I padiglioni Atrium

E’ una delle opere più significative realizzate a Torino negli ultimi anni, ed è la prima opera sorta nell’ambito delle Olimpiadi invernali di Torino 2006.
L’idea è quella di creare una vetrina nel cuore della città per presentare tutte le iniziative relative all’evento olimpico, ma non solo.
I due padiglioni in legno lamellare sono stati oggetto di critiche, non sempre positive; c’è chi li ha paragonati alla piramide del Louvre, certamente negli intenti del celebre progettista dell’opera è la volontà di staccarsi da un’impronta ottocentesca, creando spazi aperti alle necessità della città attuale.
I padiglioni di Atrium ospitano, oltre alle iniziative legate a Torino 2006, diverse altre attività culturali (conferenze, incontri, dibattiti, mostre), atte a rilanciare l’immagine di questa grande città come una città che è “always on the move”, come recita lo slogan scelto per i padiglioni.
La scelta del legno lamellare, poi, riduce inoltre la durezza del contrasto fra odierno e antico.
I due padiglioni, impostati su una superficie in pianta di 15,0×68,0 metri, sono caratterizzati da una coppia di archi in legno lamellare, che si elevano longitudinalmente con un’inclinazione di 29° rispetto alla verticale.
Il raggio di curvatura è di circa 37 metri per cui, la convergenza dei due archi al centro del padiglione risulta impostata ad un’altezza di circa 13,80 metri da terra.
Ciascun arco è vincolato a 9 telai trasversali in legno lamellare, costituiti ciascuno da due pilastri inclinati di facciata e da un traverso orizzontale di collegamento.
Si realizza in questo modo un sistema strutturale tridimensionale con funzione di sostegno dei carichi verticali, prevalentemente costituiti dal peso delle facciate vetrate, e di stabilizzazione orizzontale nei riguardi delle azioni del vento e del sisma.
I pilastri di facciata sono armati con una sottostruttura catenaria in acciaio, necessaria per contenere le deformazioni entro i limiti imposti dalle pannellature vetrate.
Queste ultime sono disposte su una maglia strutturale costituita dai pilastri in legno posti ad interasse di 6,0 metri e da profili scatolari metallici tra essi interposti con un interasse in falda di 3,0 metri.
I traversi orizzontali superiori, unitamente agli archi cui sono collegati, formano inoltre una reticolare di controvento “a farfalla” con crociere in acciaio, attraverso la quale è possibile ridistribuire agli appoggi di base le forze orizzontali agenti, ivi comprese quelle esercitate dalla pretensione del telo di copertura.
Il manto di copertura dei padiglioni è infatti costituito da un telo in PTFE agganciato in continuo all’estradosso degli archi ed appeso al centro mediante una struttura tubolare esterna, costituita da una serie di cavalletti triangolari uniti al centro su un tubo calandrato longitudinalmente, sull’intera lunghezza dei padiglioni.
Questo tubo “di colmo” parte dal punto di congiunzione degli archi, nel vertice alto dei padiglioni, e termina in corrispondenza della punta di raccordo delle membrature in acciaio che definiscono il profilo delle due pensiline di ingresso.
La struttura degli ingressi, anch’essa realizzata in metallo e vetro, delimita la zona degli accessi ai padiglioni con due falde triangolari che, partendo da una doppia trave di colmo in profilo tipo HE, convergono nelle cerniere di attacco poste alla base degli archi principali.
Particolare attenzione è stata posta nella progettazione dei particolari costruttivi, soprattutto per quanto riguarda la protezione e la salvaguardia degli elementi strutturali direttamente esposti all’esterno.
Si sono adottate soluzioni tali da permettere il regolare deflusso delle acque, l’eliminazione di possibili punti di ristagno ed una opportuna ventilazione dei pezzi.
Tutti gli elementi lignei vincolati al c.a. sono distanziati per mezzo di una idonea carpenteria metallica di ancoraggio e, particolare piuttosto interessante, gli archi principali portanti sono stati rivestiti con un “arco di sacrificio”.
In pratica si è realizzata una mantovana di protezione curva, fissata esternamente alla struttura portante per mezzo di viti su elementi distanziatori interposti, in modo da permettere il passaggio dell’aria: in questo modo l’elemento di sacrificio può essere sostituito senza alcun intervento di smontaggio sulla struttura principale.
Arco e mantovana sono stati inoltre rivestiti con una scossalina metallica superiore, al fine di ridurre al minimo eventuali infiltrazioni nella zona di aggancio del serramento.

