Chiesa della Divina Misericordia Roma, Italia – Richard Meier, 1998

L’obiettivo di questa chiesa è di riconnettere un isolato quartiere al tessuto urbano di Roma. Spostandosi dal centro di Roma in direzione est verso l’estesa periferia della città si arriva al quartiere detto Tor Tre Teste,Chiesa della Divina Misericordia La chiesa sembra una nave approdata misteriosamente tra palazzi e capannoni. L’architetto ha vinto nel 1996 il concorso internazionale indetto dal Vaticano per la realizzazione della «Chiesa del Giubileo»: i lavori sono iniziati nel luglio 1998.

L’elemento più caratterizzante dell’edificio è la sua apertura. Vista dalla piazza di ingresso, la facciata est si presenta come una parete verticale di vetro: la copertura della chiesa è un lucernario di vetro che attraversa l’intera lunghezza dell’edificio.

Interessante è l’uso architettonico della luce zenitale nella quale si rimane avvolti in contemplazione nelle varie ore del giorno stimolati a volgere lo sguardo verso l’alto. Lo stesso architetto nelle sue note di progetto scrive che la luce è utilizzata come metafora del Bene ed è sempre stata sorgente di ispirazione.

A protezione e supporto di questo volume vetrato nella chiesa sono realizzate quattro pareti a guscio, ciascuna sostenuta indipendentemente e realizzata in cemento armato posato in opera. Le pareti curve articolano diversi spazi all’interno dell’edificio: il santuario centrale, la cappella per i giorni feriali, il battistero.

E’ un’architettura con una forte carica simbolica, immediatamente percepibile: la vela, la luce, l’apertura all’intorno, il candore. Moralità e trasparenza, protezione e permeabilità, isolamento e coralità caratterizzano quest’opera.

Bianco su bianco e vetro, tutto luminoso e trasparente: il soffitto e il più funzionale lato destro della costruzione per gli uffici parrocchiali e le attività di catechesi, tra cui una bella sala di conferenze che può e deve trasformarsi in teatro e una corte interna ribassata, al centro della quale è piantata una giovane magnolia solitaria. C’è perfino un piccolo monte degli ulivi: aggirando l’edificio si arriva a un grande spiazzo che ha sullo sfondo un terrapieno trasformato in uliveto da un gruppo di alberelli che ne ritmano la pendenza.

L’esterno è suggestivo quanto l’interno: tre vele isolate, parallele e gradinate, gonfie di vento, racchiudono uno spazio longitudinale definito da un lungo muro cieco.

Come in ogni chiesa della più consueta tradizione a lato dell’entrata c’è una torre campanaria; qui una fila verticale di campane di grandezza decrescente, rappresentano la forma discreta e proporzionata del campanile con le 5 campane in bronzo fuse dall’antica Pontificia Fonderia Marinelli di Agnone donate da un anonimo benefattore.

La luce entra abbondante dalle estremità interamente vetrate e dagli interstizi superiori tra le vele e il muro. Internamente, lo spazio è definito dall’alternanza di ampie superfici cieche e traslucide. Un cielo che entra dalle enormi vetrate e diventa parte dell’opera, quanto i 256 conci prefabbricati che compongono le vele alte 26 metri: ciascuno pesa 12 tonnellate, quelli in cima alla vela interna sono praticamente sospesi nel vuoto.

Le vele, affiancate, sono squarciate all’interno da grandi portali decrescenti verso l’esterno che dilatano lo spazio dell’aula, conferendo profondità e luoghi di isolamento.

Per la doppia curvatura delle vele è stato utilizzato il Tx Millennium, (uno speciale tipo di cemento al titanio, che resta bianco nonostante smog e sporcizia) con inserti di marmo di Carrara, e di un sistema di prefabbricazione in opera di grandi lastre-conci di cemento armato.

Per montare tre strutture tanto particolari è stata creata una macchina speciale in grado di sollevare i conci e posizionarli con esattezza millimetrica. Anche all’interno della chiesa a bianco risponde bianco e a marmo marmo, e tutti gli ingredienti dell’arredo sacro sono ripresi e sovvertiti in una grammatica nuova, a forma di barca, decentrato rispetto all’asse mediano della chiesa, l’ambone per le letture, la grande sedia per il celebrante, e, in un angolo ma ben visibile dai fedeli, il tabernacolo, confinante con una piccola cappella laterale.

La sistemazione liturgica interna alla chiesa segue le direttive del Concilio Vaticano II°, l’assemblea dei fedeli siede al centro della grande vela per essere il vero protagonista di un viaggio spirituale.

I poli liturgici. Altare, Ambone, Fonte battesimale e Sede sono realizzati in blocchi lapidei di travertino romano a disegno geometrico essenziale alle loro funzioni e prive di qualsiasi decoro. Il tabernacolo a forma di cubo con inciso un semplice decoro in bronzo dorato poggia su di un piedistallo in travertino posto a lato dell’altare e si collega con la cappella feriale.

La presenza all’interno delle due quinte di fondo in muro bianco costituiscono un notevole impatto scenico in chiave moderna nella definizione del progetto della chiesa. La parte bassa di una di queste pareti definisce lo spazio del presbiterio mentre sopra, dove forma una strombatura prospettica è collocato il crocefisso con il punto di fuga corrispondente ad un’apertura esterna verso il cielo.

La seconda parete di fondo serve ad isolare l’assemblea dei fedeli dagli ingressi e sopra all’interno di un grande riquadro sono poste le canne dell’organo. Sul lato sinistro della chiesa tre confessionali: cabine schermate da una griglia di legno, non del tutto dissimili da quelli delle estetiste che devono prendersi cura del corpo.

L’unico oggetto ripreso fedelmente dalla tradizione è il grande Cristo crocefisso, un’opera lignea del Seicento che domina dall’alto tutto l’invaso della chiesa con un effetto di contrasto davvero solenne.

Bibliogarfia

testi:

  • Edwin Heathcote e Iona Spens, Church Builders, Academy, Boston, 1997

riviste:

  • L’ industria del cemento n°715, 1996
  • L’Arca n°107, 1996
  • Domus n°832, 2000

Siti internet:

  • www.richardmeier.com
  • www.fondazionefratesole.org

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