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La Giunta lombarda ha approvato, come annunciato, il progetto di legge per il rilancio dell’edilizia, una norma straordinaria la cui applicazione durerà 18 mesi e che ha «l’obiettivo primario – ha detto il presidente della Regione, Roberto Formigoni – di permettere una ripresa dell’edilizia, migliorando anche dal punto di vista della qualità estetica e ambientale e del risparmio energetico il nostro patrimonio residenziale e urbanistico». INTESA COL GOVERNO – Il piano, che passerà ora all’esame del Consiglio regionale, «si muove nell’alveo – ha precisato Formigoni – dell’intesa» sul piano casa siglata tra Governo e Regioni il primo aprile scorso e «va incontro alle esigenze delle famiglie di reddito medio o medio basso» perché «serve a coloro che vogliono ampliare fino al 20% la loro abitazione mono o bifamiliare». La legge «prevede anche – ha aggiunto – che si possa abbattere un antico edificio fatiscente per ricostruirlo moderno, bello e tecnologicamente avanzato». Il piano prevede che sia possibile sostituire, con un incremento volumetrico fino al 30%, non solo gli edifici residenziali ma anche quelli industriali e rurali («con le opportune cautele»). Ci sarà inoltre la possibilità per la Regione di «autorizzare la sostituzione di edifici anche nelle aree storiche o di rilievo naturalistico-ambientale, se non compatibili con il contesto». In questi casi si applica però la riduzione di un terzo degli aumenti consentiti. L’ALLARME DEGLI AMBIENTALISTI – La stima è che arrivino «investimenti dal privato per 6-7 miliardi di euro nei prossimi 18-24 mesi, con una ricaduta occupazionale di 20-30 mila posti di lavoro e un risparmio energetico di 44 milioni di euro all’anno». Il governatore lombardo ha chiarito che «le zone di pregio storico e ambientale non potranno essere soggette a interventi». E ha ribadito che «non ci sarà nessuna colata di cemento, nessun nuovo mostro edificato». Le associazioni in difesa dell’ambiente (Fai, Italia Nostra e Wwf) si erano dette «preoccupate» per «i contenuti di questo disegno di legge, che potrebbero rappresentare una forte minaccia per il territorio e per la tutela del paesaggio e dei beni architettonici». LA LEGA: «ABBIAMO MEDIATO» – Sul piano di rilancio dell’edilizia, «la maggioranza è compatta» ha garantito il presidente Formigoni, augurandosi che la legge possa essere «approvata in Consiglio in tempi sufficientemente rapidi» ma «senza strozzarne la discussione». Anche l’assessore regionale al Territorio, Davide Boni (Lega), rispondendo a una domanda sulle polemiche sorte tra Pdl e Lega per il piano, ha parlato di un testo condiviso: «Abbiamo mediato tutte le posizioni che andavano mediate – ha detto – anche se non c’è mai il problema laddove si vanno a fare provvedimenti che servono alla gente». I QUATTRO PUNTI – Quattro i punti cardine del provvedimento che va in deroga alla legge regionale 12 sull’urbanistica: il primo riguarda il recupero e il riutilizzo di volumetrie abbandonate o sottoutilizzate, il secondo un ampliamento fino al 20% del volume complessivo di edifici mono e bifamiliari, il terzo la demolizione e ricostruzione di edifici residenziali e produttivi «con bonus volumetrico sino al 30% del volume presistente, aumentabile del 35% in presenza di adeguate dotazioni di verde» e il quarto la riqualificazione di quartieri di edilizia residenziale pubblica. Un provvedimento che Boni ha sintetizzato in due passaggi: «Il primo – ha precisato – è che si lavora solo sul patrimonio esistente e quindi non verrà costruito nulla di nuovo; il secondo è che gli effetti di tutela e di vincolo oggi presenti in Regione Lombardia rimarranno molto forti, soprattutto nei centri storici e nelle aree naturali e nei parchi». AREE STORICHE E PARCHI – L’assessore ha infatti spiegato che sono escluse dalle disposizioni delle legge «le aree storiche o di rilievo naturalistico-ambientale» e che il piano è inapplicabile per gli edifici abusivi. Per quanto riguarda i parchi è prevista «la riduzione di un terzo degli aumenti consentiti nel caso di ampliamento o di demolizione/ricostruzione, quindi del 13,3% anziché il 20% per l’ampliamento e 20% anziché 30% nel caso di demolizione e ricostruzione». Per questo motivo Boni considera «fuori dalla storia chi ci accusa di costruire nei parchi. Evidentemente – ha aggiunto – non ha letto la norma». Il piano prevede anche il coinvolgimento diretto degli enti locali: «I Comuni – ha concluso Formigoni – hanno la possibilità, entro il 15 settembre, di decidere che una piccola parte del loro territorio non sarà soggetta a questa legge. Questo perché, secondo il principio di sussidiarietà e secondo la differenza dei Comuni di Lombardia, è giusto dare loro questa responsabilità che stiamo perfettamente condividendo». Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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