Le fasi di montaggio
La sequenza di assemblaggio e le modalità di posa in opera della struttura, sono state fortemente condizionate dalle specifiche caratteristiche dl cantiere.
I padiglioni sono infatti ubicati in una piazza alberata e la salvaguardia delle piante esistenti rappresentava una specifica richiesta dell’Amministrazione Comunale.
L’idea originale dell’arco a tutta lunghezza, o comunque dotato di giunto strutturale intermedio, quale elemento principale portante su luce di 68 metri, mal si adattava alle reali caratteristiche del sito ed alla necessità di movimentare elementi di ridotte dimensioni in prossimità della chioma degli alberi. Si è dunque deciso di invertire la sequenza di montaggio, partendo dai telai trasversali a cavalletto, con successiva posa degli archi, preventivamente suddivisi in quattro pezzi.
La cronologia di montaggio è risultata la seguente:
– assemblaggio a terra e sollevamento del telaio più basso, con successiva stabilizzazione per mezzo dei diagonali di raccordo con le pensilina di ingresso;
– assemblaggio a terra e sollevamento dei telai progressivi, con stabilizzazione sul telaio precedente per mezzo dei profili di baraccatura di facciata;
– montaggio delle porzioni di arco sui telai in opera;
– montaggio dell’arco di rivestimento e della sovrastruttura tubolare metallica;
– montaggio delle pensiline di ingresso.
In questo modo è stato possibile concentrare tutte le operazioni all’interno della piazza, con una notevole riduzione delle dimensioni d’ingombro dei singoli elementi ed una conseguente maggiore maneggevolezza degli stessi.
Complessivamente i lavori di montaggio di ciascun padiglione sono stati completati in poco più di 4 settimane.

La filosofia del progetto dell’architetto Giugiaro
La struttura che accoglierà questa iniziativa, non poteva non porsi essa stessa come simbolo, segno fortemente riconoscibile e caratterizzante, ma in grado, al tempo stesso, di inserirsi in un contesto tanto delicato, quanto importante dal punto di vista urbano, quale Piazza Solferino.
All’origine del concept formale, c’è l’intenzione di creare una struttura di grande impatto dal punto di vista emozionale, ma semplice ed estremamente pulita nei suoi tratti architettonici.
Nascono così due grandi archi di cerchio in legno lamellare scuro che collegano longitudinalmente, come un ponte sospeso, l’estremo centrale e quello “periferico”, di ciascuna delle due grandi aiuole della piazza.
La caratteristica formale di questa struttura consente di realizzare una volumetria prismatica che, stringendosi verso l’alto, lascia spazio alle imponenti chiome di verde e i materiali impiegati – legno, acciaio satinato e vetro – per le strutture principali, inseriscono l’edificio nel contesto di questa bellissima piazza torinese senza “disturbarlo”.
La trasparenza delle superfici inclinate, consente la percezione del verde delle emergenze architettoniche della piazza, anche dall’interno delle sale espositive, ma al tempo stesso, per necessità sceniche, nelle ore serali, lascia trasparire giochi di luci e proiezioni raccontando alla piazza quanto sta accadendo all’interno dei padiglioni.
Il simbolismo che scaturisce dall’intreccio delle linee e dei volumi richiama forme geometriche note: il cerchio, inteso come “tutto”, globalità, un insieme che aiuta a leggere le tematiche progettuali illustrate, non come singoli episodi slegati l’uno dall’altro ma tasselli di un mosaico che rappresenta la città nel suo evolversi omogeneo.
Il triangolo, con i suoi chiari richiami alla perfezione, le piramidi, e “last but not least” quello che forse è il simbolo di Torino per eccellenza: la Mole Antonelliana.
Ma gli aspetti simbolici e suggestivi non devono pregiudicare o sovrastare eccessivamente la
funzionalità di un edificio che dovrà essere l’agorà per eventi anche sociali, comunicativi, didattici e culturali, e in grado di suscitare coinvolgimento e di interagire con i visitatori.
La mostra non vivrà solo quindi grazie al suo principio generatore, ma sarà anche sede “straordinaria”
per mini-dibattiti, congressi, incontri culturali, che troveranno spazi perfettamente integrati, ma al tempo stesso riservati.
L’organizzazione interna consente di conservare un unico ambiente, pur differenziandone le aree: sarà quindi un percorso costituito da un incalzare di scoperte di nuovi spazi, suggestioni sonore, tattili, e visive e olfattive.
Il libero accesso alle due strutture espositive è garantito da un passaggio pedonale, al centro delle due isole attuali, verso cui convergono i due ingressi principali.
In antitesi, sui lati opposti, le due aperture si piegano verso l’interno, per dare spazio e il giusto valore alla fontana, e attorno ad essa descrivere un raccolto “giardino” urbano.

