Lungomare di Bari

Il progetto nasce dalla necessità di trovare una risposta al problema della cesura tra la città di Bari ed il suo mare, il cui rapporto, un tempo indissolubile, risulta ora strappato da politiche di sviluppo, quelle della città e quelle del porto, che si muovono in direzioni decisamente divergenti.
Sulla base di analisi urbanistiche e tecnico-funzionali, il progetto tenta di conciliare le necessità operative del porto con le istanze d’integrazione con la città da parte della popolazione che, in accordo con le recenti normative nazionali ed internazionali in materia di pianificazione portuale, reclama un ritorno alla città-porto intesa come organismo unitario ed inscindibile.
Nel caso di Bari, circoscritto in un ambito costiero fortemente consolidato, in una dimensione di breve e medio termine appare impraticabile la via della delocalizzazione.
La riorganizzazione interna dell’area portuale è sviluppata, quindi, secondo la strategia del recupero e riuso del patrimonio edilizio tradizionale, caratterizzato da elementi di valore storico ed architettonico indiscusso, come il Faro Borbonico o il Palazzo della Dogana; la riconfigurazione dei luoghi non tenta di reinventarli, ma solo di riempire di nuovi contenuti sociali e culturali antichi contenitori di valori e tradizioni, riconnettendoli all’interno di una rete nuova di relazioni, di spazi e di funzioni con la città.
Sulla base delle Linee Guida per la Redazione dei Piani Regolatori Portuali (Circolare n.7778 del 15.10.2004 ), l’ambito portuale è stato suddiviso in due sottoambiti: quello “operativo” è localizzato nella parte occidentale del bacino portuale, in prossimità delle aree industriali urbane e dei collegamenti con le reti di trasporto nazionale; quello di “interazione città-porto” è posto nella fascia compresa tra il lungomare Vittorio Veneto e il molo foraneo, ovvero nell’area più attigua al centro storico.
Tale separazione delle funzioni permette di individuare percorsi separati per addetti ai lavori e utenti, eliminando punti di conflitto scomodi e pericolosi, e di rimuovere la barriera doganale in corrispondenza del sottoambito urbano di maggior pregio, rendendo possibile l’auspicata riconnessione tra città e porto.
Il tratto attiguo al centro storico, riconosciuto come il luogo in cui attivare i processi di trasformazione necessari a ricostituire il legame perduto tra città e porto, accoglie quindi funzioni pubbliche legate al mare ed ai suoi usi tradizionali, quali un centro sportivo nautico che sostituisca l’attuale sede del CUS e l’MCM – Museo della Cultura del Mare – che si snoda dal molo Pizzoli al Palazzo della Dogana, nuova porta della città dal mare, passando per la “piazza d’acqua” che a sua volta si collega alla nuova piazza del mercato che si insinua fin dentro il centro storico; la zona del molo foraneo, liberata dalle attività produttive, potrà essere dedicata a manifestazioni temporanee quali fiere e feste popolari – ad esempio la festa di San Nicola, la più sentita dalla popolazione.
Il filo che ricuce e riammaglia i tessuti è costituito dal verde, sottoforma di un parco lineare attrezzato che percorre tutto l’arco portuale e, penetrando nella città, riammaglia i tessuti e funge da filtro tra l’abitato e le aree operative del porto.
Nell’ottica di superare gli ostacoli di natura economica e lo scarso dialogo tra istituzioni, la realizzazione degli interventi è ipotizzata secondo una strategia “step by step” che possa risolverne le complessità attraverso un processo fatto di fasi successive, interconnesse e coerenti tra loro, ma con un margine di flessibilità indispensabile per ottenere risultati che seguano l’inevitabile mutevolezza della realtà e delle esigenze nel tempo.
Si tratta di un “approccio incrementale”, dettato dalla necessità di seguire il percorso progettuale nelle sue fasi più significative, assecondandone le scelte o al contrario frenandone gli effetti, laddove dovessero presentarsi difficoltà nell’assorbire i cambiamenti proposti.
Tale processo è certamente mutuabile, purché si tenga ben fisso l’obiettivo della specificità e del consolidamento dell’identità cittadina: la flessibilità e la rigenerazione sono intesi, infatti, come lo strumento utile a perseguire l’obiettivo di restituire valore ai luoghi, sulla base delle peculiarità e degli usi tradizionali specifici e distintivi del contesto urbano e territoriale.

IL LUNGOMARE DI BARI: RICUCIRE LO STRAPPO
PROGETTAZIONE URBANISTICA
PROF. ING. FRANCESCO SELICATO
POLITECNICO DI BARI – DIPARTIMENTO ICAR
CDLS IN INGEGNERIA EDILE – ARCHITETTURA
ANTONIETTA CANTA
Progetto vincitori di Urban-promogiovani 5

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