Edilizia sana: quanto c’è bisogno del patologo edile

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Per gli immobili italiani c’è bisogno di cure e di interventi utili per rimediare a incuria e degrado. Sarebbe utile istituire la figura del patologo edile: c’è chi ci si sta lavorando perché avvenga

Edilizia sana: quanto c’è bisogno del patologo edile

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C’è bisogno di edilizia sana in Italia, oltre che di qualità. Già solo in termini di classe energetica siamo ancora molto indietro, se ancora oggi contiamo su una netta prevalenza di edifici residenziali in classe G, come riporta l’analisi condotta da Enea, I-Com e Fiaip.

L’edilizia sana ha sì a che fare con i suoi abitanti. Non per niente è nota la sick building syndrome, ovvero la sindrome dell’edificio malato, patologia che crea disturbi tra gli occupanti compresa tra il 15% e il 50%, rileva il Ministero della Salute. Ma è altrettanto giusto parlare di edilizia malata considerando i problemi di cui soffrono gli stabili: infiltrazioni d’acqua, muffe, batteri, degrado e corrosione, sono la norma in molti edifici mono o plurifamiliari.

Nel Regno Unito è nato il termine building pathology. Con esso si intende non tanto il fenomeno, ma l’approccio olistico allo studio e alla comprensione degli edifici, e in particolare dei difetti dell’edificio e delle relative azioni di rimedio.

L’Institution of Civil Engineer fa sapere che: “In un contesto medico, la patologia è lo studio delle malattie per determinarne le cause e prescrivere il trattamento. Allo stesso modo, la patologia edile implica lo studio metodico degli edifici, dei loro componenti e dell’ambiente, per affrontare i guasti”.

I guasti sono cause di carenze di vario tipo
dalla progettazione ai materiali, dalla dalla posa al successivo deterioramento fino alle lacune in termini di manutenzione e riparazione, oltre al degrado naturale provocato fattori ambientali ed esterni.

Detto questo, per “curare” questi problemi in UK e in altre nazioni avanzate si fa affidamento al patologo edile. In Italia farebbe altrettanto comodo, ma la figura non esiste a livello normativo.

C’è chi sta lavorando a creare le condizioni perché anche nel nostro Paese si possa contare su figure competenti e certificate in patologia edilizia. Il principale promotore è Marco Argiolas, tecnico esperto in danni e difetti delle costruzioni nonché autore di varie opere sull’argomento.

I costi dell’edilizia malata

Marco Argiolas, tecnico esperto in danni e difetti delle costruzioni«Per il patologo edile il malato è la casa, l’edificio. La salubrità di chi la occupa è secondaria poiché ci sono altri specialisti che curano questi aspetti, anche se intimamente legata. Il fine primario è curare l’oggetto-immobile, dal suo risanamento scaturiscono effetti positivi anche per i residenti, soprattutto in termini di tutela del valore immobiliare. Inoltre, lavora per ridurre drasticamente in maniera preventiva o correttiva difetti e gli effetti patologici e fisiologici del degrado della struttura», spiega Argiolas.

Curare i difetti provocati dall’incuria progettuale o realizzativa costa caro: l’incidenza del costo dei difetti ammonta al 10-11% circa rispetto al costo complessivo della costruzione. Tradotto in Italia significa che su circa 140 miliardi di euro di costi complessivi, 14 miliardi vengono impegnati per rimediare ai danni da difetti costruttivi. «Mediamente, il 50% dei danni si verificano in corso di costruzione, in cantiere; l’altra metà si ha dopo la consegna del bene immobile. In ogni caso, a rimetterci è l’acquirente che paga per errori, spesso banali, che si sarebbero potuti benissimo evitare».

Da qui la trafila successiva che si potrebbe innescare, i cui costi se li deve sobbarcare il proprietario dell’immobile tra periti, avvocati, contenziosi, cause legali incerte in termini di tempistiche ed esito.

Già solo l’assenza di un giunto di dilatazione, per esempio, provoca squilibri e successivi guasti che richiedono un costo enormemente più elevato per rimediare: eppure sarebbe bastato prevederne la presenza sin dall’inizio… Anche per questo c’è bisogno di tecnici abilitati che, a quel punto, intervengono per prevedere gli interventi necessari per comprendere lo stato in cui versa l’edificio.

