Vita fra gli Archi. Riqualificazione di un rione storico di Ancona

Nuova identità, pedonalizzazione, centro di quartiere sono gli elementi chiave alla base del percorso che ha portato alla riqualificazione del rione degli Archi ad Ancona 

Vita fra gli Archi. Riqualificazione di un rione storico di Ancona

Camminando per le strade del rione si ha l’impressione di essere immersi in un luogo assopito, silenzioso, ma che presenta i segni di un passato, nemmeno troppo lontano, nel quale vestiva un ruolo prestigioso all’interno della città. È conoscendo la sua storia che si comprende la vocazione di questo luogo: l’ingresso di Ancona. Il rione degli Archi infatti sorge a partire dagli ultimi decenni del ‘700 sulla pianura alla base delle pendici sud-occidentali del colle Astagno, come una delle prime espansioni di Ancona al di fuori dalle mura. Nel 1789, lungo la via principale, iniziò la costruzione dei primi palazzi porticati presenti in città, tanto che il borgo venne denominato rione degli Archi. Sull’altro lato rispetto ai portici venne realizzato nel 1847 un grandioso viale affacciato sul mare, oggi Via Marconi, con quattro filari di alberi e da questi si accedeva ad alcuni stabilimenti balneari, i primi di Ancona.

Nell’ultimo secolo il Rione degli Archi è stato strettamente collegato all’attività di pesca per la forte vicinanza con il mandracchio e il mercato ittico tanto che la maggior parte dei residenti era legata a questa realtà. È anche evidente come tuttavia l’ultima generazione di pescatori abbia lasciato il quartiere a dei figli che non volevano più seguire le orme dei padri, vuoi per la durezza del lavoro, vuoi per il cambio generazionale e l’aspirazione a nuovi tipi di impiego lavorativo. Sono bastati pochi anni perché la maggior parte degli appartamenti fosse messa in affitto e ché il quartiere si svuotasse degli storici residenti.

Si percepisce la mancanza di un senso di appartenenza, dicono alcuni, impuntato ai nuovi residenti prevalentemente stranieri. Oggi chi arriva ad Ancona fa fatica a notare il prestigio di fine ‘800 che caratterizzava il quartiere: la velocità con cui al giorno d’oggi si accede alla città è sicuramente maggiore a quella delle carrozze di un tempo ed essere all’interno di un veicolo non aiuta la fruizione dello spazio; i viali alberati e gli stabilimenti balneari sono stati sostituiti dal porto e dalla ferrovia; l’intonaco cedevole e lo sporco dei muri mostrano un livello avanzato di degrado. Ciò che rimane è l’aura del rione, una componente astratta che rende solo giustizia della sua storia.

Di fronte ad un’elevata complessità che unisce degrado sociale e materico degli ambienti, l’architettura può solo prendere la parola attraverso un percorso partecipativo capace di ascoltare le numerose voci di un quartiere multietnico.

Le parole chiave derivate da tale processo sono: nuova identità, pedonalizzazione, centro di quartiere.

Il percorso che ha portato alla riqualificazione del rione degli archi ad Ancona

 Il processo di riqualificazione si è concretizzato in tre scale d’intervento.

Scala infrastrutturale: Allontanare il traffico pesante dai portici ridefinendo la storica vocazione del rione: l’accesso lento alla città.

Scala urbana: Configurare l’area prospiciente i portici come un insieme di spazi pedonali e ciclabili fortemente caratterizzati e contestualizzati in base alle attività commerciali presenti sotto gli archi.

Scala architettonica: Dare una risposta all’esigenza, colta nella fase partecipativa, di uno spazio per la collettività, per incontri pubblici e per il dibattito fra i residenti riconfigurando un’area strategica del quartiere.

Ripensare la viabilità

La presenza di un area dismessa di proprietà delle Ferrovie dello Stato, nelle vicinanze di Via Marconi, ha reso possibile l’ipotesi di spostamento della viabilità pesante, prima adiacente agli Archi. Il viale ora risulta caratterizzato da una sola carreggiata a senso unico (utilizzata anche dal servizio di trasporto pubblico) per garantire la corretta fruizione delle attività commerciali presenti nell’area, destinando a pubblico lo spazio delle tre carreggiate rimanenti.

Diversificare e caratterizzare lo spazio pubblico

Con il primo livello d’intervento è stata resa possibile l’eliminazione di gran parte del traffico veicolare di Via Marconi. La forte differenziazione delle attività commerciali presenti sotto ai portici è stato l’incipit per la formulazione delle prime idee progettuali.

Nuova caratterizzazione dello spazio pubblico nel rione degli Archi ad Ancona

Ogni arco individua alle sue spalle o un bar, o una macelleria, o una farmacia, o un ristorante. Si è così pensato di riportare questa netta scansione geometrica e funzionale anche nell’area antistante i portici identificando un abaco tipologico di spazi pubblici da assemblare tipo “puzzle” per creare la composizione più congeniale all’attività commerciale di pertinenza.

Nuova caratterizzazione dello spazio pubblico nel rione degli Archi ad Ancona

Si immagina quindi che di fronte alla farmacia ci potrà essere un parcheggio; davanti al ristorante un’area destinata all’arredo con tavoli all’aperto; una piccola area espositiva di fronte ai negozi di abbigliamento ecce cc.

Nuova caratterizzazione dello spazio pubblico nel rione degli Archi ad Ancona

Riunire, un nuovo spazio per la cittadinanza

Per il terzo livello di intervento è stata individuata un’area di circa 2800 mq a sud del rione, dalla posizione strategica in quanto di grande visibilità, sia per chi arriva dalla stazione, sia per chi arriva dal cavalcavia ad essa adiacente.

L’area presenta la minor densità di costruito, caratteristica che invece si riscontra negli altri blocchi residenziali alle spalle dei portici. Infatti sono solamente due gli edifici in linea che chiudono il lato nord del quadrato. Gli altri volumi sono un centro socio ricreativo per portatori di handicap, la sede dell’associazione ArchiVivi e una palestra di lotta greco romana con annesso campo da basket coperto. Lo stato di degrado degli immobili e la loro condizione obsoleta sia materica che funzionale ha fatto sì che lo stesso Comune di Ancona individuasse quest’area per un importante ristrutturazione che prevedesse la sostituzione degli immobili presenti con dei nuovi, ubicati nella stessa posizione ma con la nuova vocazione di centro attrattivo per tutti i residenti.

Il progetto presentato in questa tesi mantiene la linea individuata dall’Amministrazione, ma introducendo una soluzione spaziale differente, che permetta la creazione di una gerarchia di assi di percorrenza ed una generale permeabilità del piano terra.

Il progetto architettonico è concepito come una sommatoria di volumi scatolari indipendenti, ognuno dei quali contenente una specifica funzione. In linea con l’intento di garantire una quasi totale permeabilità di flussi e percorsi, sono state collocate a piano terra le attività occupanti minor superficie (centro socio ricreativo, ufficio ArchiVivi, bar, ingresso alle funzioni del piano primo). Conseguentemente i piani superiori sono stati destinati alle funzioni che necessitassero di una cubatura maggiore (blocchi di edilizia convenzionata e la palestra).

Concept progettuale riqualificazione Rione degli Archi ad Ancona

L’esito è quindi l’interazione fra un insieme di forme geometriche scatolari e la maglia strutturale dell’intero fabbricato: a piano terra quest’ultima scandisce un ritmo regolare interrotto dalla libera disposizione dei “contenitori” di funzioni.

Pianta piano terra riqualificazione fabbricato nel rione Archi ad Ancona

Al contrario ai piani superiori c’è precisa corrispondenza fra i volumi e la maglia strutturale. Lo spigolo incontra sempre il pilastro.

Pianta primo piano riqualificazione fabbricato nel rione Archi ad Ancona

In aggiunta per conferire uniformità all’intero fabbricato è stata impiegata ai piani superiori una seconda pelle composta da una trama di doghe in WPC (Wood Plastic Composite) che, sorretta da un sistema di travi in acciaio, avanza ed arretra in base all’orientamento e ruota se in prossimità di aperture vetrate al fine di schermare i raggi solari.

Per quanto riguarda il volume della palestra ci si è inoltre orientati verso tipologie strutturali che prevedessero la più semplice prefabbricazione con l’impiego di solai pigreco al fine di ricoprire 19 metri di luce.

È tale accorgimento che ha permesso una notevole libertà spaziale a piano terra.

Ad esempio il progetto del centro socio ricreativo per portatori di handicap ha giovato della possibilità di avere spazi liberi e diversificati per ogni ambito di attività.

Sono anche questi i contributi che l’architettura può offrire soprattutto negli ambiti prettamente pedagogici. Scendendo nel dettaglio sulla conformazione del centro, che risulta essere il cuore dell’intero progetto, esso risulta composto da quattro laboratori ricreativi (ceramica, serigrafia, musica e teatro), un refettorio e un ufficio per i volontari.

La libertà spaziale precedentemente accennata trova coerenza nell’adozione di pareti scorrevoli per la maggior parte dei laboratori; due dei quali, attraverso l’impacchettamento di queste ultime, possono essere accorpati dando vita ad uno spazio polivalente capace di accogliere conferenze e assemblee di quartiere.

Il progetto continua con i nuovi uffici dell’associazione ArchiVivi che fungono anche da infopoint per i visitatori provenienti dalla stazione o dal porto turistico che vogliono visitare la città.

Mentre nella parte retrostante dell’area d’intervento un bar funge da luogo attrattivo e d’incontro per i giovani, nonché da presidio informale per le possibili attività illecite che purtroppo hanno luogo per le vie del quartiere.

Infine per sottolineare la forte trasformazione che il Rione sta vivendo e per incentivare i cittadini a ritornare ad abitarlo, il progetto ha previsto un importante componente di edilizia convenzionata, intervento che risulta essere in accordo con la linea intrapresa dall’ERAP (Ente regionale per l’abitazione pubblica), proprietaria dell’area. È importante risvegliare il senso di appartenenza di una popolazione che sembra aver perso l’interesse per un luogo che ha caratterizzato la storia di Ancona, un luogo che attraverso il suo decoro può continuare ad essere il biglietto da visita della città.

Progetto di edilizia convenzionata nel Rione degli archi ad Ancona

Il progetto prevede l’inserimento di un totale di diciotto alloggi diversificati per metratura e disposizione interna in 7 tipologie di appartamenti:

Soluzione A: 100mq, 4 posti letto – n. alloggi = 4

Soluzione B: 85mq, 3 posti letto – n. alloggi = 4

Soluzione C: 100mq, 4 posti letto – n. alloggi = 2

Soluzione D: 37,5mq, 2 posti letto – n. alloggi = 2

Soluzione E: 93 mq, 3 posti letto – n. alloggi = 2

Soluzione F: 136mq, 4 posti letto – n. alloggi = 2

Soluzione G: 110mq, 4 posti letto – n. alloggi = 2

In   un’ottica   orientata   alla   semplicità   e   alla   standardizzazione degli elementi costruttivi, come già accennato per la struttura prefabbricata della palestra, sono state adottate soluzioni analoghe per i muri di tamponamento. La volontà era quella di ridurre i costi per mezzo dell’adozione di un sistema leggero e che fosse messo in opera con grande velocità.

La scelta è ricaduta sulla tecnologia Aquapanel della Knauf: un sistema di lastre di cemento rinforzato applicate ad un telaio in alluminio di profili a C che accoglie al suo interno dell’isolante a pannelli.

giunto trave-parete di tamponamento con tecnologia Aquapanel della Knauf

Questa composizione stratigrafica può soddisfare le più svariate condizioni termo-igrometriche se si interviene in modo opportuno sul dimensionamento dei profili metallici, se si determina il tipo e il numero di lastre di rivestimento, nonché i materiali isolanti da inserire nelle intercapedini.

Il   sistema Aquapanel Outdoor deve essere posato in opera su orditura metallica Knauf realizzata con profili metallici MgZ caratterizzati da un’elevata resistenza alla corrosione. A loro volta saranno applicati alle strutture adiacenti mediante un’apposita gomma biadesiva per scongiurare eventuali ponti acustici.

