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Da quanto è emerso dall’ultimo aggiornamento redatto da CRIF, nel corso dello scorso anno la rischiosità delle famiglie si è stabilizzata nella prima metà dell’anno e ha mostrato un lieve rientro a settembre portando il tasso di default (ovvero l’indice di rischio di credito di tipo dinamico che misura le nuove sofferenze e i ritardi di 6 o più rate nell’ultimo anno di rilevazione) al 2.4% sul complessivo credito al dettaglio. In realtà non è possibile attribuire questo andamento alle migliori condizioni economiche, con un tasso di disoccupazione ancora in crescita per tutto il 2014 e una debole dinamica dei redditi delle famiglie. Piuttosto, favorevoli sono risultate la manovre di politica economica espansive varate nel corso dell’anno e l’Euribor prossimo allo zero, che ha favorito tutti i prestiti a tasso variabile. In particolare, i bassi tassi di interesse hanno contribuito a mantenere contenuta la vulnerabilità delle famiglie indebitate alleviando il peso delle rate sul reddito disponibile. Sicuramente il quadro congiunturale è stato condizionato non soltanto dalle dinamiche macroeconomiche, ma anche dalle manovre correttive che gli operatori hanno dovuto affrontare per rispondere alle scadenze dell’AQR (ovvero l’Asset Quality Review) e degli Stress Test richiesti dalla BCE, dove è risultato cruciale il tema della gestione dei crediti deteriorati. Alla luce della stabilizzazione della rischiosità creditizia per il segmento retail su livelli moderatamente elevati, con il tasso di default che alla fine di settembre si è attestato rispettivamente all’1.8% per i mutui immobiliari e al 2.5% per il credito al consumo, le politiche di erogazione si sono mantenute nel complesso ancora caute e selettive anche se ciò che ha inciso in modo importante sulla dinamica dei flussi di credito erogato è stata la debolezza della domanda delle famiglie, poco inclini ad accendere nuovi finanziamenti per gran parte dell’anno appena trascorso. Questo atteggiamento di prudenza e di attesa di un recupero di migliori condizioni economiche ha avuto un impatto importante sulla propensione all’indebitamento. Al contempo, però, le condizioni dell’offerta sono risultate complessivamente migliorative rispetto al recente passato anche grazie a un’abbondante liquidità a disposizione degli istituti di credito, che ha inciso sul costo del funding. Il credito ai giovani Se si osserva il rischio di credito per classe di età, lo studio di CRIF mette in evidenza come nei prestiti rimanga un gap di rischiosità tra i giovani e le restanti classi mentre risulta interessante la dinamica degli under 34 relativamente ai mutui, dove si rileva un percorso di contrazione dal picco massimo del 2010 quando risultava la categoria a rischio maggiore, fino a settembre 2014 dove non solo si allinea alle altre fasce di popolazione ma, anzi, anche se per pochi decimali risulta la classe meno rischiosa. Questo andamento viene sostenuto anche da altre evidenze contenute nello studio prodotto da CRIF, che mostrano come anche la domanda sia complessivamente diventata più consapevole. In particolare, per i giovani la qualità della domanda è migliorata sia per i prestiti che per il credito al consumo riflettendo una maggiore attenzione alla sostenibilità finanziaria degli impegni contratti. Fonte: CRIF E di questa maggiore consapevolezza della classe di popolazione più giovane se ne sono accorti anche gli operatori di settore, che negli anni hanno erogato quote via via maggiori alla clientela fino ai 30 anni di età. Nel complesso le quote di flussi sono ancora esigue, però in questa dinamica positiva si può leggere un forte segnale di fiducia verso questa categoria di soggetti, nonostante sia quella che maggiormente ha risentito della lunga crisi economica e che si caratterizza per una frequente indisponibilità di redditi stabili a causa della inoccupazione o della precarietà lavorativa. I modelli di business degli operatori stanno perciò lentamente cambiando a favore dei giovani sia nei mutui che nel credito al consumo. In particolare, le politiche di offerta maggiormente orientate a questo target di clientela risultano omogenee per tipologia di istituto anche nel segmento dei prestiti al consumo, con le società finanziarie che hanno erogato in percentuale maggiore ai giovani, offrendo loro una importante opportunità di soddisfazione delle esigenze di consumo attraverso la rateizzazione del pagamento. Fonte: CRIF La crescente attenzione e disponibilità da parte degli Istituti fornisce una risposta concreta alla crescente domanda di credito da parte delle fasce di popolazione più giovani. Relativamente ai mutui immobiliari, infatti, i richiedenti di età inferiore ai 34 anni nel corso del 2014 hanno presentato il 30% del totale delle richieste mentre per i prestiti la quota di questa fascia di popolazione ha rappresentato il 22,5% del totale, con un picco del 24,6% per i prestiti finalizzati. “Nonostante un quadro macroeconomico non favorevole ai giovani, che continuano ad avere grandi difficoltà sul mercato del lavoro, le scelte di portafoglio degli istituti di credito mostrano una maggiore considerazione per questa fascia di clientela che rappresenta comunque un importante bacino per lo sviluppo del credito alle famiglie” – commenta Daniela Bastianelli, Senior Analyst di CRIF. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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