Per cercare di guarire l’edificio entrano in gioco oggi tecnici come Argiolas, specializzato anche in questioni legate all’umidità. «Ho numerose richieste da parte di proprietari, altri periti, avvocati, ma anche amministratori di condominio e persino architetti e ingegneri. Fortunatamente sono sempre di più i casi in cui vengo chiamato in fase preventiva all’inizio dei lavori». Questa fase è assai delicata, non solo in termini di costruzioni ex novo ma anche di ristrutturazioni edili.

Umidità di risalita presente sulle pareti
Il proprietario della cascina, situata fra le risaie della Lomellina, riteneva si trattasse di umidità di risalita e aveva già chiesto dei preventivi per la realizzazione della barriera chimica e del vespaio aerato. L’indagine condotta dal patologo edile ha invece riscontrato la vera causa dei degradi visibili sulla foto ed i conseguenti interventi correttivi, consentendo un risparmio di oltre 20.000 € con la proposta di sistemi più affidabili e durevoli rispetto a quelli ipotizzati precedentemente.

Come interviene il patologo edile per arrivare a un’edilizia sana

Cosa deve mettere di suo il tecnico e, in futuro, il patologo edile? Oltre alle sue competenze e all’esperienza sul campo, è importante una dose di creatività e di capacità di problem solving. «Spesso ci paragoniamo ai medici del pronto soccorso, ovvero professionisti alle prese ogni giorno con casi imprevisti e quanto più diversi, che vengono affrontati con un atteggiamento costruttivo per affrontarli e risolversi in modo efficace e tempestivo».

Per creare i presupposti ideali per far nascere la figura del patologo edile servono iniziative di formazione e una certificazione. In entrambi i casi stanno lavorando Argiolas e il gruppo di lavoro interdisciplinare di cui fa parte, inserito nel CODIS – Associazione per il controllo, la Diagnostica e la Sicurezza delle Strutture Infrastrutture e Beni Culturali –. «Abbiamo avviato i contatti con UNI per creare la figura del tecnico specializzato nell’ambito delle Prove Non Distruttive sul tema della protezione dall’acqua, causa diretta e indiretta dell’80% dei danni e del degrado in edilizia».

I problemi sono sempre più frequenti anche per il graduale impoverimento delle figure qualificate in edilizia, la cui carenza di personale è solo una parte del problema.

Locale interrato inutilizzato a causa dell’umidità presente sulle pareti
Il locale interrato dell’edificio era inutilizzato a causa dell’umidità presente sulle pareti. “I preventivi si aggiravano sui 30.000 € e prevedevano l’impermeabilizzazione dall’esterno che comportava lavori molto invasivi che avrebbero sostanzialmente distrutto il giardino. La valutazione effettuata dal patologo edile ha consentito di impermeabilizzare in maniera più affidabile dall’interno, con una spesa di 8.000 €, senza effettuare alcuna lavorazione all’esterno”, segnala Argiolas.

Anche nel caso del degrado naturale, i costi legati anche ai fattori ambientali sono alti: «parliamo di costi per circa 56 miliardi, addebitabili a fattori naturali che vanno a incidere sulla struttura edilizia, uno di questi è la vicinanza al mare e all’ambiente aggressivo». Se solo si pensa che nella penisola italiana le coste si sviluppano su più di settemila km e alle relative città e costruzioni affacciate o nelle vicinanze del mare si comprende quanto sia marcata l’entità del fenomeno. «Eppure, almeno il 30% del degrado relativo può essere ridotto con poca spesa. Pensiamo solo che il costo di idrorepellenti per facciate si aggira sui 2 euro al metro quadro», rileva Argiolas.

Edilizia e “rischio” Superbonus: i prossimi passi per costituire il patologo edile

Il Superbonus e l’aumento enorme di lavori, svolti in tempi rapidi e con tutte le difficoltà del caso, rischiano di essere un boomerang e non un viatico per l’edilizia sana. «Già oggi c’è un’altissima richiesta di periti ed esperti prima dell’inizio dei lavori, ma il problema temo sarà maggiore dopo il termine di molti interventi», rileva Argiolas.

È proprio lui a mettere in rilievo l’importanza di formazione e informazione sul tema. Per questo l’anno che si è aperto sarà foriero di novità per quanto riguarda le iniziative in tema di patologia edile: «quest’anno terremo il secondo corso di alta formazione sulla patologia edilizia e organizzeremo il terzo convegno nazionale».

Intanto tramite il CODIS si lavora alla programmazione delle attività con UNI e al tavolo relativo alle Prove non Distruttive: l’obiettivo è arrivare a una certificazione nel giro di due anni.

 

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