Francis Kéré, Premio Pritzker 2022. L’architettura e le opere del primo architetto africano premiato

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Insignita del Premio Pritzker 2022, l’architettura di Francis Kéré è partecipata, corale, eterna. Unisce tradizione e innovazione, economia e clima, Africa ed Europa, storia e modernità.

Francis Kéré, Premio Pritzker 2022. L’architettura e le opere del primo architetto africano premiato

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Diébédo Francis Kéré è stato insignito del prestigioso Pritzker Prize per l’anno 2022. Dal 1979, anno di fondazione del Premio Pritzker, ad oggi, in oltre 40 anni e altrettanti architetti premiati in tutto il mondo, è la prima volta che il continente africano nella figura di Kéré, ottiene un riconoscimento così ambito, la più alta onorificenza esistente nel campo dell’architettura.

La giuria, guidata dall’architetto cileno Alejandro Aravena (Pritzker Prize 2016) ha premiato Francis Kéré, definendolo “un pioniere dell’architettura – sostenibile per la terra e i suoi abitanti – in terre di estrema scarsità. È allo stesso tempo architetto e servitore, e migliora le vite e le esperienze di innumerevoli cittadini in una regione del mondo a volte dimenticata. Attraverso edifici che dimostrano bellezza, modestia, audacia e invenzione, e con l’integrità della sua architettura e delle sue gesta, Kéré sostiene con grazia la missione di questo Premio“.

La sua è un’architettura partecipata, corale, eterna, che unisce tradizione e innovazione, economia e clima. “Spero di cambiare il paradigma, spingere le persone a sognare e a rischiare. Non è perché sei ricco che dovresti sprecare materiale. Non è perché sei povero che non dovresti cercare di creare qualità”  dice Kéré.

Tutti meritano la qualità, tutti meritano il lusso e tutti meritano il comfort. Siamo interconnessi e le preoccupazioni per il clima, la democrazia e la scarsità sono preoccupazioni per tutti noi”.

L’architettura afro-futurista di Francis Kéré

Lo slogan principale dell’architetto africano, posto in calce sul suo sito, sintetizza così la sua opera: “All’incrocio tra utopia e pragmatismo creiamo un’architettura contemporanea che alimenta l’immaginazione con una visione afro-futurista.”

Per capire meglio questi concetti, è utile approfondire la storia personale di Kéré, che sviluppa la sua formazione tra la terra natìa e l’Europa. Originario dell’Africa centrale, è nato nel 1965 a Gando, un piccolo e povero villaggio di 2.500 abitanti della Burkina Faso. Essendo figlio del capovillaggio ha la fortuna di poter vivere e studiare architettura in Germania, a Berlino.

L’architettura afro-futurista di Francis Kéré

Terminati gli studi, l’attività professionale di Kéré è proseguita a Berlino, dove ha aperto il suo Studio, ma si è concentrata sui bisogni e le necessità del suo popolo. Egli riesce ad unire la formazione europea con la tradizione tecnico- costruttiva del Burkina Faso, con l’obiettivo di “costruire un ponte tra l’Africa e i paesi sviluppati, dove alla fine costruire secondo criteri di sostenibilità risulta essere un elemento in comune“.

La sua prima opera, una scuola primaria a Gando, sua città natale, è un emblematico esempio di architettura bioclimatica africana, risultato di un’accurata progettazione che unisce tradizione e modernità, vernacolo e scienza. Uso di materiali e maestranze locali, economia e clima, ogni progetto è frutto di un dialogo con la comunità locale, in uno scambio continuo di esperienze e competenze.

L’intero corpus di opere di Francis Kéré ci mostra il potere della materialità radicato sul posto. I suoi edifici, per e con le comunità, sono direttamente di quelle comunità – nella loro realizzazione, nei loro materiali, nei loro programmi e nei loro caratteri unici. Sono legati alla terra su cui si poggiano e alle persone che siedono al loro interno. Hanno una presenza discreta e un impatto modellato dalla grazia”. Aggiunge la giuria del Pritzker.

