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Indice degli argomenti Toggle Le dimensioni della sostenibilità: ambientale, sociale ed economicaLa sostenibilità sociale in ediliziaInclusività nei progetti ediliziCo-housing e spazi condivisiBenessere collettivo: l’ambiente costruito che genera saluteFAQ Sostenibilità sociale nell’edilizia: inclusività, accessibilità e benessere collettivoCi sono certificazioni per le città e l’edilizia sostenibile?Che cosa si intende per sostenibilità sociale nell’edilizia?Qual è la differenza tra accessibilità e inclusività negli edifici? La sostenibilità non è solo tutela dell’ambiente ed efficienza energetica. Si tratta di un concetto ben più complesso che tocca le città in diversi modi, tra cui sicuramente anche la dimensione sociale. Infatti, per quanto si parli con molta più frequenza dell’importanza di agire per riqualificare il patrimonio edilizio in ottica di sostenibilità ambientale, non ci si dovrebbe limitare a questa chiave di lettura. Ciò non significa sminuire l’importanza dell’impegno per la riduzione dell’impatto ambientale del comparto edile, ma piuttosto che non ci dovrebbe fermare qui. Le cose da fare sono tante e proprio le città e gli edifici possono fare la differenza anche in ambito sociale. Le dimensioni della sostenibilità: ambientale, sociale ed economica Come anticipato, la sostenibilità unisce all’interno della propria definizione differenti dimensioni, in particolare tre: ambientale, economica e sociale. Tutte e tre sono accomunate da un unico e fondamentale obiettivo, ossia quello di favorire nuovi modelli di sviluppo, in grado di soddisfare a pieno le esigenze di oggi, senza penalizzare le generazioni future. Da un punto di vista ambientale ciò significa ridurre gli impatti e combattere fenomeni quali l’inquinamento o il consumo di risorse. Da un punto di vista economico si tratta di sviluppare nuovi modelli, basati ad esempio sull’economia circolare. La sostenibilità, infatti, non deve essere un ostacolo alla crescita, ma a sua volta motore economico e fonte di slancio per il mercato del lavoro. Infine, la sostenibilità sociale fa riferimento al benessere delle persone e alla qualità della vita, andando oltre il singolo e concentrandosi sulla collettività. La sostenibilità sociale in edilizia Quando si parla di sostenibilità, spesso il pensiero va all’ambiente e al risparmio energetico, ma la sostenibilità sociale rappresenta un pilastro altrettanto fondamentale per costruire città future che siano davvero eque, resilienti e vivibili per tutti. È chiaro, pertanto, che la scala di riferimento sia quella urbana, declinata poi in interventi mirati e specifici sui singoli immobili. In edilizia, la sostenibilità sociale si traduce in progetti che promuovono inclusione, equità, accessibilità e benessere collettivo. È un approccio che considera l’edificio non solo come oggetto architettonico o come un luogo dalla chiara connotazione funzionale, ma anche come uno spazio protetto dedicato alle relazioni, capace di influenzare positivamente le comunità che lo abitano. Si potrebbe far riferimento anche al Goal 11 dell’Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile, che fa proprio riferimento alle città e alle comunità sostenibili. Oggi oltre 3,5 miliardi di persone vivono proprio in città, che però occupano solo il 3% del suolo terrestre. Sono sufficienti questi dati per comprendere quanto sia importante una gestione urbana sostenibile e, soprattutto, attenta anche alle componenti sociali. Tra gli obiettivi dell’Agenda 2030 ci sono l’accesso ad alloggi adeguati, sicuri e convenienti per la popolazione, a trasporti pubblici, a spezi verdi pubblici inclusivi. Inclusività nei progetti edilizi L’inclusività è un ingrediente importante nella progettazione sostenibile sia a livello urbano, che di edificio. Nel caso dell’architettura, quando si parla di inclusività si va oltre il concetto di “non escludere”, in quanto l’obiettivo è quello di progettare spazi che rispondano attivamente ai bisogni delle persone, come parte di una comunità più ampia, composta da soggetti di età, abilità, culture e necessità differenti. Nell’ideazione di nuovi edifici, ma anche spazi o luoghi pubblici, si dovrebbe approcciare il tema con l’intento di individuare una soluzione universale, grazie ad una filosofia che miri a creare ambienti fruibili dal maggior numero di persone, senza necessità di adattamenti