I modelli della ristrutturazione per gli edifici storici

La ristrutturazione degli edifici storici genera una molteplicità di modelli e di filosofie progettuali. Non esiste infatti un unico know-how per la riqualificazione degli immobili storici in Italia, molto dipende dal tessuto urbanistico, dagli aspetti storico-culturali del territorio a cui appartengono e dalla sensibilità dell’architetto. E allora se la conservazione e gli aspetti filologici sono i punti focali di ogni recupero edile che si rispetti (soprattutto quelli a carattere storico), il panorama moderno impone anche valutazioni concrete e scelte orientate alle sfide ambientali ed energetiche da cui non si può più prescindere.  

A cura di:

I modelli della ristrutturazione per gli edifici storici

Gran parte delle iniziative edili che avvengono ogni anno in Italia afferiscono all’ambito delle ristrutturazioni e molte di queste sono dirette ad edifici storici, più o meno pregiati. Una ricerca di qualche anno fa presentata da Sidief in collaborazione con Banca d’Italia al convegno dal titolo “Il valore del bello” evidenzia che un quarto del patrimonio immobiliare italiano, residenziale e non residenziale, è di pregio e vale quasi 1500 miliardi di euro. Nello specifico, gli immobili residenziali antecedenti al 1918 sono oltre 1,8 milioni (il 15% del totale), ovvero circa 1,2 miliardi di mq, il 24,5% del valore totale italiano (1.310 miliardi di euro).

In questo quadro, la sfida che si prospetta al progettista è quella di concepire modelli di ristrutturazione consoni e consapevoli, in grado di adattare gli interni alle esigenze e agli stili di vita attuali, preservare gli elementi originali che lo meritano (operando quindi una selezione), nonché rendere le strutture abitative più efficienti da un punto di vista energetico. 

In quest’ottica acquista particolare significato la sentenza del Tar di Napoli del 6 giugno 2018, N. 3718 che dice:

“La competenza rispetto ad interventi edilizi di interesse storico-artistico deve essere riservata agli architetti, sia per la progettazione che per l’esecuzione, e non può essere affidata agli ingegneri. Per tali opere è fondamentale una specifica preparazione in campo umanistico”.

Una sfida non semplice che, tuttavia, alcune opere e alcune iniziative hanno dimostrato che può essere vinta, basta dare uno sguardo, per esempio, al campionario del progetto Interreg Alpine Space ATLAS, promosso dall’Istituto ISAAC (Istituto di Sostenibilità Applicata allAmbiente Costruito) con alcune istituzioni dell’Unione Europea. Il programma ha mostrato modi per lo sviluppo sostenibile delle strutture storiche dello Spazio Alpino sviluppando una vera e propria guida con strategie di ristrutturazione ottimizzata attente alla sostenibilità, senza dimenticare l’impatto socio-economico e i valori culturali, favorendo l’aumento dell’efficienza energetica del patrimonio edilizio storico.

Tornando più a bassa quota, in un tessuto urbanistico che, nei macro aspetti storico-culturali caratterizza gran parte delle città italiane nel loro sviluppo (centri storici e immediato hinterland), è possibile tracciare, grazie al contributo di alcuni architetti e all’osservazione delle loro opere di ristrutturazione, un utile inventario di soluzioni e strategie, per la riqualificazione degli immobili storici.

Interventi su immobili d’epoca a cura di Studio Magnano & Partners

Le case d’epoca e le dimore storiche sono quelle che appartenevano alle famiglie signorili, sia nelle città che nei centri più piccoli (possiamo far rientrare in questa categoria anche ville di campagna, masserie, cascine e antichi casali in genere).

Il loro stile, i materiali, le dimensioni e le finiture variano da regione a regione e in base ai contesti bioclimatici. Tuttavia hanno caratteristiche che le accomunano e rispetto alle quali possiamo prevedere interventi simili anche in contesti diversi.

Secondo lo Studio Magnano le pareti e il tetto sono i primi elementi da valutare in immobili di questo genere e su cui prevedere un intervento di recupero se necessario. Talvolta le ville storiche hanno pareti con rivestimento in legno che, per natura, è più facilmente usurabile rispetto ad altri materiali. Si può pensare allora di utilizzare un altro materiale in fase di riqualificazione.

Gli impianti (idrico, elettrico, gas e rete fognaria) seppur esistenti e funzionanti necessitano di un ammodernamento, soprattutto per quanto riguarda l’area dei bagni che oggi non sono più ambienti di servizio, ma vere camere di relax, con rivestimenti, arredi e accessori la cui estetica è determinante.

Generalmente hanno stanze con soffitti molto alti e mura molto spesse, che possono essere sfruttate per realizzare soppalchi abitabili dove realizzare camere o camerette, studi o librerie calpestabili, riservati salottini. Molto dipende dall’orientamento e dall’apporto di luce su cui si può contare.

Un’altra variabile molto importante è rappresentata dalla presenza di strutture ed elementi dal valore artistico-culturale, come tramezzi di legno, affreschi alle pareti o pavimenti di pregio: sta alla preparazione e alla sensibilità dell’architetto stabilire se mantenerli nella posizione originale o spostarli.

Appartamento milanese degli anni ‘60 con una nuova funzionalità

Se invece per immobile storico intendiamo una tipologia più recente e anche meno pregiata, come sono, per esempio, alcuni appartamenti dei centri cittadini costruiti dal dopoguerra agli anni ’60 del Novecento, il tipo di intervento cambia. È il caso di questo appartamento in zona Bocconi a Milano con soggiorno molto piccolo e un corridoio troppo grande, tipica struttura degli appartamenti dell’epoca. L’obiettivo è stato quello di sfruttare al meglio i 70 mq a disposizione, ricavando un trilocale con doppi servizi dotato di un’ampia zona giorno con angolo cottura e due camere separate dotate ciascuna di bagno dedicato (di cui uno ensuite) e distanti tra loro per garantire il massimo della privacy agli ospiti.  

“Ho puntato a una ridistribuzione interna che soddisfacesse le esigenze del giorno d’oggi (una volta si usavano ampi corridoi e camere grandi a discapito degli altri locali come cucinotti e piccoli soggiorni) ed essendo configurato per studenti universitari ho collocato le zone notte agli estremi opposti per garantire la giusta privacy”, spiega l’architetto Silvia Lagori

Intervento di riqualificazione di un appartamento in zona Bocconi a Milano firmato da Silvia Lagori

Insieme alla committenza abbiamo optato per un restyling moderno, fresco, arioso, inserendo qualche pezzo vintage di recupero (lo specchio del bagno piccolo, l’armadio riverniciato bianco della camera matrimoniale e la madia). Abbiamo scelto volutamente un’illuminazione poco invasiva come le linee led in appoggio sopra le velette per un effetto luce diffuso e le piccole applique funzionali nella zona giorno, inserendo pezzi più importanti nelle camere: il lampadario a sospensione Pierce di Artemide della camera grande, mentre per la camera con bagno ensuite abbiamo voluto dare un’atmosfera evocativa inserendo nel bagno IC S2 di Flos con struttura in oro satinato scelto per coordinarsi con la cornice dorata dello specchio di recupero, e nella camera Gregg di Foscarini” (https://www.instagram.com/silvialagori.architetto.milano/).

Intervento in un edificio d’autore

Un altro esempio di recupero su un edificio degli anni ’60 è quello operato da Paolo Deganello, all’interno di un condominio progettato dall’architetto Ignazio Gardella (1905 – 1999), autore, tra gli altri, della Facoltà di Architettura di Genova.