L’architettura afrofuturista di Kéré, fortemente radicata nel contesto ed in linea con la valorizzazione delle risorse locali, si sviluppa attorno a tre tematiche principali:

  • ventilazione naturale,
  • protezione solare,
  • gestione delle risorse idriche

Grazie al sistema a doppio tetto e aperture strategiche in facciata, stimola e agevola la ventilazione naturale. Grazie alle sporgenze del tetto, alle schermature solari ed alla massa termica delle murature, crea zone d’ombra a protezione dai raggi solari e controlla la temperatura degli ambienti. Il controllo dell’acqua piovana, permette di proteggere la costruzione dalle intemperie, ed è usata come regolatore climatico per generare freschezza.

Gando Primary school, 2001

La Gando Primary School è l’opera prima dell’architetto, che presenta già tutti i caratteri dell’architettura di Kéré. Nasce in risposta alla carenza di scuole della popolazione di Gando, per soddisfare il bisogno educativo della provincia di Boulgou, nella parte orientale del Burkina Faso, e ha affrontato due problemi caratteristici di molti edifici scolastici della zona: scarsa illuminazione e ventilazione.

Gando Primary school progetto di Francis Kéré, 2001

Francis Kéré ha risolto questi problemi, entro i parametri fissati da costo, clima, disponibilità di risorse e fattibilità di costruzione. L’argilla è abbondantemente disponibile nella regione e tradizionalmente utilizzata nella costruzione di case, quindi è stato utilizzato un ibrido argilla/cemento per creare mattoni strutturalmente robusti. Oltre ad essere facili da produrre, grazie alla loro massa, forniscono anche protezione termica contro il clima caldo. Il grande tetto a sbalzo, oltre a preservarli dalle dannose piogge, fornisce ombra e copertura dal sole.

Schema ventilazione naturale della scuola a Gando di Francis Kéré
Schema ventilazione naturale della scuola a Gando

In Burkina Faso, i tetti in lamiera grecata sono una diffusa soluzione popolare, sebbene assorbano i raggi solari e surriscaldino l’interno degli edifici. Kéré risolve questo problema allontanando il tetto della scuola dall’edificio, e sollevandolo per mezzo di una struttura metallica a formare un’intercapedine per il passaggio dell’aria. Nel mezzo viene introdotto un soffitto in mattoni accatastati a secco, che consente la massima ventilazione naturale: l’aria fresca viene aspirata dalle finestre interne, mentre l’aria calda viene rilasciata attraverso le perforazioni nel tetto in argilla. Ciò riduce significativamente l’impronta ecologica della scuola alleviando la necessità di aria condizionata.

Il nucleo originario della scuola s’è ampliato nel tempo, con l’aggiunta di una biblioteca e un’estensione dell’edificio per accogliere nuovi studenti. Il successo del progetto è da attribuire allo stretto coinvolgimento della popolazione locale nel processo edilizio. Con il sostegno della sua comunità e i fondi raccolti attraverso la Kéré Foundation e.V., Kéré è stato in grado di realizzare il suo primo edificio.

Centre for Health and Social Welfare, Burkina Faso, 2014

Il Centro per la Salute e la Previdenza Sociale è nato per soddisfare le esigenze mediche della popolazione di Laongo e dintorni. È diviso in tre unità interconnesse: odontoiatria, ginecologia e ostetricia e medicina generale. Questi sono disposti intorno a una serie di cortili ombreggiati che fungono da aree di attesa. I cortili sono progettati con cura per creare un’atmosfera tranquilla e intima in cui i visitatori e le famiglie dei pazienti possono ritirarsi.

Centre for Health and Social Welfare, Burkina Faso, progetto di Francis Kéré

La disposizione dinamica della finestratura si basa su tre punti di osservazione distinti: in piedi, seduto e sdraiato: un medico che attraversa a grandi passi il reparto, un visitatore seduto, un paziente costretto a letto che guarda in lontananza. Ogni finestra sembra essere appesa al muro come una cornice, catturando un aspetto diverso del paesaggio. Ciò consente una forte connessione con l’ambiente circostante riducendo al minimo la radiazione solare diretta. Dall’esterno, le aperture creano un motivo dinamico sull’intonaco ocra delle pareti, conferendo alle facciate il loro carattere distintivo.

Centre for Health and Social Welfare, Burkina Faso, progetto di Francis Kéré

Il centro è costruito con mattoni di argilla di produzione locale e integra altri materiali prontamente disponibili in loco come pietre di laterite per pavimentare i cortili e legno di eucalipto per rivestire le sporgenze del tetto. L’edificio è progettato per un’efficace ventilazione naturale: l’aria fresca entra attraverso aperture a basso livello nelle pareti esterne, scorre attraverso gli spazi ed esce attraverso i cortili.

