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Un rapporto elaborato dal Centro Studi del Consiglio Nazionale Ingegneri ha evidenziato l’impatto che l’emergenza coronavirus ha avuto nel settore dei servizi di ingegneria e architettura, con dati che appaiono piuttosto allarmanti.Il rapporto del Centro Studi del Consiglio Nazionale Ingegneri mostra uno scenario preoccupante, ipotizzando una perdita di fatturato per il 2020 di circa 800 milioni di euro riconducibile alla crisi innescatasi in seguito alla diffusione del Covid-19. Si tratta di un numero significativo che si traduce con una flessione dell’11% circa rispetto al 2019; se consideriamo, poi, oltre agli ingegneri e agli architetti, ulteriori figure professionali impegnate nella filiera dei servizi di ingegneria, questa flessione subisce un’ulteriore rialzo al 12%. Le stime sono state elaborate sulla base delle prime proiezioni inerenti al quadro macro economico, indicando una possibile flessione del Pil su base annuale almeno dell’8%; flessione che coinvolge il settore degli investimenti minandola stabilità del comparto delle costruzioni. I numeri della recessione del comparto delle costruzioni Per quanto riguarda gli investimenti nel settore delle costruzioni la stima è quella di un calo di fatturato del comparto allargato dei servizi di ingegneria da 9,65 miliardi di euro del 2019 a 8,48 miliardi. Se consideriamo nello specifico i singoli professionisti e le società di ingegneria insieme la situazione risulta essere ancora più preoccupante, con un ipotetico calo di fatturato da 7,58 miliardi stimati per il 2019 a 6,75 miliardi stimati per il 2020. Questi numeri sono ricavati considerando la fase acuta della crisi tra la fine di febbraio ed i primi di maggio 2020, con una ripresa della crescita del sistema economico in assenza di ulteriori lockdown da metà maggio in poi. Non ci sono dubbi sul fatto che l’emergenza Covid-19 abbia posto l’Italia in una condizione di sofferenza imprevedibile, tuttavia bisogna riconoscere che il settore dei servizi di ingegneria e architettura si trovasse già in una situazione di relativa debolezza, soprattutto per quanto riguarda la cerchia dei liberi professionisti attivi all’interno di studi di dimensioni contenute. Questa osservazione accende i riflettori su una serie di problematiche che da anni intaccano il sistema-lavoro, testimoniate dalle dichiarazioni di livelli reddituali particolarmente contenuti da parte di chi esercita la libera professione, specie se la professione è sostenuta dallo svolgimento di lavori a progetto. I dati di Inarcassa per il 2019 parlano di un reddito professionale medio dei propri iscritti pari a 27.897 euro, con valori superiori per gli ingegneri. Le considerazioni dei presidenti del Centro Studi e del Consiglio Nazionale Ingegneri Armando Zambrano, Presidente CNI espone il suo punto di vista a proposito: “Se la crescita del fatturato negli ultimi anni fosse stata più sostenuta oggi probabilmente si potrebbe guardare agli effetti del lockdown con minore preoccupazione. Invece nel mese di aprile 2020 quasi 83.000 iscritti ad Inarcassa hanno fatto richiesta dell’indennità di 600 euro erogati dallo Stato secondo quanto disposto dall’art. 44 del cosiddetto Decreto “Cura Italia”. Ciò testimonia in modo molto chiaro il senso di disagio crescente tra molti professionisti, ma soprattutto la loro condizione di fragilità. Tuttavia, va detto che, al contrario di quanto accaduto nel 2008, oggi siamo in parte preparati. Sappiamo già, ad esempio, che non va assolutamente interrotto il ciclo di ripresa degli investimenti in opere pubbliche innescatosi negli ultimi tre anni. Le Amministrazioni Pubbliche non devono interrompere il programma di affidamenti della progettazione e dell’esecuzione dei lavori attraverso bandi di gara. È determinante semplificare i procedimenti per l’assegnazione di incarichi professionali da parte delle amministrazioni pubbliche e garantire il flusso degli affidamenti. Servono, infine, una serie di misure di natura fiscale che dovranno aggiungersi ai primi provvedimenti intrapresi dal Governo e dalle Casse nelle ultime settimane in favore dei liberi professionisti, per la cui implementazione come CNI e come alleanza CUP-RPT ci stiamo battendo e che giudichiamo ancora insufficienti”. Giuseppe Margiotta, Presidente del Centro Studi CNI, aggiunge: “Il rapporto attesta che, nonostante la leggera fase espansiva degli ultimi anni, il contesto nel quale i professionisti dell’area tecnica si trovano da tempo ad operare rimane fragile. I dati analizzati confermano, infatti, come la gran parte degli studi di ingegneria e di architettura non sia riuscita negli ultimi anni a generare vera massa critica, aumentando il proprio potere di mercato. Al contrario, siamo in presenza di un equilibrio piuttosto instabile che potrebbe accentuare i contraccolpi della crisi in atto o che potrebbe rendere più lenta e particolarmente difficile la fase di ripresa, quando essa, come noi tutti auspichiamo, finalmente si manifesterà”. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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