L'intervento di recupero di Paolo Deganello in un edificio degli anni '60.
L’area del camino prima dell’intervento di recupero
L'intervento di recupero di Paolo Deganello in un edificio degli anni '60.
L’area dopo l’intervento di recupero

Si tratta di un intervento di “Reduce, Reuse”, come lo definisce Deganello, dove il lavoro edile è stato circoscritto al massimo all’ingresso e nella zona del camino e lasciando, poi, agli elementi non strutturali come gli arredi e la luce, il compito di definire un interior che fosse lo specchio dello stile dei nuovi abitanti. Paolo Deganello è uno dei fondatori del movimento sperimentale Archizoom Associati, nel 1966. 

Recuperi organici a confronto

Casa Va e Casa Made, due modelli quasi opposti di recupero operati dall’architetto Francesco Marrone in Puglia, che restituiscono ambienti rinnovati ma con un sapore e un’atmosfera antichi.

Casa Va è un appartamento dei primi del ‘900 sul mare di Taranto, un attico di 180 mq al terzo piano di una palazzina, ormai compromesso dal tempo dove non restava molto da preservare. L’ingresso è caratterizzato da una boiserie blu notte che contrasta con il pavimento in tek posato a lisca di pesce. Traspira un forte amore per l’artigianato e la passione vera per gli oggetti di design.

La riqualificazione di Casa Va firmata Francesco Marrone
Casa Va

Lo spazio è sfruttato al massimo: il living è molto scenografico, sia internamente (con lo spazio che si allunga per oltre 60 mq e comprende anche la sala da pranzo e la cucina) sia esternamente, con la porta finestra che guarda al Mar Grande.

Al contrario, Casa Made è una residenza privata di 130 mq, anch’essa dei primi del ‘900, in cui c’è stato molto da preservare, a partire dagli affreschi rinvenuti sulle volte del soffitto che sono stati ripuliti. Il pavimento è stato rinnovato con una superficie nera che contrasta con il sapore antico del soffitto (resina nera Kerakoll Design di Lissoni, di colore neutro che dona un aspetto contemporaneo e una forte identità cromatica all’intera abitazione). Si tratta di un intervento dal carattere green, che ha visto l’utilizzo di materiali naturali, come il legno per il pavimento e la CalceCanapa per l’intonaco (con effetto vellutato) che ha proprietà isolanti e trattiene l’anidride carbonica. Inoltre per la climatizzazione si è optato per un riscaldamento a pavimento e un impianto di ventilazione meccanica controllata.  

La riqualificazione di Casa Made firmata Francesco Marrone
Casa Made

“Innanzi tutto quando entriamo in un edificio storico verifichiamo che ci sia ancora qualcosa da preservare, valutiamo il fabbricato”, spiega l’architetto Francesco Marrone. “Individuiamo quindi gli interventi di recupero: pavimentazioni, stucchi decorativi e quant’altro. Se c’è qualcosa da recuperare spingiamo su quello. Come in Casa Made, con gli affreschi e le lesioni, le tracce che il tempo ha lasciato sopra che abbiamo preservato nella propria interezza. Diversamente, come ci sta capitando adesso in un appartamento sopraelevato, non vale la pena di recuperare perché non c’è niente di storico, sebbene questo appartamento sia inserito all’interno di un edificio d’epoca”.

Sistemi a box su misura

Un’idea che può risolvere dinamiche funzionali in ambienti di interesse storico e artistico è quella di realizzare vere e proprie “scatole” su misura (anche free-standing) all’interno di ambienti molto grandi che, in quanto vincolati, non possono essere frazionati. Sono un esempio i sistemi in profilato di alluminio Ri-Vista e Solo di Albed, programmi di montanti verticali metallici, a cui si aggiungono finiture personalizzabili come essenze di legno, laccati o vetri con inserti in tessuto .

Sistemi in profilato di alluminio Ri-Vista di Albed
Sistema in profilato di alluminio Ri-Vista di Albed

Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici

Commenta questo approfondimento