successivi. Evitare adattamenti successivi permette anche di abbattere costi che, spesso, subentrano in un momento successivo, a fronte di necessità ormai irrimandabili. Co-housing e spazi condivisi In questo contesto, trovano spazio anche le correnti progettuali concentrate sullo sviluppo di nuovi modelli abitativi, che pensino alle residenze come a dei luoghi fatti non solo di ambienti privati. La dimensione pubblica e di condivisione diventa importante all’interno di modelli quali co-housing, nato in Nord Europa e sempre più diffuso anche in altri paesi. Non si tratta di edilizia popolare o dedicata ai ceti meno abbienti, ma a spazi destinati anche alla socialità e allo scambio. Si trovano diversi esempi virtuosi ed esperienze in grado di dimostrare che un’edilizia inclusiva può contribuire attivamente alla coesione sociale e al benessere dei cittadini, soprattutto in città che, con la loro crescita continua, tendono ad accrescere il senso di solitudine e isolamento. Accessibilità: oltre le barriere architettoniche Oltre all’inclusività, una progettazione socialmente responsabile dovrebbe concentrarsi anche sul tema dell’accessibilità, regolato anche a livello normativo. Tra i principali testi da citare ci sono la Legge 13/1989 e il DM 236/89, che hanno segnato un punto di svolta per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Tuttavia, il concetto di accessibilità ha ormai superato la sola dimensione fisica, abbracciando anche la fruizione sensoriale e cognitiva degli spazi. Un importante aiuto è sopraggiunto anche dall’integrazione di nuove tecnologie digitali, che hanno permesso un approccio agli spazi sempre più umani e inclusivi. La tecnologia, se ben orientata, può diventare uno strumento straordinario per costruire edifici realmente accessibili a tutte e tutti, contribuendo a una società più equa e sensibile alle esigenze di ogni individuo. Benessere collettivo: l’ambiente costruito che genera salute Spazi pubblici di qualità e aree verdi accessibili non rappresentano solo un abbellimento della città, ma rispondono a un bisogno crescente di benessere psico-fisico e socialità. Questi luoghi, ben distribuiti all’interno del tessuto urbano, contribuiscono a migliorare la qualità della vita delle persone, favorendo relazioni e condivisioni, oltre che incentivando buone abitudini, ad esempio connesse alla vita all’aria aperta e all’attività fisica. Le aree verdi sono un tassello importante anche nella progettazione di quartieri e spazi privati o ibridi: cortili condominiali attrezzati, giardini di comunità, orti sociali, aree pedonali alberate sono solo alcuni degli esempi che si possono fare. Tutto ciò è importante in quanto la qualità dello spazio costruito ha un impatto tangibile sulla salute mentale, sulla percezione di sicurezza e sul modo in cui le persone vivono la propria quotidianità. Un ambiente urbano partecipato e inclusivo contribuisce a creare comunità più resilienti, tanto che l’urbanistica e l’edilizia non dovrebbero essere considerate esclusivamente delle discipline tecniche isolate. FAQ Sostenibilità sociale nell’edilizia: inclusività, accessibilità e benessere collettivo Ci sono certificazioni per le città e l’edilizia sostenibile? Esistono alcuni protocolli di certificazione che servono per misurare e attestare i risultati raggiunti da edifici, ma anche quartieri e città, in materia di sostenibilità. Ne sono degli esempi certificazioni come WELL, che si concentra sul benessere delle persone e sulla salubrità degli spazi, e LEED Quartieri, che si basa su standard di sostenibilità a livello urbano. Che cosa si intende per sostenibilità sociale nell’edilizia? La sostenibilità sociale in edilizia riguarda l’insieme delle pratiche progettuali e costruttive volte a garantire inclusione, accessibilità e benessere collettivo. Significa creare spazi che rispondano ai bisogni di tutte le persone, favorendo la coesione sociale, la salute e la qualità della vita urbana. Qual è la differenza tra accessibilità e inclusività negli edifici? L’accessibilità si riferisce alla possibilità delle persone, comprese quelle con disabilità, di entrare, muoversi e utilizzare gli spazi in autonomia e sicurezza. L’inclusività, invece, è un concetto più ampio e riguarda la progettazione di spazi adatti a una società eterogenea, accogliendo le diversità che caratterizzano i contesti sociali urbani. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento