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Il problema di un corretto intervento di risanamento delle facciate si presenta, quindi, di particolare interesse per l’edilizia moderna ed è confermato dal peso sempre crescente acquisito dal settore del restauro e della manutenzione a scapito di quello relativo alle nuove costruzioni. Un corretto intervento di manutenzione delle facciate non può evidentemente prescindere dall’accuratezza nell’esecuzione dei particolari costruttivi dell’edificio e nella scelta dei cromatismi che meglio valorizzino l’estetica del fabbricato nel contesto in cui lo stesso è ubicato. Tuttavia, il successo di un intervento di manutenzione dipende strettamente dalle operazioni di risanamento eseguite prima della tinteggiatura, quali la bonifica della muratura dall’umidità, la corretta riparazione degli elementi in calcestruzzo degradati, l’efficace impermeabilizzazione dei balconi e delle terrazze. Quindi, sebbene la scelta della proprietà e dei cromatismi delle finiture colorate o delle tinteggiature rappresenti l’elemento di maggior impatto visivo, e quindi estetico, l’intervento di manutenzione delle facciate non può prescindere da una corretta preparazione delle superfici da tinteggiare. L’obiettivo primario in un intervento di manutenzione, quindi, è quello di analizzare le cause di degrado più ricorrenti che riguardano gli elementi costruttivi principali ed accessori esistenti in facciata quali telaio in calcestruzzo armato, pannelli di tamponamento, balconi e gronde, fasce marcapiano e cornici di balconi e finestre. Manutenzione delle facciate in calcestruzzo armato Il degrado del telaio in calcestruzzo armato, ad esempio, è determinato dall’azione corrosiva delle armature promossa dall’anidride carbonica presente nell’aria e favorita dal calcestruzzo di qualità scadente per l’elevato rapporto acqua/cemento. Gli elementi maggiormente interessati dalla corrosione delle armature e della conseguente espulsione del calcestruzzo del copriferro sono gli aggetti presenti in facciata ed in particolare i frontalini e le zone intradossali delle solette dei balconi. Questi elementi, infatti, sono quelli maggiormente esposti all’azione dell’anidride carbonica, dell’ossigeno e dell’acqua piovana necessari perché il processo di corrosione possa manifestarsi. Il degrado degli elementi aggettanti, inoltre, può essere esaltato da difetti di impermeabilizzazione, oppure dalla errata esecuzione di particolari costruttivi finalizzati all’eliminazione del ristagno dell’acqua. Il corretto intervento di risanamento degli elementi in calcestruzzo deve, pertanto, mirare all’eliminazione dei difetti di impermeabilizzazione esistenti ed al ripristino dell’alcalinità della matrice cementizia in cui l’armatura è annegata. L’impermeabilizzazione dei terrazzi può essere eseguita con notevole risparmio economico, senza dover ricorrere alla rimozione del pavimento esistente mediante l’impiego di protezioni elastiche impermeabili a base cementizia modificata con lattici (MAPELASTIC) . L’intervento può essere eseguito dopo aver rimosso le sole piastrelle non aderenti le quali verranno sostituite da una rasatura cementizia (ADESILEX P4) . La membrana impermeabile deve possedere sufficiente elasticità (allungamento a rottura di circa il 18 %) per poter coprire senza lacerarsi eventuali lesioni che possono formarsi nel rivestimento esistente. Si potrà procedere, quindi, alla posa del nuovo rivestimento impiegando un adesivo cementizio di classe C2 in accordo alla norma EN 12004. Il ripristino degli elementi in calcestruzzo armato che sono interessati dal fenomeno degradante su ampie superfici potrà essere effettuato dopo aver asportato le parti di calcestruzzo incoerenti ed aver rimosso completamente la ruggine dalle armature, proteggendo l’armatura con una malta cementizia anticorrosiva (tipo MAPEFER) e ricostruendo la sezione mediante l’impiego di malte a ritiro compensato monocomponenti (MAPEGROUT T40) o bicomponenti (MAPEGROUT BM) caratterizzate da moduli elastici ridotti e da una elevata stabilità dimensionale che le rende particolarmente compatibili dal punto di vista fisico ed elastico-meccanico con il calcestruzzo originario. Il grado di finitura voluto potrà essere conseguito con una rasatura cementizia monocomponente (MONOFINISH) . Per interventi localizzati che riguardino sia i frontalini, che le fasce marcapiano oppure le cornici in calcestruzzo degradato di porte e finestre si potrà utilizzare per il ripristino della sezione una malta a presa rapida a ritiro compensato (PLANITOP 400) . Si tratta di una malta cementizia che potrà essere impiegata sia per il ripristino della sezione ammalorata, che per la finitura delle superfici grazie alla granulometria particolarmente fine (min 0.5 mm) degli aggregati in essa contenuti. Indipendentemente dall’utilizzo delle malte della linea MAPEGROUT o della linea PLANITOP, la protezione delle superfici in calcestruzzo può essere completata da un ciclo di pitture elastomeriche di tipo acrilico costituite da un fondo (MALECH) cui si fa seguire l’applicazione della pittura protettiva (ELASTOCOLOR) . L’intervento descritto prevede, quindi, per le strutture in calcestruzzo una protezione tripla affidata al ciclo di pitture elastomeriche che ha la funzione di impedire l’ingresso delle sostanze aggressive (O², CO², etc.) nel conglomerato cementizio, alla malta cementizia utilizzata per il ripristino della sezione del calcestruzzo, che per la sua alcalinità consente al ferro d’armo di mantenersi in condizioni di passività, ed infine, alla malta anticorrosiva che esalta lo stato di protezione dell’acciaio preservandolo dalle azioni aggressive favorite da eventuali fessurazioni che dovessero insorgere nella malta da ripristino. Oltre alle strutture in calcestruzzo armato anche gli intonaci possono presentarsi fessurati e/o degradati. È il caso, ad esempio, degli edifici costruiti con blocchi in laterizio alleggeriti di grosse dimensioni, dove la mancata bagnatura del supporto prima dell’applicazione dell’intonaco può favorire l’insorgere di fessure in corrispondenza dei giunti di malta. La fessurazione, inoltre, può interessare anche il ricorso di malta che separa gli elementi di tamponamento dal telaio in calcestruzzo armato per il diverso comportamento dilatazionale tra il conglomerato cementizio e il laterizio. Anche un non perfetto collegamento tra paramento interno ed esterno del setto murario può promuovere la formazione di cavillature dell’intonaco, soprattutto se lo spessore di applicazione dello stesso viene contenuto al di sotto dei 15 mm. Oltre alle soluzioni di continuità l’intonaco può essere interessato da fenomeni di degrado e distacco dal sottostante supporto. Generalmente, quest’ultimo è conseguente all’impiego di intonaci particolarmente ricchi di cemento e, per questo motivo, instabili a causa del ritiro igrometrico. La contrazione da ritiro impedita dall’aderenza al paramento in mattoni induce, per effetto dell’elevata rigidità del materiale, stati tensionali capaci di favorirne il distacco dalla muratura. Fenomeni di degrado in forma di decoesione superficiale dell’intonaco possono, inoltre, manifestarsi in presenza di rivestimenti plastici al quarzo, i quali ostacolando la fuoriuscita dell’acqua presente nell’intonaco (per difetti localizzati nella pittura stessa o per difetti costruttivi che favoriscono l’imbibizione di acqua in alcune zone della facciata) favoriscono l’accumulo di sali e di acqua all’interfaccia intonaco/rivestimento plastico. Per effetto dell’insolazione durante i periodi particolarmente secchi l’aumento della tensione di vapore dell’acqua e la cristallizzazione dei sali può promuovere la formazione di bolle nella pittura e lo sfarinamento superficiale dell’intonaco. L’intervento di risanamento di malte da intonaco fessurate e degradate si esegue dopo aver rimosso accuratamente tutte le porzioni non aderenti al supporto murario oppure in fase di distacco. La ricostruzione delle zone di intonaco distaccate può essere effettuata mediante l’impiego di una malta caratterizzata da un’elevata capacità di aderire al supporto (valore di adesione maggiore di 2.5 N/mm² dopo 28 giorni di stagionatura), che nel contempo possegga un modulo elastico prossimo a quello degli intonaci normalmente utilizzati in facciata. Una resistenza a flessione particolarmente elevata (8 N/mm2), inoltre, rappresenta un’ulteriore garanzia per ridurre il rischio di fessurazione della malta utilizzata. Le prestazioni sopramenzionate non sono generalmente ottenibili con malte cementizie tradizionali alle quali occorre, invece, aggiungere un lattice (PLANICRETE) che consenta di conseguire elevati valori di adesione e di resistenza a flessione riducendo nel contempo il modulo di elasticità della malta. Una alternativa alla soluzione prospettata è costituita dall’impiego del lattice (PLANICRETE) con una malta premiscelata (NIVOPLAN) . Dopo