Ponte sullo Stretto di Messina, al via i primi espropri: come funzionano ed edifici coinvolti

La società Stretto di Messina, che gestisce il progetto del Ponte sullo Stretto, ha annunciato i propri espropri: i comuni coinvolti e come opporsi alla decisione.

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Progetto del Ponte sullo Stretto di Messina
Img by Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti

La realizzazione della maxi opera del ponte sullo Stretto di Messina porta con sé diverse polemiche. Oltre ai dubbi sulla sua utilità e sull’impatto ambientale che avrebbe, si aggiunge la questione degli espropri. Infatti per realizzare l’infrastruttura sarà necessario espropriare abitazioni private, alberghi e ristoranti ubicati nelle zone dove sorgerà il cantiere.

La società Stretto di Messina ha avvisato circa 450 famiglie, tra Sicilia e Calabria, di lasciare casa e terreni in cambio di un indennizzo, allontanamento necessario per avviare i lavori, il cui  inizio è previsto entro dicembre 2024.

I proprietari hanno 60 giorni di tempo, a partire dall’8 aprile 2024, per studiare i documenti e fare opposizione al TAR. Ecco i dettagli della decisione, i comuni interessati dagli espropri e qual è l’indennizzo per chi dovrà abbandonare la propria casa per la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina.

Al via gli espropri per il ponte sullo Stretto di Messina: quanti edifici sono coinvolti?

I lavori preparatori per la costruzione del cantiere che darà vita al ponte sullo Stretto di Messina riguardano un’area di 3,7 chilometri quadrati, di cui 2,1 in Sicilia e 1,7 in Calabria.

Ciò vuol dire per molti abitanti delle zone interessate dover affrontare una serie di espropri ordinati dalla Pubblica amministrazione.

I comuni interessati dalle procedure di esproprio sono 8 sul versante calabro:

  • Campo Calabro
  • Gioia Tauro
  • Limbadi
  • Nicotera
  • Seminara
  • Terranova Sappo Minulio
  • Varapodio
  • Villa San Giovanni

E 6 sul versante siciliano:

  • Messina
  • Saponara
  • Torregrotta
  • Valdina
  • Venetico
  • Villafranca Tirrena

Soltanto a Torre Faro, piccola frazione nel Comune di Messina, è previsto l’abbattimento di 250 abitazioni private e due ristoranti. A Villa San Giovanni, invece, le demolizioni riguarderanno circa 150 case.

La decisione, che sembrerebbe irreversibile, ha scatenato accese polemiche tra i proprietari delle abitazioni e l’opinione pubblica in generale; da qui le “minacce” di proporre opposizione al provvedimento di esproprio, nella speranza di evitare l’abbandono delle abitazioni che si trovano nelle aree coinvolte dai lavori.

A quanto ammonta l’indennizzo per gli espropriati

Il tema degli espropri è legato a quello degli indennizzi. Infatti chi riceve un ordine di esproprio della propria abitazione ha diritto a ricevere dallo Stato una somma di denaro a titolo di “indennizzo”, come ristoro per il danno ricevuto.

Per legge l’indennizzo in caso di esproprio si calcola in base del “valore venale”, cioè il valore che il bene avrebbe nel mercato di riferimento. A questo valore va aggiunto un “bonus” il cui importo sarà indicato in un momento successivo.

L’indennizzo spetterà sia ai proprietari delle abitazioni espropriate sia a chi abita nelle aree limitrofe al punto dove sarà costruito il ponte. Il motivo è che, dopo la costruzione dell’infrastruttura, le abitazioni dell’area subiranno una svalutazione economica a causa dell’inquinamento luminoso, acustico e delle vibrazioni causate dal passaggio delle auto.

Lo Stato può espropriare le abitazioni private?

La notizia degli espropri in Sicilia e Calabria per la costruzione del ponte sullo Stretto ha riacceso un antico dibattito: è lecito per lo Stato espropriare le abitazioni private? E, se sì, in quali casi e con quali requisiti?

Nel nostro ordinamento giuridico, lo Stato ha il potere di espropriare le abitazioni dei privati cittadini qualora ricorra “il principio di pubblica utilità”, ovvero quando l’esproprio è necessario a realizzare un interesse pubblico, come la costruzione di strade, ospedali, ponti e altre infrastrutture. Ciò è tassativamente previsto all’articolo 42 della Costituzione, che recita:

La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d’interesse generale.

Nel caso specifico della costruzione del ponte sullo Stretto di Messina manca ancora – in via ufficiale – la dichiarazione di “pubblica utilità”, per la quale si deve attendere il via libero definitivo al progetto.

La procedura di opposizione

I soggetti coinvolti negli esperti hanno già fatto sapere che faranno ricorso a tutti i mezzi legali a disposizione per opporsi alla decisione amministrativa.

Per contestare la decisione, i proprietari possono mettere in discussione la legittimità del provvedimento di esproprio con un ricorso al TAR. Invece, se la contestazione riguarda l’ammontare dell’indennizzo – ritenuto troppo basso – ci si dovrà rivolgere alla Corte d’Appello.

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