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Ddl equo compenso, cosa prevede il testo licenziato dalla Camera

La Camera ha dato il via ufficiale al Ddl sull’equo compenso. Ecco cosa prevede il testo e cosa cambierà per i professionisti.

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Ddl equo compenso, cosa prevede il testo licenziato dalla Camera

Nei giorni scorsi, la Camera ha dato il via libera al Disegno di Legge sull’equo compenso. Con 253 voti a favore e nessuno contrario, il testo è stato votato all’unanimità. Il Ddl, adesso, deve passa all’esame del Senato.

Il nuovo documento provvede a definire chiaramente le caratteristiche che deve possedere un compenso, per poter essere considerato equo. Ma soprattutto introduce delle sanzioni per i professionisti, che dovessero accettare dei compensi inferiori o sottodimensionati, rispetto alle reali prestazioni rese.

Il Ddl ha trovato, immediatamente, il plauso del mondo delle professioni, che considerano questa norma un vero e proprio punto di partenza per fissare delle regole. Anche se, sono in molti a chiedere che anche i committenti siano obbligati a rispettare le regole sull’equo compenso.

Ddl Equo compenso, come funziona

La prima firmataria del Ddl equo compenso è Giorgia Meloni: il testo, infatti, ripropone quanto contenuto all’interno del Ddl Meloni – Morrone – Mandelli, che non aveva potuto vedere la luce ufficialmente, perché il suo iter era stato interrotto dalla fine della legislatura.

Ma cosa si intende per equo compenso? Con questa definizione ci si riferisce alla corresponsione di un compenso proporzionato alla qualità e alla quantità del lavoro che viene svolto. Nel determinare l’onorario dei professionisti è necessario, inoltre, tenere conto del contenuto e delle caratteristiche della prestazione professionale.

Ddl Equo compenso, come funziona

Tutti gli accordi, i patti ed i contratti che prevedono dei compensi palesemente sproporzionati rispetto ai lavori svolti e all’opera prestata risulteranno nulli. I parametri e le tariffe dei professionisti verranno fissati con appositi decreti ministeriali.

I diretti interessati avranno la possibilità di tutelare i propri diritti individuali anche attraverso l’azione di classe.

Nel caso in cui i professionisti dovessero pattuire dei compensi non equi, possono essere sanzionati. Saranno direttamente gli Ordini ed i Collegi professionali ad adottare le opportune norme deontologiche su questo argomento.

Le regole da applicare

Le norme e le regole introdotte direttamente dal Ddl sull’equo compenso verranno applicate alle prestazioni rese alla Pubblica Amministrazione, alle banche ed alle compagnie di assicurazioni. Dovranno adeguarsi alla nuova normativa anche le imprese con più di cinquanta lavoratori e quelle con ricavi superiori a 10 milioni di euro l’anno.

Le aziende, verso le quali verrà applicato il Ddl sull’equo compenso, potranno adottare dei modelli standard di convenzioni, che possono essere concordati direttamente con gli ordini o i collegi professionali.

Il disegno di legge prevede, inoltre, l’istituzione dell’Osservatorio Nazionale sull’Equo Compenso, al quale potranno partecipare i rappresentanti dei vari consigli nazionali degli ordini professionali.

Il punto di vista dei professionisti

Piena soddisfazione arriva da parte degli addetti ai lavori. Francesco Miceli, Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, ritiene che “la legge sull’equo compenso rappresenta un importante passo in avanti a tutela della dignità delle professioni intellettuali, soprattutto verso i giovani. È quindi apprezzabile lo sforzo fatto dalla Camera dei Deputati per dotare il Paese di un provvedimento atteso da tempo. L’auspicio è che sulla strada tracciata sia possibile estendere e migliorare i contenuti oggi approvati recependo alcune delle proposte già avanzate dal mondo delle professioni”.

Secondo Angelo Domenico Perrini, Presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI), siamo davanti ad un importante ed indiscutibile passo avanti. “Il Ddl sull’equo compenso restituisce dignità al professionista. Ma soprattutto ne valorizza il ruolo economico, sociale ed istituzionale“.

Franco Fietta, presidente di Fondazione Inarcassa, ritiene che “per gli architetti e ingegneri liberi professionisti, questa legge significa finalmente poter invertire una rotta che stava diventando pericolosa. Ci riferiamo a quelle tipologie di bandi di gara indetti dalle pubbliche amministrazioni per affidamenti di incarichi professionali a titolo gratuito che hanno il solo effetto di piegare il mercato della progettazione, impoverirlo sotto il profilo della qualità con il rischio di compromettere la sicurezza delle opere e, di conseguenza, l’incolumità dei cittadini”.

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