Clinica chirurgica e centro sanitario di Léo, Burkina Faso, 2014

La clinica chirurgica e il centro sanitario di Léo è stato costruito per alleviare la pressione sull’ospedale distrettuale esistente e soddisfare le esigenze mediche della popolazione locale. Il centro è dotato di strutture chirurgiche, un reparto di degenza ed uno di maternità.

Clinica chirurgica e centro sanitario di Léo, Burkina Faso, progetto di Francis Kéré

Il progetto vuole creare un’atmosfera inclusiva e alternativa alla rigidità che spesso caratterizza l’architettura delle istituzioni sanitarie. La struttura è composta da 10 unità modulari disposte liberamente per creare una varietà di spazi interstiziali riparati che sembrano sia dinamici che accoglienti. Il sistema modulare riduce anche i costi e velocizza il processo di costruzione.

Le unità sono protette da grandi coperture sovrapposte che proteggono le pareti in argilla cruda durante la stagione delle piogge e le riparano dal caldo sole diurno. I tetti sono progettati per un’efficiente raccolta dell’acqua piovana In una regione in cui piove solo per tre mesi all’anno, la raccolta e la gestione dell’acqua sono estremamente importanti per la salute e il benessere della comunità locale, nonché per l’ambiente. È stato introdotto un sistema di raccolta e filtrazione delle acque piovane e grigie per irrigare le piante e gli alberi circostanti. L’ossigeno viene aggiunto per trattare le acque grigie utilizzando l’energia solare raccolta dai pannelli in loco.

Lycée Schorge, 2016

Situata nella terza città più popolosa del Burkina Faso, il Lycée Schorge Secondary School stabilisce un nuovo standard per l’eccellenza educativa nella regione: materiali da costruzione locali applicati a un design iconico e innovativo.

Lycée Schorge Secondary School, progetto di Francis Kéré

La scuola è composta da nove moduli disposti a raggiera attorno a un cortile, proteggendo lo spazio centrale da vento e polvere. Una serie di gradini crea un anfiteatro vagamente definito, che ospita incontri informali, assemblee e celebrazioni per la scuola e la comunità in generale.

Le pareti di ogni modulo sono costruite con pietra di laterite di provenienza locale, che conferisce loro il loro sorprendente colore rosso intenso. Quando viene estratta per la prima volta dalla terra, la laterite può essere facilmente tagliata e modellata in mattoni, che vengono poi lasciati indurire al sole. Il materiale fornisce un’ottima fonte di massa termica, assorbendo il forte calore diurno e irradiandolo di notte.

Una facciata secondaria in legno di eucalipto locale avvolge le aule come un tessuto trasparente e crea una varietà di spazi intermedi ombreggiati tra se stessa e le aule dove gli studenti possono riunirsi in modo informale in attesa delle lezioni. In questi spazi, gli elementi organici verticali producono uno straordinario gioco di luci.

I soffitti delle aule realizzati con volte in cartongesso forato– diffondono la luce solare indiretta al fine di migliorare la qualità della luce evitando il calore altrimenti causato dall’irraggiamento diretto. Le torri eoliche situate sul retro di ogni aula consentono la fuoriuscita dell’aria calda, contribuendo così ad abbassare ulteriormente la temperatura interna. Le forme scultoree di queste torri si stagliano sopra il corpo principale dell’edificio, creando un punto di riferimento nell’ambiente circostante.

Startup Lions Campus, 2021

Lo Startup Lions Campus è un campus per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC), situato sulle rive del lago Turkana, in Kenya. Il progetto risponde alla sfida pressante della disoccupazione giovanile affrontata nella regione offrendo formazione di alto livello e accesso a opportunità di lavoro internazionali, consentendo ai giovani imprenditori di crescere professionalmente senza dover lasciare il proprio luogo di origine. Il campus fornirà 100 nuove postazioni di lavoro ed è il primo passo di un’ambiziosa visione di diffusione delle reti ICT in aree remote.

Startup Lions Campus, 2021, progetto di Francis Kéré

 

Il progetto celebra la morfologia unica e la bellezza naturale del suo sito. È costruito su due livelli che seguono il pendio naturale e presenta maestose terrazze sul tetto che offrono ampie vedute sul Lago Turkana.