I numeri del progetto
I padiglioni sono costituiti ciascuno da una coppia di archi in legno lamellare di abete, inclinati di 29° rispetto alla verticale, copriranno una luce di circa 60 metri con un raggio di curvatura di circa 37 metri.
Le pareti di tamponamento laterali saranno realizzate con sistema di facciata continua, su supporto strutturale ad un interasse di circa 6 metri.
La dimensione delle specchiature (pannelli vetrati) sarà di 300 cm di altezza per 145cm di larghezza, eccezion fatta per i moduli fuori formato tangenti alle centine in legno lamellare.
La parete vetrata bronzata e leggermente riflettente sull’esterno, sarà composta da un vetro interno stratificato di sicurezza, una camera di circa 12mm, ed un vetro esterno temperato.
La copertura dei padiglioni verrà realizzata in materiale tessile traslucido: due strati di membrane garantiranno l’isolamento termico necessario, il primo, quello più esterno, in PTFE bianco; il secondo (interno) in ETFE trasparente, consentirà la lettura dall’interno delle strutture in legno e acciaio della copertura.
Le strutture degli ingressi saranno realizzate in metallo e vetro, le quattro pensiline di copertura (uguali una all’altra) chiudono la zona degli accessi principali con due falde triangolari in vetro e profili in alluminio leggero.
Le fondazioni sono indirette su micropali aventi diametro 180 e lunghezza pari a 10 mt.
Le fondazioni in progetto sono costituite da plinti in cemento armato appoggiati su micropali; i micropali sono armati con tubi di diametro 180mm spessore 10mm e sono lunghi 10m.
Sono previste in progetto due tipologie di plinti: una fondata su tre pali che porta i pilastri di facciata ed una su quattro pali che porta la base dei grandi archi in legno.

Riassumendo
Volume totale = 6500 m³
Superficie coperta = 912 m² per singolo padiglione (totale:1824 m²)
Ingombro in pianta = (60×16)x 2 m.
Totale superficie vetrata = 2400 mq
Volta di copertura = 350 mq
Totale vetrate di ingresso e relative falde di copertura = 250 mq
Ingombro in pianta = (60×16)x 2 m.
Totale superficie vetrata = 2400 mq
Volta di copertura = 350 mq
Totale vetrate di ingresso e relative falde di copertura = 250 mq
Plinti pilastri di facciata:
– Carichi massimi alla base trasmessi dalla struttura N = 13.5 t; H = 8.5 t (per un plinto
tipo del pilastro di facciata)
– Peso proprio plinto 0.7×1.5×0.8×2.5 ~ 2.10 t (carico verticale)
Plinti pilastri d’angolo:
– Carichi massimi alla base trasmessi dalla struttura ~ N=12.5t; Hx=8.5 t; Hy=6.0 t (per un
plinto tipo d’angolo alla base degli archi)
– Peso proprio plinto 1.6×2.1×0.8×2.5 ~ 6.72 t (carico verticale)
– Eccentricità in x 25 cm

Per ulteriori informazioni
www.holzbau.com



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