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Il Sesto palazzo di Eni

A San Donato Milanese, città della società energetica nazionale, sta nascendo il sesto palazzo di Eni che offre un’immagine nuova rispetto alle precedenti architetture: il nuovo Exploration & production management center. Un edificio-icona per una società immagine dell’Italia nel mondo; tre edifici-paesaggio che abbracciano una piazza pubblica e incarnano la stratificazione terrestre. Il concept è di Morphosis+Nemesi, il progetto architettonico di Thom Mayne di Morphosis Architects. Il ruolo delle facciate

a cura di Pietro Mezzi

Render Sesto palazzo di Eni
Render con vista su via De Gasperi (credits Morphosis Architects)

Indice degli argomenti:

La città dell’Eni, San Donato Milanese, si arricchisce di un nuovo palazzo per uffici, il Sesto, che arriva dopo una serie di edifici iniziata a partire dalla fine degli anni Cinquanta con il primo, progettato da Marcello Nizzoli e Giuseppe Mario Olivieri.

Il progetto del Sesto va oltre la progettazione di una tradizionale sede terziaria: è un progetto-icona, un’architettura-paesaggio in grado di scrivere una nuova pagina dell’architettura, della storia di San Donato Milanese e di un’azienda immagine dell’Italia nel mondo.

Il concept per il nuovo Exploration & production management center riassume questi valori, in un campus organizzato attorno a tre edifici singoli che abbracciano una piazza pubblica e che incarnano la stratificazione terrestre.

Render con vista aerea del Sesto palazzo di Eni
Render con vista aerea del Centro direzionale (credits Morphosis Architects)

Il progetto porta la firma di due importanti studi di progettazione internazionale: il concept è degli statunitensi di Morphosis e degli italiani di Nemesi & Partners, mentre la direzione artistica, così come la progettazione architettonica, è dello studio statunitense Morphosis Architects; direttore del progetto è Thom Mayne fondatore dello studio di Culver City e premio Pritzker 2005.

L’idea progettuale ruota attorno a tre concetti fondamentali

Il primo attribuisce un valore centrale all’idea di civitas: il cuore simbolico e funzionale del nuovo centro direzionale è la piazza, luogo di incontro della comunità Eni, attorno a cui si genera il nuovo centro direzionale.

Il secondo riferimento riguarda la democraticità e l’integrazione: dall’architettura tout cour all’architettura-paesaggio. Le cinque torri direzionali esistenti perdono la propria autoreferenzialità costruendo un’architettura a prevalente dimensione orizzontale, democratica e strettamente integrata al paesaggio. Con un’architettura stratificata e dinamica, il Centro racconta la ricchezza della stratificazione geologica e la composizione del suolo-paesaggio come fonte di energia e di vita.

Render di uno dei tre edifici del Sesto palazzo di Eni
Render di uno dei tre edifici (credits Morphosis Architects)

Infine, la ricerca e l’innovazione verso una nuova sostenibilità. Il concept progettuale dà forma al processo exploration and production attraverso un’architettura metamorfica, un continuum fluido e dinamico, ricco di interconnessioni, simboleggiante la trasformazione della materia in energia.

Il Centro emerge dal paesaggio come un’isola urbana, a bassa densità edilizia: giardini biologicamente diversificati ed edifici ad alte prestazioni esprimono l’inclinazione di Eni alla gestione ambientale e offrono un ambiente di lavoro confortevole.

Le funzioni principali dell’Exploration & production management center sono contenute in tre edifici: Icon, Landmark e Skygarden. I tre edifici presentano un interpiano di cinque metri e 80 centimetri al piano terra e di tre metri e 80 centimetri ai piani superiori e una larghezza, al piano tipo, di 19 metri e 75 centimetri esternamente alla facciata vetrata.

Le strutture sono realizzate in cemento, con integrazioni in carpenteria metallica in alcune zone particolari: sbalzi, pensiline, ponti.

Render sesto palazzo Eni su via De GASPERI
Render su via De Gasperi (credits Morphosis Architects)

I 3 edifici

L’edificio Icon è quello principale del complesso; è di 11 piani fuori terra e si articola in funzioni comuni al piano terreno e uffici ai piani superiori. La facciata sud-est è strapiombante e questo genera piani a superficie crescente al salire di livello. Al di sopra si trova un ponte, in struttura metallica, che collega l’edificio Icon con il Landmark in corrispondenza del settimo piano: il ponte è coperto, ma aperto ai lati e il suo volume raggiunge il livello della copertura del primo edificio.

