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In città dove gli spazi per la sosta sono sempre di meno, e – quando ci sono – si pagano sempre di più, il parcheggio è l’incubo di tutti gli automobilisti. Ogni Paese affronta questo problema a modo suo, in Italia c’è chi prega Santa Francesca Cabrini, in Irlanda si rivolgono a Sant’Antonio, a Chicago, si guadagna il diritto a occupare il parcheggio davanti a casa se lo si libera dalla neve, mentre a Shangai, le persone più anziane della famiglia tengono il parcheggio riservato standoci letteralmente seduti sopra. Ma la questione dei parcheggi meriterebbe di essere affrontata in maniera più sistematica e all’interno di un quadro più ampio di pianificazione della mobilità urbana. Per molti anni lo si è fatto introducendo parcheggi a pagamento, ma la tariffa del parcheggio è un costo che troppi automobilisti sono disposti a pagare per avere un impatto significativo sulla riduzione del traffico. In America, obbligano a costruire un certo numero di parcheggi ogni nuovo edificio, ma questo sta portando alla cementificazione selvaggia e non limita le macchine sulle strade, anzi le aumenta. Se consideriamo ad esempio che il 30–40% del traffico in città è generato dai veicoli che stanno cercando parcheggio, sarà possibile ridurre una buona parte di questo traffico parassitario (e l’inquinamento che genera) se saremo in grado di indirizzare l’automobilista verso il posto disponibile. La tecnologia è già qui, dobbiamo solo applicarla. A San Francisco e nel quartiere londinese di Westminster – dove è partita la prima sperimentazione europea – lo smart parking sfrutta sensori wireless inseriti sotto l’asfalto che tramite una app sono in grado di comunicare agli automobilisti dove si trovano i parcheggi liberi e guidarli verso di essi. Sempre tramite la app, gli automobilisti possono pagare il parcheggio e – se il loro impegno si è prolungato oltre al previsto – prolungare la sosta da remoto. Oltre a limitare la congestione, inoltre, la soluzione permette di studiare un “borsino” dinamico della sosta, con tariffe ricalcolate periodicamente in base al tasso di riempimento di una determinata zona. Insomma, i vantaggi sono molteplici. Dalla diminuzione dei tempi di parcheggio, passando per la riduzione dell’inquinamento atmosferico generato, arrivando ad un vero e proprio risparmio economico. Per gli automobilisti è infatti più facile pagare, e la tariffa è più corretta perché si pagano i minuti effettivamente utilizzati. Mentre le amministrazioni cittadine, possono eliminare gli inefficienti e costosi parchimetri e dai primi test è emerso che aumentano gli incassi perché effettivamente pagano più persone. Per fare un esempio concreto, SFPark, attivo a San Francisco dal 2011, è costato 20 milioni di dollari, ma ha ridotto il traffico parassitario del 50%, garantendo comunque un tasso di occupazione delle strisce blu tra il 60 e l’80%. Kapsch TrafficCom sta già promuovendo progetti in questa linea negli Stati Uniti, dove nel 2015 ha acquisito Streetline, una delle aziende più innovative al mondo nel campo delle soluzioni di parcheggio intelligente. A New York, l’azienda ha messo sensori in diversi stalli di parcheggio che, attraverso la visione artificiale, rilevano gli spazi liberi e avvisano gli autisti tramite una app mobile. Si stima che grazie a questa tecnologia il traffico cittadino potrà essere ridotto del 20%. Kapsch è già attiva in questo settore anche in Italia. È partita con una sperimentazione all’interno del progetto Torino Living Lab che prevede il testing di un sistema di monitoraggio dello stato di occupazione dei parcheggi per disabili e per il carico-scarico merci ed estenderà pesto le atività a città di 50/60.000 abitanti. Ma se è importante che le auto possano parcheggiare negli spazi autorizzati e senza continuare a girare a vuoto intorno all’isolato, è altrettanto importante che circolino in modo rapido e senza interruzioni da un punto all’altro della città. Per questo motivo, i parcheggi vanno pensati all’interno delle politiche di pianificazione e controllo della mobilità urbana e le soluzioni di smart parking possono e devono essere integrate in altre soluzioni di ITS (Intelligent Transportation System) come i sistemi di pagamento della congestion charge, per il controllo degli accessi a zone a traffico limitato o per la gestione intelligente del traffico. Queste ultime oggi sono diventate molto sofisticate: oltre ad adeguare il traffico in tempo reale in base ai dati forniti dai semafori agli incroci, tramite algoritmi intelligenti sono in grado di prevedere con circa mezz’ora in anticipo quando si verificherà un incidente che potrà generare un ingorgo e attraverso l’ottimizzazione del traffico a eliminare tale evenienza. È stato stimato che, ottimizzando solo il 2% del traffico, si è in grado di eliminare quasi tutto l’ingorgo. Parola d’ordine integrazione. È in questa prospettiva quindi che chi pianifica le politiche di mobilità e parcheggio delle smart cities dovrebbe lavorare. Le numerose città che si apprestano ad adottare soluzione di smart parking dovrebbero concentrarsi su tecnologie che possono essere facilmente integrate negli altri sistemi per la gestione della mobilità cittadina. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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