Nelle intercapedini create fra i profili metallici vanno posizionati i pannelli isolanti. È fondamentale la scelta delle corrette caratteristiche del materiale in base alle prestazioni che la parete deve garantire. Infatti, benché il sistema Aquapanel sia riconosciuto come struttura leggera e quindi debole durante la stagione estiva in regime dinamico, attraverso l’impiego di materiali isolanti ad alta densità è possibile correggere la massa superficiale della parete andandola ad aumentare sensibilmente potendo così garantire valori di sfasamento attorno alle 12h.

Le lastre Aquapanel Outdoor devono essere posate in senso trasversale all’orditura dei profili in alluminio con i giunti di testa sfalsati fra loro e in seguito avvitate alla struttura metallica facendo attenzione a lasciare lungo i bordi longitudinali 3-4 mm.

Sul lato interno delle lastre, a contatto con l’isolante andrà posizionato il tessuto impermeabile e traspirante Aquapanel Tyvek Stucco Wrap. Il Tyvek consente di avere una superficie continua impermeabile sul retro delle lastre, garantendo a lungo l’efficienza del materiale isolante. Successivamente al montaggio delle lastre, si procede con la stuccatura dei giunti mediante l’utilizzo dello stucco per esterni Aquapanel Exterior Basecoat e l’interposizione del nastro di rinforzo resistente agli alcali Aquapanel Exterior Reinforcing Tape. Generalmente la finitura esterna prevede la stesura di un intonaco, mentre nel nostro caso si è optato per l’applicazione di un’ulteriore lastra di rivestimento: la Equitone Materia in fibrocemento avvitata alla stessa struttura metallica della parete Aquapanel.

Conclusioni

“Un uomo si propone di disegnare il mondo.
Trascorrendo gli anni, popola uno spazio con immagini di province, di regni, di montagne, di baie, di navi, di isole, di pesci, di dimore, di strumenti, di astri, di cavalli e di persone
Poco prima di morire, scopre che quel paziente labirinto di linee traccia l’immagine del suo volto.” Jorge Luis Borges, L’artefice

In questo lavoro di tesi si è cercato di sottolineare un’idea di architettura che superasse le categorie in cui essa spesso viene suddivisa (progettazione urbana, composizione, tecnologie) per mettere in luce la sua natura di disciplina contaminata. È solo con questa visione olistica che si può affrontare il tema del rione degli Archi conferendogli nuovamente lo splendore una volta posseduto e credo che le parole di Borges traducano bene quella che quindi è stata l’idea fondante di tutto il lavoro, cioè che l’architettura e le discipline ad essa collegate sono fatte sì di materia, di pietra, cemento, legno, ma soprattutto di volti, di sguardi e di sensazioni.

È primario che l’Architettura si riappropri del proprio ruolo sociale, a cui ha abdicato decenni orsono, e che si assuma l’onere di proporre icone che possano restituire un senso alla parola Comunità. Communis, dal latino, vuol dire: “che compie il suo incarico (munus) insieme con (cum) altri”.

Concludo con un pensiero di Giancarlo de Carlo che a distanza di sessant’anni ritengo di grande attualità e di auspicabile attuazione, soprattutto per noi progettisti quando ci confrontiamo con realtà complesse come quelle del rione degli Archi.

“Gli Architetti dovranno essere curiosi, sprovincializzati, attenti alle ragioni delle differenze, animati da una fede incrollabile nell’architettura e nel mestiere dell’architetto. Solo cosi saremo in grado di raccogliere le sfide che il nostro tempo ci impone. Solo così potremmo tornare a discutere di architettura, vincendo la furbizia e la pigrizia di un mestiere che tende a diventare trasandato e malandrino. Se sapremo fare questo, se sapremo impegnarci politicamente ogni giorno poi forse, anche per altre vie, verrà l’arte”.

Titolo Tesi di Laurea: Vita fra gli Archi, Riqualificazione di un rione storico di Ancona
Anno accademico 2016-2017
Relatori: Prof.ssa Silvia Brunoro, Arch. Stefano Cornacchini
Correlatori: Arch. Giovanni Avosani, Prof. Roberto di Giulio

Approfondimento realizzato in collaborazione con Architettura>Energia, centro ricerche del Dipartimento Architettura dell’Università degli Studi di Ferrara.

 

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