L’edificio Landmark si compone di nove piani fuori terra; gli uffici e le sale riunioni sono distribuiti a tutti i livelli del complesso. Le facciate alle due estremità sono inclinate e generano piani a superficie decrescente al procedere verso l’alto.

Lo Skygarden si articola in due volumi: il primo di dieci piani fuori terra, il secondo di quattro. Racchiudono spazi di lavoro generici nei livelli da uno a nove e il centro conferenze ai livelli terra e primo. Sulla copertura del corpo basso, alla quota del quarto piano, si trova il tetto verde a servizio del centro conferenze.

La facciata sud-est del corpo più alto è inclinata, generando in tal modo piani a superficie decrescente al salire di livello; al primo piano è intersecata dalla pensilina proveniente dal Landmark.

Sesto edificio Eni, Render della zona ristorante
Render della zona ristorante (credits Nemesi-Bodino)

Il sistema di collegamenti che unisce gli edifici e concorre a cingere la piazza si completa con un ponte sospeso in carpenteria metallica, che dal secondo piano del corpo basso dello Skygarden raggiunge l’edificio Icon.

Il ruolo delle facciate

Le facciate del centro direzionale, oltre ad assumere un ruolo importante nell’architettura del complesso, svolgono funzioni centrali dal punto di vista funzionale. Sono state infatti progettate con l’obiettivo di garantire le massime prestazioni in termini di rendimento energetico e di illuminazione naturale degli ambienti.

Sesto edificio Eni, il ruolo delle facciate
Render delle facciate degli edifici (credits Nemesi-Bodino)

Per bilanciare questi requisiti sono stati adottati sistemi a doppia pelle, ovvero una facciata frangisole esterna realizzata con lamiere elettro colorate in acciaio inox, presente su tutti i fronti degli edifici con l’esclusione del piano terra, dove è stata posata una facciata a montanti e traversi a tutt’altezza denominata Clear Glass. Sulle testate, che presentano un’inclinazione variabile nei piani verticale e orizzontale, è invece prevista una facciata, denominata Black, ottenuta con vetro colorato in pasta o con coating.

Il sistema doppia pelle è costituito dalla facciata primaria Curtain wall, con vetri ad elevato coefficiente di guadagno solare (Shgc) e sistemi di schermatura esterna.

Il Curtain wall, la facciata primaria impermeabile, si compone di una vetrata continua in vetro high-performance, composta al 55% da nastri orizzontali vision di altezza netta pari a due metri e 10 centimetri e al 45% da vetri spandrel marcapiano di altezza pari a un metro e 70 centimetri.

Il sistema di facciata continua con vetrocamera, sigillato direttamente al telaio della cellula per mezzo di silicone strutturale (Structural sealant glazing system), supporta il sistema di schermatura esterno.

La pelle esterna è caratterizzata da sistemi di schermatura esterna con differente configurazione, denominati Orange e Blue: la seconda pelle è posizionata a circa un metro di distanza dalla facciata primaria vetrata ed è formata da pannelli metallici fissi in lamiera microforata con permeabilità minima del 50-55%, sostenuti da una sottostruttura in acciaio.

L’edificio e l’ambiente

Il Centro è stato progettato per soddisfare i requisiti energetici di classe A e conseguire la certificazione Leed Gold Italia.

Dal punto di vista ambientale, il progetto architettonico ha previsto un orientamento ottimale degli edifici, lo sviluppo della biodiversità e di piante autoctone, mentre i tetti verdi, le ombreggiature delle facciate e i sistemi fotovoltaici aiuteranno a raffreddare e ad alimentare il campus. Il riciclo dei rifiuti e il recupero dell’acqua piovana garantiscono che le risorse verranno gestite in modo sostenibile. Infine, il sistema di riscaldamento e di raffreddamento è a pannelli radianti a bassa energia.

Sesto palazzo Eni, pianta complesso
Pianta del complesso (credits Morphosis Architects)
Sesto Palazzo Eni, render prospetti
Render dei prospetti (credits Morphosis Architects)



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