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Il Palazzo Reale di Palermo ospita dal 13 gennaio la mostra “Il muro ha un suono”, prima personale dell’artista siciliano Vincent Bios che ha scelto di utilizzare i pannelli termoisolanti della multinazionale spagnola Ursa come supporto fisico e concettuale per le sue opere bidimensionali. Arricchito da esperienze artistiche in Cina e da recenti esposizioni a Boston e Berlino, l’artista fa ritorno nella sua terra natale con un progetto straordinario e inusuale, in bilico tra pittura e installazione. Le opere di Bios sono frutto di una ricerca personale che indaga la dimensione sociale, affrontando temi spigolosi come l’aborto, le sopraffazioni, la violenza, le barriere fisiche e mentali e l’ecologia. Bios, URSA e l’ambiente Proprio la sensibilità verso l’ambiente è il fil rouge che ha permesso l’unione con URSA e il polistirene estruso. I pannelli di XPS su cui l’artista ha lavorato sono infatti costituiti da una struttura cellulare chiusa contenente aria. Grazie ad un particolare processo di estrusione, l’espansione viene effettuata senza l’utilizzo di HCFC, nel rispetto delle più recenti normative europee. Il risultato è un manufatto finito densamente omogeneo, a struttura molto regolare per forma e dimensioni delle celle, caratteristiche che lo rendono un materiale isotropo ed ecocompatibile. I suoi impieghi preferibili in ambito edile sono l’isolamento termico di solai, pareti, coperture piane e inclinate, in cui URSA XPS si dimostra assolutamente affidabile e duraturo grazie all’elevata resistenza meccanica e all’eccellente impermeabilità all’acqua. Ulteriore campo di applicazione è costituito dai “tetti alla rovescia”, ovvero i sistemi che prevedono la posa dell’isolante sopra il manto impermeabile. Le opere Nei pannelli di polistirene URSA, Bios ha colto la possibilità di assemblare i materiali più disparati – pittura, oggetti di riciclo, plastiche, tessuti, cemento – in composizioni che vanno dalle piccole alle grandi dimensioni, per un lavoro artistico che ha il pregio di offrire un forte impatto visivo ed emotivo. Lavorando sull’essenzialità della materia ‘pannello’, l’artista ha operato per sottrazioni che rendono le creazioni ancora più intense. E così il polistirene URSA è cosparso di cemento o lasciato quasi a vivo e perforato da proiettili di vari calibri, Magnum, piombini, Lupara. L’intento di Bios è quello di ricostruire e proteggere la memoria che nella superficie si incunea come le pallottole che la trafiggono per espandere il silenzio e non smarrire il ricordo. Il muro ha un suono. Consiglia questo comunicato ai tuoi amici