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In un quadro economico che manifesta segni di risalita, seppur necessiti di un rafforzamento attraverso azioni politiche stabili, stride l’andamento ancora divergente del settore delle costruzioni, che è strategico per la crescita sia sul piano congiunturale sia su quello strutturale della competitività. La domanda è crollata (la sua flessione è stata un multiplo di quella, pur già pesante del PIL) e rimane estremamente fiacca. Il settore edile aveva rappresentato, fino a prima della crisi, uno degli assi portanti della pur contenuta crescita della nostra economia. Tra il 2007 e il 2014 l’Ance ha stimato un calo degli investimenti in costruzioni del 34% e l’occupazione diretta, tra il 2008 e il 2014 si è ridotta del 30,5% (-470 mila unità). Purtroppo, anche negli ultimi dati sui conti economici nazionali continua a mancare il contributo essenziale delle costruzioni; nel secondo trimestre di quest’anno, gli investimenti in costruzioni sono calati dello 0,8% rispetto al trimestre precedente e dell’1,9% rispetto allo stesso trimestre del 2014, mentre si registrano variazioni positive per quasi tutti gli altri aggregati macroeconomici. Il 2015 sarà, quindi, per l’edilizia ancora un anno difficile, nonostante l’andamento costantemente positivo, benché limitato, delle ristrutturazioni. Dal lato dell’offerta, va però sottolineato che le imprese continuano a sviluppare la loro competitività e a mietere successi sui mercati esteri. L’intera filiera produttiva non ha mai smesso di investire nell’innovazione tecnologica e di prodotto e presenta vantaggi competitivi che aspettano solo di essere sfruttati con una adeguata politica industriale, capace di integrare obiettivi di rilancio produttivo, di efficienza energetica e di sostenibilità ambientale. La dimostrazione più evidente di questa rilevante potenzialità è data dall’esperienza maturata grazie alle misure di incentivazione delle ristrutturazioni edilizie e – più recentemente e in misura più significativa – degli interventi per l’efficienza energetica degli edifici. Tra l’altro, le pesantissime manovre fiscali degli ultimi anni sulla proprietà immobiliare (+111% a fronte di una media europea del 23%, secondo i dati Eurostat) hanno portato il nostro Paese al terzo posto in Europa per livello di tassazione sulla casa. Da ultimo, il rilancio degli investimenti privati non può prescindere da un alleggerimento ed una razionalizzazione del prelievo sugli immobili di impresa, oggi gravati dalla confusa sovrapposizione di IMU, TASI e TARI e da una pressione fiscale in continuo aumento per far fronte alle esigenze di gettito degli enti locali. Nel 2014 il prelievo IMU e TASI sugli immobili delle imprese industriali (inclusi nel gruppo catastale D) è stimabile tra i 5,3 e i 5,5 miliardi di euro1 . Il trend in aumento della tassazione immobiliare è legato anche a fenomeni patologici – più volte denunciati da Confindustria – quali l’inclusione del valore dei c.d. “macchinari imbullonati” nella determinazione della rendita catastale degli immobili produttivi, che ha comportato una tassazione patrimoniale surrettizia dei macchinari di impresa. Il Governo ha annunciato un importante programma di riduzione del carico fiscale, in linea con le esigenze dell’economia, a cui Confindustria ed Ance guardano con grande attenzione. Lungo questa direttrice dovrebbero muoversi anche interventi rivolti al settore delle costruzioni, che rappresenta un volano per l’intera economia. Confindustria ed Ance ribadiscono che le costruzioni, oggi e ancor più in prospettiva, siano una filiera industriale tecnologicamente avanzata e capace di rispondere ai nuovi bisogni immobiliari, residenziali e non-residenziali; un’industria orientata, alla qualità, all’efficienza, alla sostenibilità e all’innovazione, più al recupero che al consumo del territorio. Per questo, accanto agli essenziali interventi sulla fiscalità immobiliare, è necessario promuovere strumenti di incentivazione e di regolamentazione tecnica e procedurale in modo da costituire una politica finalizzata al rilancio dell’industria delle costruzioni che, date le lunghe ramificazioni della sua filiera, potrebbe costituire l’embrione della complessiva politica industriale per il Paese. DDL Stabilità 2016 2 Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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