L’edificio prende ispirazione dagli imponenti tumuli costruiti dalle colonie di termiti nella regione. Le alte torri di ventilazione creano un effetto camino per raffreddare naturalmente gli spazi di lavoro principali estraendo l’aria calda verso l’alto, mentre l’aria fresca viene introdotta attraverso aperture dal basso appositamente progettate.

Startup Lions Campus, 2021, progetto di Francis Kéré

Il campus è costruito con pietra di cava di provenienza locale con finitura in gesso. Nella scelta dei materiali e delle tecniche costruttive da utilizzare, sono stati soppesati i fattori di sostenibilità ecologica, costo e disponibilità per arrivare al miglior compromesso.

Benin National Assembly (in costruzione)

Dopo aver superato l’attuale edificio, che risale all’era coloniale del suo passato, il parlamento della Repubblica del Benin ha affidato a Francis Kéré la progettazione di una nuova assemblea nazionale che incarni i valori della democrazia e l’identità culturale dei suoi cittadini.

Benin National Assembly, progetto di Francis Kéré

Il progetto prende ispirazione dal Palaver Tree, in sintonia con l’antica tradizione dell’Africa occidentale di incontrarsi sotto un albero per prendere decisioni consensuali nell’interesse di una comunità. L’albero del Palaver è un simbolo senza tempo, testimone delle generazioni precedenti e ispiratore del rispetto per le maestose forze della natura.

Dalla base della costruzione, che ospita al piano terra l’aula magna, rialzata su un podio, come radici capovolte, dipartono una serie di pilastri in legno a raggiera che curvano verso l’alto a divenire travi di sostegno dei piani superiori. L’effetto della dinamica struttura è spettacolare. La corona è costituita da uffici e funzioni ausiliarie, arretrate rispetto alla profonda facciata, schermata con una trama lignea che filtra la poderosa luce solare Il tronco è cavo: un cortile centrale che consente la ventilazione naturale e la penetrazione della luce indiretta degli spazi di circolazione. Una scala a chiocciola al centro collega l’aula magna al piano terra con gli uffici sovrastanti. All’ultimo piano, una terrazza sul tetto offre ampie vedute sulla città e sulla laguna in lontananza.

Serpentine Pavillon, 2017

Dal 2000, le Serpentine Galleries commissionano annualmente a uno studio di architettura internazionale la progettazione del Serpentine Pavilion a Londra, nei Kensington Gardens. Nel 2017 è stato selezionato Francis Kéré.

Prendendo ispirazione dal grande albero nella sua città natale di Gando, luogo privilegiato d’incontro e socialità dei membri della comunità, l’opera di Kéré si basa sulla creazione di questo senso di comunità e la connessione con la natura.

Serpentine Pavillon, 2017, progetto di Francis Kéré

Una grande tettoia sporgente in acciaio e una pelle trasparente copre l’intera impronta del Serpentine Pavilion di Kéré, consentendo alla luce solare di entrare nello spazio proteggendolo anche dalla pioggia.

Elementi ombreggianti in legno rivestono la parte inferiore del tetto, creando un effetto di ombra dinamico che cambia con il movimento del sole e delle nuvole.

La parete attrezzata è costituita da blocchi di legno prefabbricati assemblati in moduli triangolari con leggere aperture, che conferiscono leggerezza e trasparenza all’involucro edilizio. Le pareti curve sono divise in quattro frammenti, consentendo quattro punti di accesso unici al Serpentine Pavilion di Kéré.

Completamente separati dalla copertura, questi elementi consentono la libera circolazione sia dell’aria che dei visitatori.

Al centro del padiglione c’è una grande apertura che lo collega al cielo. Quando piove, il tetto diventa un imbuto che convoglia l’acqua nel cuore della struttura. La pioggia raccolta ha un valore simbolico, evidenziando l’acqua come risorsa fondamentale per la sopravvivenza e la prosperità umana.

Di sera, il baldacchino diventa una fonte di luce. Le perforazioni delle pareti lasciano intravedere il movimento all’interno e all’esterno del padiglione. In questo modo, il Serpentine Pavilion di Kéré diventa un faro di luce, un simbolo di narrazione e unione.

Dopo un lungo soggiorno a Londra da giugno a novembre 2017, il Serpentine Pavilion di Kéré è stato venduto alla Ilham Gallery di Kuala Lumpur, in Malesia.

Sarbalé Ke, 2019

Sarbalé Ke, la “House of Celebration” in lingua bissa del Burkina Faso, è un’installazione realizzata per il Coachella Music and Arts Festival 2019. Ispirato al baobab, albero sacro dell’Africa, Sarbalé Ke esplora il suo mondo interiore. Man mano che l’albero cresce, le sue cavità interne e i lucernari si sviluppano in tutto il tronco centrale. Nell’Africa occidentale, è considerato un riferimento della comunità e venerato per i suoi usi medicinali e nutrizionali.

Sarbalé Ke, 2019, progetto di Francis Kéré

L’installazione presenta 12 torri, a dimensione variabile, che riflettono il materiale, la trama e la disposizione spaziale dell’architettura di Gando, la città natale dell’architetto africano. I tre baobab più alti costituiscono il centro dell’installazione e il più grande spazio di aggregazione del complesso. Da qui, i visitatori possono fluire attraverso i tronchi da tutte le direzioni. Gli interni pieni di luce, naturalmente ventilati e ombreggiati evocano la meraviglia della luce del giorno nel cuore di un baobab e rispondono al bisogno di ombreggiamento del luogo.

Le tre torri centrali adiacenti sono circondate da un’altra serie di tre, che ruotano in senso orario dal centro dell’installazione. All’esterno, un gruppo di sei torri più piccole fornisce spazi di incontro più intimi. Durante il giorno, la struttura radiale consente ai raggi di luce di filtrare ovunque. Quando il sole tramonta, le torri vengono illuminate dall’interno e, come delle grandi torce, illuminano il terreno del festival per tutta la notte.

I materiali per le torri del baobab sono stati scelti tenendo conto della economia e della disponibilità locale. L’acciaio è il principale elemento strutturale. I pannelli triangolari di legno che rivestono la struttura metallica  sono colorati in blu opaco, arancio, rosso e rosa: mentre il sole colpisce le superfici, la costruzione assume le tonalità delle albe e dei tramonti, nonché della vicina catena montuosa.

Dopo il festival, Sarbalé Ke è stato spostato nella sua sede permanente nella East Coachella Valley, dove funge da padiglione pubblico.

Xylem Pavillion, 2019

Xylem Pavilion è il padiglione per il Tippet Rise Art Centre, progettato da Kéré come un rifugio tranquillo e protettivo, un luogo immerso nella natura in cui i visitatori possono riunirsi per conversare o sedersi e contemplare in solitudine. Chiamato così per evocare gli strati interni vitali della struttura vivente di un albero (lo xilema è il tessuto vegetale delle piante vascolari, dedicato al passaggio della linfa dalle radici alle foglie), Xylem è un trionfo di tronchi di legno allo stato grezzo, appena sbozzati, che sembrano cadere all’alto, a cascata.

Xylem Pavillion, 2019, progetto di Francis Kéré

Il padiglione invita i visitatori nel cuore degli alberi. Il legno utilizzato proviene dalla pineta locale, gestita in maniera sostenibile. I tronchi della pensilina sono raggruppati in fasci circolari all’interno di una struttura modulare esagonale in acciaio resistente agli agenti atmosferici, sorretta da sette colonne in acciaio. La superficie superiore del baldacchino è scolpita sinuosamente per fondersi con le colline circostanti. Allo stesso tempo massiccio ma leggero, il tetto si ispira alla tuguna, lo spazio sacro di raccolta di molte piccole comunità burkinabè, un riparo basso in legno e paglia che offre protezione dal sole pur consentendo la ventilazione naturale.

Nel padiglione, la luce del sole filtra attraverso i tronchi verticali, creando un morbido gioco di luci e ombre sulle sedute curvilinee e sulla piattaforma circolare in cemento lucidato sottostante. La complessità spaziale degli elementi di seduta in legno intagliato incoraggia i visitatori a esplorare diversi punti di vista del paesaggio circostante.

Xylem crea un collegamento tra il Montana negli Stati Uniti e il Burkina Faso, poiché è stato costruito in parallelo con la Naaba Belem Goumma Secondary School di Gando.

Per approfondire:

Foto di Kinan Deeb, Erik-Jan-Owerkerk, Simeon Duchoud, Iwan Baan

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