La carta di identità ambientale come strumento di qualificazione: il caso dei pavimenti in PVC

L’ambito tematico nel quale si inserisce la presente tesi è quello della qualità del costruire ed in particolare quello della qualità ambientale.
La tesi si propone di verificare l’applicabilità degli attuali strumenti di caratterizzazione ambientale ai prodotti da costruzione e di proporre un nuovo strumento che affronti la specificità del settore, simulandone poi l’applicazione ad un caso studio: i pavimenti in polivinilcloruro.
La caratterizzazione degli impatti dei prodotti è un primo stadio per la loro qualificazione ambientale che oggi diventa una parte importante del più generale problema della qualità. Di seguito si delineano brevemente gli aspetti di qualità in edilizia, si introducono i principali ambiti di qualificazione ambientale esistenti per poi definire più in dettaglio gli obiettivi della tesi.

La qualità in edilizia
Il concetto di “qualità” è ormai connaturato con il nostro modello di società avanzata, nella quale la produzione industriale è chiamata a fornire prodotti aventi requisiti sempre più elevati, con un grado di affidabilità sempre più alto, destinati ad utilizzatori che hanno esigenze sempre più complesse. Anche l’industria delle costruzioni è coinvolta in questa ricerca della qualità e viene chiamata a rivedere il processo costruttivo e le fasi che lo compongono.
L’importanza della qualità, quale fattore di competitività e di efficienza produttiva, è oggi riconosciuta in tutti i Paesi Europei tanto che la mancanza di garanzia di “qualità” per un prodotto è da tempo il primo motivo di difficoltà alla sua circolazione commerciale.
Per i prodotti da costruzione in particolare si osserva una richiesta insistita di “certificazione di qualità” che a volte nasconde un vero e proprio ostacolo allo scambio, una sorta di barriera tecnica interposta dal Paese importatore all’interno delle procedure internazionali di negoziazione commerciale.
Anche per ovviare a questo protezionismo commerciale, ma soprattutto per tutelare l’interesse dei consumatori europei, i Paesi della UE (Unione Europea) sono da tempo impegnati nel concordare norme comunitarie in grado di garantire la qualità dei prodotti all’origine, con tecniche codificate, ripetibili e controllabili, che siano sufficienti a garantire le prestazioni tecniche minime che un prodotto deve possedere per essere qualitativamente idoneo all’impiego per il quale è stato concepito.
Di seguito si specifica che cosa si intende per “qualità in edilizia”. Ai sensi della norma ISO 8402, norma adottata anche in Italia come norma UNI, si intende per “qualità” l’insieme delle proprietà e delle caratteristiche di un prodotto o di un servizio che conferiscono ad esso la capacità di soddisfare esigenze espresse o implicite.
La definizione fa espresso riferimento alle “esigenze” dell’utenza alla quale è destinato il bene edilizio e invita ad operare all’interno della normativa prestazionale, con un atteggiamento che sembra indurre, nella pratica corrente, alla sostituzione della normativa tecnica descrittiva.
Il ricorso alla normativa prestazionale comporta un approccio alla codificazione della qualità di un prodotto edilizio che si propone di definirne i requisiti in termini quantitativi, numerici, tra loro confrontabili e stabilendo una relazione diretta tra le esigenze espresse dall’utenza (o implicite nelle funzioni basilari dell’oggetto) e le prestazioni che l’oggetto edilizio sarà in grado di assicurare attraverso le sue caratteristiche.
Per realizzare edifici di buona qualità, tali cioè da rispondere in modo adeguato alle esigenze dell’utenza, compatibilmente con le risorse tecniche, economiche e umane disponibili, occorre procedere alla scelta dei materiali da impiegare e alla costruzione delle singole parti costituenti l’edificio secondo precise regole, che si possono formulare con questa sequenza operativa:
1) individuare quali esigenze dell’utenza devono essere soddisfatte dall’opera edilizia;
2) tradurre in termini tecnici, o requisiti, tali esigenze;
3) stabilire quali prestazioni debbano offrire le singole parti dell’edificio per rispondere ai requisiti richiesti;
4) scegliere infine i materiali più appropriati: quelli, cioè, che posseggono le proprietà necessarie per realizzare parti di un edificio in grado di fornire le prestazioni volute.
In sintesi, si può dunque dire che occorre scegliere materiali in possesso delle caratteristiche necessarie per realizzare elementi edilizi le cui prestazioni corrispondano al miglior grado di soddisfacimento delle esigenze dell’utente, espresse in requisiti.
A titolo informativo ed esemplificativo è stata compilata una scheda che illustra l’attuale quadro normativo relativo alle pavimentazioni in PVC; la scheda (tavola 1) è stata strutturata secondo un quadro di relazione tra esigenze, requisiti e prestazioni. In appendice alla tesi è allegato l’elenco di tutte le norme riguardanti i pavimenti in PVC.
Per controllare la qualità di un prodotto edilizio esistono diverse tipologie certificative.
In ambito europeo esiste una tendenza al controllo delle procedure di fabbricazione, ma la pratica più comune rimane quella di controllare i prodotti finiti.
Il controllo della qualità di un prodotto edilizio dà luogo a varie forme di qualificazione del prodotto che sono: l’omologazione, la certificazione di conformità, l’agrément tecnico, il marchio di qualità ecologica, l’autocertificazione.
L’omologazione attesta che il prodotto è dotato di determinate caratteristiche, in genere fissate da norme o prescrizioni, che sono state oggetto di verifica da parte dell’Ente che fornisce l’omologazione o da Enti di fiducia di quest’ultimo.
La certificazione di conformità è un’attestazione effettuata da un’istituzione, possibilmente neutrale, che ha eseguito una sequenza di prove previste in un disposto normativo di tipo consensuale su un determinato prodotto ottenendo determinati risultati.
L’Agrément tecnico (Certificato di idoneità tecnica) è un accertamento complesso contenente il resoconto di più prove e di indagini, che porta alla formazione di un giudizio tecnico sull’idoneità all’impiego dei materiali, componenti, sistemi.
Esso viene formulato sulla base delle esigenze di sicurezza, di posa in opera e di durabilità e viene rilasciato sulla base di documentiguida chiamati Guide tecniche, elaborate congiuntamente da vari Istituti a livello europeo aderenti all’Union Europeenne pour l’Agrément technique dans la construction (UEAtc), Organizzazione Internazionale in cui l’Istituto Centrale per l’Industrializzazione e la Tecnologia Edilizia (ICITE) rappresenta l’Italia. Le Guide tecniche costituiscono il punto di riferimento dei singoli Istituti per rilasciare il certificato che, proprio perchè ciò avviene secondo una metodologia condivisa, può godere del riconoscimento reciproco nei diversi Paesi.
Esse sono generalmente costituite da una prima parte che fornisce la definizione terminologica e funzionale dell’oggetto e da una seconda parte che esplica i requisiti, le metodologie delle prove di laboratorio da effettuare e delle verifiche da condurre. Le Guide tecniche attualmente esistenti riguardano un certo numero di materiali, componenti, sistemi, ma i Certificati di Idoneità Tecnica possono essere rilasciati anche sulla base di un dossier tecnico di volta in volta appositamente predisposto per quei prodotti che non possono ancora contare su una Guida tecnica ufficialmente emanata.
I marchi di qualità intendono attestare la rispondenza a norme e/o specifiche proprie dell’oggetto “marchiato”.
L’autocertificazione è sostanzialmente una dichiarazione che l’imprenditore-produttore è chiamato a rilasciare e si fonda sull’esistenza di una struttura di autocontrollo della qualità della propria produzione. E’ una forma di controllo poco praticata dai produttori nazionali, che preferiscono riferirsi a laboratori esterni (Cerruti C., 1995).
In particolare l’evoluzione della certificazione di prodotto nel campo delle costruzioni è legata dal 1989 all’evoluzione della Direttiva Comunitaria 89/106 (“relativa al riavvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri concernenti i prodotti da costruzione”), recepita in Italia con il Decreto Presidenziale n. 246 del 21 aprile 1993.
La particolare complessità del settore delle costruzioni, dovuta da una parte a consuetudini d’impiego dei singoli materiali estremamente diverse da Paese a Paese, e dall’altra alla continua evoluzione tecnologica che genera nuovi prodotti, ha suggerito di impostare la Direttiva , e conseguentemente il relativo Decreto di attuazione , secondo una filosofia esigenziale-prestazionale.
Sono stati infatti individuati sei requisiti essenziali (1. resistenza meccanica e stabilità, 2. sicurezza in caso di incendio, 3. igienesalute- ambiente, 4. sicurezza di utilizzazione, 5. protezione contro il rumore, 6. risparmio energetico e isolamento termico) che le opere edili devono possedere.

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