenze con l’insediamento esistente, migliorando i collegamenti con le principali direttrici stradali e autostradali e integrando in un unico terminal lo scambio intermodale tra mezzi su gomma e su ferro e fra quelli pubblici e quelli privati.
  • L’ampliamento e la contestuale riorganizzazione funzionale delle attività produttive, secondo una logica di efficienza/efficacia tesa a migliorare le condizioni lavorative interne (con un significativo incremento degli standard di sicurezza e della qualità degli ambienti di lavoro), la razionalità delle percorrenze, la visibilità di ampi settori della produzione da privilegiate postazioni disponibili per i visitatori e i non addetti ai lavori.
  • La ristrutturazione degli antichi padiglioni e della vecchia palazzina degli uffici, da destinarsi a sede degli spazi espositivi e archivistici (testimonianza di una storia e di una cultura materiale, a metà tra arte e commercio, di rara ricchezza), attraverso anche un diradamento delle superfetazioni volto a creare uno spazio allestitivo all’aperto per la scultura monumentale, nonché a ritagliare un sistema di luoghi più facilmente caratterizzabili sul piano delle rispettive identità autonome.
    Si tratta di vere e proprie strutture di archeologia industriale, con le maestose capriate lignee che dettano la scansione ritmica dello spazio interno.
  • La bonifica e il recupero a destinazione mista (attrezzature di uso collettivo pubblico; attrezzature commerciali; parcheggi; funzioni residenziali e studi per artisti e professionisti) dell’area della Pantanella, a immediato ridosso della zona produttiva, con rimozione dei detriti presenti e ivi accumulatisi e riqualificazione per tal verso dell’intero sito.

Completano il progetto, la creazione di un atelier per artisti e della scuola sulle tecnologie e le applicazioni del marmo nell’architettura, intesa quale punto di incontro con la cultura universitaria della progettazione, nazionale ed internazionale, in vista anche dell’organizzazione di eventuali futuri corsi di specializzazione.

Uno sguardo sulla produzione e sulla creazione

L’idea centrale del progetto del nuovo museo è quello di un “palcoscenico”, che permetta di osservare e cogliere i diversi aspetti del processo produttivo e creativo che ruotano intorno alla lavorazione del blocco di marmo, collegando come un filo rosso i diversi episodi architettonici dell’area.

Si potranno così osservare gli artisti intenti nella scultura delle loro opere, con il frenetico lavorio delle punte teso a dare anima al materiale inerte cavato dalla roccia; ammirare le opere monumentali della collezione Henraux, qui riunite in un’armonica e appropriata sede; soffermarsi a contemplare la vivace vita del “piazzale”, con gli addetti in manovra, intenti alla movimentazione dei blocchi e delle lastre di marmo secondo le necessità produttive del momento.

E poi avere la possibilità di uno scambio di opinioni e di suggestioni nella mensa aziendale, aperta anche agli ospiti-artisti e ai visitatori. Tornerà, in tal modo, a rinsaldarsi, come nella migliore tradizione dell’azienda, dimensione locale (con le piccole storie dei singoli che vi lavorano) e respiro universale (portato dai visitatori e dagli artisti esterni); perché, in fondo, questo è il destino del blocco di marmo da sempre: estratto dal fianco di una montagna che non può che essere una delle maestose cime delle Apuane, per poi viaggiare verso le più disparate e lontane mete recando con se il meglio della cultura e dello spirito imprenditoriali italiani.



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