Museo della Grande Guerra in Ortigara

Il Progetto per un Museo della Prima Guerra Mondiale ha scelto come sito d’intervento il Monte Ortigara, e più precisamente le linee di trincea austriache, tagli indelebili ed eloquenti di un passato che fonda le sue radici sull’eroismo ed il sacrificio delle truppe italiane così come austriache.
Il Team progettuale, costituito dagli studenti Giulio Sovran, Diego Quadrelli, e Michele Spreafico, ha voluto valorizzare tali preesistenze di notevole valore storico, ripercorrendo tratti dolorosi della Storia del nostro Paese con l’obiettivo di creare un’esposizione museale, pensata come temporanea, che fosse in grado di ricostruire alcune dinamiche vissute dalle truppe dell’epoca, riproponendone anche l’aspetto emozionale.
Particolare attenzione è stata dedicata alla creazione di un racconto che permettesse ai visitatori di immedesimarsi nelle dure condizioni che i due eserciti dovettero sopportare per lunghi mesi, arroccati tra i monti a difesa della propria Patria.
Il Monte Ortigara ha offerto una condizione unica di progettazione, orientata alla realizzazione di un’esposizione di reperti appartenenti all’epoca della prima guerra mondiale: un’occasione particolare in primis per la sua collocazione oltre quota 2000 mt, e in secondo luogo per le decine di artefatti di quasi un secolo fa, ancora visibili lungo le pendici di un monte che fu uno dei teatri di scontro più cruenti della guerra.
Il presente studio si inserisce in un sistema più articolato, pensato per accogliere tre diversi progetti situati a Piazzale Lozze, sul monte Ortigara e in località Pozzo della Scala. L’installazione oggetto di tesi si colloca sul Monte Ortigara e nello specifico sul costone dei Ponari, in un anfiteatro naturale che si apre alle spalle della Colonna Mozza e nei pressi del Cippo commemorativo Austriaco.
Il fil rouge che unisce i tre progetti è costituito dalla volontà di trasmettere al visitatore parte delle sensazioni provate dai soldati che hanno percorso queste valli, di stati d’animo dell’Uomo, dislocato su due versanti alpini, in conflitto ma simmetricamnete identici. Vuol essere dunque un Museo dell’umana fatica, pensato per riproporre le difficoltà quotidiane che soldati austriaci e italiani provarono all’epoca del conflitto.
Tre sono i punti nodali attraverso cui si svolge tale racconto come tre sono i padiglioni che affrontano differenti temi alla luce dell’elemento unificante della fatica. Le tematiche della solitudine, del sacrificio e della morte sono stati proposti con tali installazioni ed in tali installazioni.
Il progetto ha dovuto confrontarsi con numerose difficoltà, prima fra tutte quella di non poter edificare in un Area Sacra; a questa si è aggiungeva la necessità di dover colmare una notevole distanza storica, unitamente alla difficile ricerca di una modalità di espressione architettonica in grado di comunicare un contenuto emotivo che i soli reperti non sanno trasmettere completamente.
Le installazioni progettate intendono rendere di nuovo presente e tangibile le condizioni di vita dell’epoca.
Le numerose preesitenze che costellano il percorso da piazzale Lozze alla cima, sono state accolte e fatte proprie dal progetto solo dopo un’attenta analisi e comprensione, muovendo sempre dalla consapevolezza che vita, morte, guerra e le emozioni ad esse legate sono realtà difficili da veicolare.

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