aver ricostruito le sole porzioni di intonaco degradato, e prima di procedere alla tinteggiatura, per regolarizzare l’intera superficie della facciata ed eliminare le inevitabili imperfezioni che finirebbero per essere esaltate dalla nuova finitura, si può eseguire una rasatura impiegando una malta cementizia che possegga le seguenti prestazioni a 28 gg: adesione maggiore di 2 N/mm², resistenza a flessione maggiore di 5 N/mm², modulo elastico 7.000-11.000 N/mm². Una malta avente queste caratteristiche può essere utilizzata per la rasatura di: – facciate prima della posa di rivestimenti in ceramica; – intonaci di cemento oppure calce/cemento anche se pitturati, purché ben aderenti al supporto; – vecchi rivestimenti in mosaico; – elementi in calcestruzzo armato (travi, pilastri, pareti di taglio e nuclei ascensore). Manutenzione degli edifici in muratura La protezione degli edifici in muratura di pietra o di mattoni dipende fortemente dall’eventuale presenza di umidità risaliente per capillarità delle fondazioni. Infatti, in assenza di risalita capillare il degrado dei materiali è imputabile fondamentalmente all’azione dell’acqua piovana che, nel caso delle murature faccia-vista, interessa principalmente il giunto di allettamento in malta. In questa evenienza, l’intervento di manutenzione deve mirare alla ricostruzione dei ricorsi ammalorati mediante malte che posseggano prestazioni elasto-meccaniche simili a quelle generalmente impiegate nella costruzione dei paramenti murari (Rc minore di 12 N/mm2). Inoltre, al fine di preservare anche i laterizi o i conci lapidei particolarmente porosi, dall’azione degradante, si può effettuare un trattamento idrorepellente sull’intera facciata, con l’obiettivo di ridurre l’assorbimento d’acqua del supporto murario, senza alterare sensibilmente la proprietà di traspirabilità al vapore del muro. In presenza di umidità di risalita, invece, il ciclo di intervento da attuare il risanamento del muro si basa sulla demolizione degli intonaci esistenti per un’altezza pari a quella di risalita capillare incrementata di un valore pari a due volte circa lo spessore del muro. Alla demolizione segue un intenso lavaggio della muratura con l’obiettivo di rimuovere completamente i sali presenti in forma di efflorescenze sul paramento murario. Quindi, si procede all’esecuzione dell’intonaco realizzato mediante un rinzaffo di spessore pari a circa 5 mm (MAPE-ANTIQUE RINZAFFO) cui si fa seguire un intonaco macroporoso di spessore non inferiore ai 20 mm (MAPE-ANTIQUE MC) . Il rinzaffo ha la funzione di rallentare il trasferimento del sale dal setto murario all’intonaco riducendo le pressioni di cristallizzazione. Al rinzaffo si richiede, quindi, una resistenza alla compressione (Rc maggiore di 8 N/mm²) maggiore di quella dell’intonaco macroporoso (Rc = 4-6 N/mm²). Sia il rinzaffo che l’intonaco macroporoso, inoltre, debbono essere caratterizzati da bassi valori di modulo elastico (minore/uguale a 8000 N/mm²) per evitare indesiderati fenomeni di distacco dal supporto. La resistenza a vapore (Sd = 30×0.005 = 0,15 m) del rinzaffo, infine, non deve risultare sostanzialmente diversa da quella dell’intonaco (Sd minore/uguale a 0.25 m) per non alterare la proprietà di traspirabilità del setto murario. Le superfici intonacate con l’intonaco macroporoso (al pari di quelle regolarizzate con malta cementizia tipo (PLANITOP 200) possono essere tinteggiate con pitture e finiture ai silicati e/o silossaniche. Conclusioni Il successo degli interventi di ripristino e di manutenzione delle facciate dipende non solo dall’accuratezza nella scelta dei colori della tinteggiatura e delle finiture ma è strettamente dipendente dall’efficacia delle operazioni di risanamento e di regolarizzazione delle superfici. Nella sintesi qui effettuata vengono passati in rassegna le principali tecniche di risanamento e le caratteristiche dei materiali da impiegare per la ricostruzione degli elementi in calcestruzzo danneggiati. Inoltre, sono state analizzate le principali cause alla base dei quadri fessurativi delle superfici intonacate suggerendo i possibili interventi da attuare per una corretta regolarizzazione delle superfici da tinteggiare. Infine, viene proposta una analisi sintetica delle problematiche che interessano gli edifici in muratura e delle principali soluzioni basate sull’impiego degli intonaci macroporosi e dei trattamenti idrorepellenti. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento