BLOCKCHAIN, il futuro delle informazioni

È considerata la nuova internet del valore. Una trasformazione che avviene sulla base di quattro pilastri fondamentali: decentralizzazione, sicurezza, trasparenza, immutabilità. Un’innovazione potente per diversi settori, banche, assicurazioni e pubblica amministrazione in testa. Ecco le novità in campo energetico

a cura di Pietro Mezzi

BLOCKCHAIN, il futuro delle informazioni

La digital transformation sta cambiando interi settori industriali, ma accanto a questa trasformazione cresce l’esigenza di sicurezza informatica, ovvero la necessità di garantire che un determinato bene digitale non venga corrotto o duplicato al di fuori di determinate regole. È qui che entra il gioco il concetto di blockchain.

È da molti considerata la nuova internet; in realtà, affianca a internet delle persone e a quella delle cose, l’internet del valore. Ciò avviene sulla base di quattro pilastri fondamentali: decentralizzazione, sicurezza, trasparenza, immutabilità. Nello specifico, blockchain sta per database decentralizzato per la gestione dello scambio di informazioni crittografate su una rete di tipo peer-to-peer, che ridefinisce il modo in cui creiamo, otteniamo e scambiamo informazioni, quindi valore.

Il grande cambiamento introdotto rispetto ai sistemi classici di gestione centralizzata, è che la nuova tecnologia permette di garantire pari funzionalità, ma senza fare riferimento a una struttura centrale o a intermediari che autorizzino e verifichino la validità di una transazione, quindi, abbattendo considerevolmente il costo di tutto il processo. Ma i vantaggi non si limitano ai minori costi delle transazioni dovuti alla disintermediazione dei controlli, essi sono molteplici e sono connaturati alla struttura stessa della tecnologia.

I vantaggi della blockchain sono sicurezza, solidità e attendibilità, trasparenza e accessibilità e, infine, consenso: è la soluzione ideale per la gestione degli smart-contracts, i contratti intelligenti.

La nuova tecnologia può essere applicata in diversi settori, con risultati considerevoli: si va dall’ambito finanziario-assicurativo, a quello manifatturiero, ma è soprattutto nella gestione dei servizi della pubblica amministrazione che l’infrastruttura si mostra più promettente.

Anche le banche sono interessante, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti di sicurezza e di riduzione dei costi di disintermediazione nella gestione delle transazioni. Vi sono possibilità importanti di implementazione anche nell’ambito assicurativo: l’accesso a transazioni sicure e decentralizzate fornisce una base solida per prevenire le frodi.

In campo industriale, numerose sono le possibilità di applicazione della blockchain, così come nel settore agro-alimentare, nell’industria 4.0 e nel settore delle costruzioni, ad esempio, nella gestione dei processi costruttivi in un’ottica di maggiore efficienza, nello scambio di informazioni durante le fasi di progettazione ed esecuzione, con conseguente riduzione dei costi dovuti ad errori, e nel cantiere, a beneficio della sicurezza sul lavoro e nella gestione dei sub-contractor.

Anche nella sanità, la nuova tecnologia può trovare applicazione, ad esempio nella gestione dei dati medici dei pazienti per tenerne sotto controllo l’intera storia clinica. Anche nel campo della ricerca, l’infrastruttura può essere il punto di partenza per la creazione di un sistema per la certificazione dei dati e la convalida dei trials farmacologici.

Ma è nell’ambito delle attività della pubblica amministrazione che la blockchain – come si legge nel XXVI° Rapporto congiunturale e previsionale 2019 del Cresme – ha le applicazioni più promettenti.

«Un’infrastruttura di questo tipo potrebbe infatti rispondere alla necessità di dotare la Pa di un sistema di gestione sicuro ed economico – afferma Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme – capace di garantire l’interoperabilità, ridurre i passaggi burocratici, scoraggiare la corruzione e tutelare i diritti dei cittadini mettendoli al riparo da errori e irregolarità. Ad esempio, potrebbero trovare applicazione nel comparto degli appalti pubblici, dove è frequente la necessità di verificare i requisiti soggettivi delle imprese: un’operazione che potrebbe essere svolta in tempi rapidi, con minori costi per le imprese di costruzione e gli uffici pubblici».

La nuova tecnologia può essere utilizzata con successo anche nella gestione del welfare, in materia di sussidi, pensioni, compensazioni e invalidità; nel comparto dell’educazione scolastica e della formazione universitaria. Potrebbe anche essere applicata nel sistema elettorale, nel registro automobilistico e nel mercato immobiliare.

Blockchain ed energia

Grazie alle peculiarità del sistema (decentralizzato, distribuito e pubblico), anche per il settore energetico si aprono prospettive di trasformazione importanti. Con gli smart contract infatti sono possibili transazioni bilaterali in tempo reale, eliminando le inefficienze dell’intermediario. L’effetto può essere dirompente: in questo scenario in evoluzione, le utility potrebbero investire sempre di più non solo in tecnologie per produrre, ma anche per gestire la nuova energia prodotta in maniera distribuita.

La blockchain è infatti uno strumento ottimale per un settore che sta già addentrandosi in un processo di decentramento, ma le sperimentazioni in corso sono ancora lontane dall’industrializzazione: c’è un problema di standardizzazione e un grosso nodo di scalabilità, che deriva principalmente dall’assenza di una stabilità dei costi che complica la previsione d’investimento.

Un sondaggio di Bip, Business Integration Partners, una società di consulenza milanese, evidenzia che il 75% degli intervistati (una cinquantina di aziende del comparto) è convinto che nei prossimi due anni la blockchain avrà un impatto significativo. Ma a frenare l’adozione di massa sono proprio la mancanza di uno standard di riferimento (30%), la scalabilità tecnologica (20%) e l’assenza di regole (10%). Ma non potrà essere così per sempre.

La blockchain rappresenta infatti una soluzione per semplificare la vita ai prosumer, ma allo stesso tempo permetterebbe alle utility di anticipare i tempi e di non perdere le opportunità di un mercato che potrebbe essere rivoluzionato da una logica di disintermediazione totale. Le utility quindi pare non abbiano scelta: possono rallentare il processo regolamentare frenando l’apertura del mercato oppure partire all’offensiva anticipando i concorrenti con soluzioni innovative per il mondo dei servizi a valore aggiunto. I tempi di applicazione della tecnologia sono ancora lunghi, ma ci sono potenzialità di cui prosumer e consumer avranno ritorni economici, mentre le utility potranno sfruttare le occasioni che si aprono, soprattutto in termini di servizi a valore aggiunto.

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