Consolidamento con microfratturazione e ricementazione del terreno

Un intervento che è stato reso possibile grazie all’impiego di una innovativa tecnica di iniezione mediante microfratturazione e ricementazione del terreno finora applicata solo nei paesi del Nord Europa.
Il problema era noto da tempo.
Già nel 2000 era stato infatti accertato un abbassamento complessivo di 60 centimetri rispetto al XIV secolo, quando il campanile fu edificato.
La trasformazione, determinata dalla scarsa resistenza dello strato argilloso del terreno a contatto con le fondamenta, rischiava di compromettere in modo importante anche la basilica stessa come testimoniano le fratture di oltre un centimetro rilevate sulla volta della cappella di San Pietro che affianca il campanile.
Da qui la decisione della Sovrintendenza ai Beni Architettonici di Venezia di avviare un intervento di carattere conservativo che permettesse di stabilizzare la struttura riducendo al minimo l’insorgere di nuove problematiche, come avvenuto invece nel secolo scorso in occasione del precedente intervento di risanamento.
L’esecuzione, avviata nel marzo 2005, è stata affidata alla Setten Genesio S.p.a. di Oderzo: realtà di eccellenza nel campo dell’edilizia e del restauro anche grazie ad una professionalità maturata in quasi trent’anni di continua ricerca di nuove soluzioni progettuali e costruttive su cantieri di tutto il Nord Italia.
In linea con le indicazioni dell’Ing. Alberto Lionello, Responsabile del Procedimento per la Sovrintendenza, ed avvalendosi della collaborazione con qualificati esperti del settore come Vipp Lavori S.p.A. di Angari (VR), la Setten Genesio Spa ha proceduto a consolidare il terreno nell’intorno delle fondazioni operando una serie di iniezioni controllate di miscela cementizia addittivata.
Il composto è stato fatto penetrare nel sottosuolo attraverso 92 pali di acciaio del diametro di 101 mm e lunghi 12 metri, inseriti nel terreno mediante trivellazione profonda.
Su ciascuno di essi erano state realizzate delle valvole, poste a distanza di 50 cm, che hanno permesso l’iniezione di circa 100 m3 di miscela cementizia nello strato argilloso e sabbioso posto sotto le fondamenta della struttura.
L’operazione è stata ripetuta per quattro volte ad una distanza minima di 28 giorni così da garantire il progressivo ed omogeneo solidificarsi della miscela.
Il risultato è stato la formazione nel terreno di uno scheletro cementante: una struttura alveolata che ha aumentato i parametri meccanici dello strato argilloso del terreno accrescendone di dieci volte la resistenza alle sollecitazioni.
Positivi i dati delle prime rilevazioni sullo stato di salute del campanile: l’andamento dei cedimenti della struttura si è infatti sensibilmente ridotto rispetto alle osservazioni storiche senza che questo abbia inciso negativamente sulla pendenza della torre.
Un dato quest’ultimo che conferma l’alta qualità dell’intervento eseguito.

Per ulteriori informazioni
www.settengenesio.it

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